Si è svolta oggi l’ultima udienza del processo che vede coinvolto il 47enne recanatese Omar Pintucci, il quale il 30 luglio scorso ha gravemente ferito con 5 coltellate il 22enne A.E.A, italiano di origini marocchine, costituitosi parte civile con l’Avv. Damiano Corsalini.

Stamane il Giudice del Tribunale di Macerata ha condannato l’imputato, difeso dall’Avv. Donato Attanasio, per il reato di tentato omicidio, aggravato dai futili motivi e dall’odio razziale, alla pena di anni 8 e mesi 8 di reclusione, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ed al pagamento di una provvisionale in favore del giovane ragazzo di € 40.000,00, rimettendo al Giudice Civile per il residuo risarcimento; il Pubblico Ministero aveva chiesto la condanna del Pintucci alla pena di anni 8 e mesi 6 di reclusione.

Pintucci, che ancora oggi è rinchiuso nel carcere di Montacuto di Ancona, come sostenuto dalla Pubblica Accusa e dall’Avv. Corsalini aveva agito perché si sentiva infastidito dal vociferare di alcuni ragazzi che si trovavano in piazza. L’uomo, armato di coltello, aveva aggredito il 22enne A.E.A. in vicolo Alemanni, nei pressi della piazza di Recanati, accoltellandolo in più parti del corpo ed anche nell’emitorace sinistro, in prossimità del cuore, nella schiena e sull’avambraccio.

Il Pintucci fu bloccato nella sua furia omicida e disarmato grazie al coraggioso intervento di due persone, il barista del “Mirò” (che oggi stesso verrà proclamato dal Comune di Recanati cittadino benemerito per quei fatti) e un cliente del bar, un giovane nigeriano. Per la vittima fu necessario il ricovero all’ospedale di Torrette, in prognosi riservata, dove fu sottoposto ad un delicato intervento chirurgico.

L’Avv. Corsalini, sentito telefonicamente, dice di ritenersi naturalmente molto soddisfatto dell’esito del giudizio. Nulla potrà compensare il grave danno subito dal suo giovane assistito, tuttavia, la sentenza ha reso doverosa giustizia di un accadimento particolarmente grave ed efferato.

 

 

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9 commenti

    • Insomma conviene massacrare il marito a bastonate, metterlo in un sacchetto e buttarlo in un sacchetto….
      Te!!!

  1. Così potrebbe andare anche lui in vacanza per qualche anno alla Croce Bianca a San Severino Marche come il gentiluomo maceratese……

    • Anche Rudy Guede docet, lui la galera l’ha fatta. Lui era nero e italiano…
      Quanto alla moglie gettata nel cassonetto è avvenuto a Macerata nel 2006, e l’autore del gesto dopo essere stato visitato prontamente in carcere dal sindaco dem di Macerata, fu trasferito alla comunità Croce Bianca di San Severino Marche con assistenza psichiatrica a spese dello stato. Di un marito messo in un sacchetto dopo essere stato massacrato di botte non ho notizia, qualcuno può colmare la lacuna?

    • Non commento la sentenza, mi permetto solo di fare qualche paragone con reati che hanno qualche somiglianza con questo. E aggiungo che mi sono trovata qualche volta a passare di notte in estate nei pressi dell’ex Cinema Nuovo e ho avuto paura, c’erano schiamazzi per nulla rassicuranti.

  2. Ci sarebbe pure da capire come mai il gentiluomo maceratese (che si era recato a casa della moglie da cui era già separato, l’aveva massacrata di botte, semistrozzata con il cavo del telefono, insacchettata, messa in auto e scaricata in un cassonetto periferico e poi si era regolarmente recato in ufficio) abbia fatto non più di una settimana di galera e poi abbia soggiornato presso la Croce Bianca di San Severino Marche accolto a braccia aperte da don Igino Ciabattoni che ammoniva la di lui moglie sui doveri coniugali del perdono e della accoglienza allo sposo che aveva mostrato di amarla come nessun altro avrebbe mai più potuto amarla. Il signor Pintucci ha avuto un simile percorso giudiziario?

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