A seguito di quanto si legge sulla stampa locale, purtroppo in conseguenza della tragica morte delle sorelle Stortini, l’Amministrazione Comunale ritiene utile fare chiarezza sul lavoro che svolgono i Servizi sociali, in stretta collaborazione con una fitta rete di professionisti, operatori e volontari presenti ai vari livelli del nostro territorio.

Quotidianamente il Servizio Sociale del Comune si occupa di una vasta parte della popolazione locale che per varie ragioni si trova in situazioni di fragilità: minori, famiglie, adulti, donne, anziani, persone provenienti da Paesi extra europei che sfuggono da guerre, persecuzioni e povertà. Sono molti i luoghi e le forme e in cui si svolge il servizio e nessuna definizione può rendere giustizia agli infiniti modi in cui si incrocia la vita delle persone ogni giorno.

Quotidianamente il Servizio Sociale Professionale dell’Ente Locale è chiamato a confrontarsi con tali esigenze, interfacciandosi e collaborando con la rete di professionisti afferenti al campo sanitario ed istituzionale, quali Pediatra e Medico di Medicina Generale, Consultorio Familiare, UMEE (Unità Multidisciplinare per l’Età Evolutiva) e Centri Specializzati accreditati, UMEA (Unità Multidisciplinare per l’Età Adulta), Scuole di ogni ordine e grado, Centro di Salute Mentale, Servizio per le Dipendenze Patologiche, Centro per l’Impiego, Prefetture e Servizi per l’immigrazione, Ufficio di Servizi Sociali per Minorenni che compiono reati e Ufficio Esecuzione Penale Esterna per adulti sottoposti a misure cautelari  e/o a lavori di pubblica utilità, Centri Anti Violenza, Distretto Sanitario, Ospedali, strutture diurne e residenziali, di lungo degenza, riabilitative e definitive. A questi va aggiunta la collaborazione con le Forze dell’Ordine, quali Polizia Municipale, Carabinieri e Polizia di Stato,  le Procure della Repubblica, in fase di indagine e/o segnalazione e lo svolgimento di compiti sociali richiesti dalle Autorità Giudiziarie nei dispositivi che vengono emessi, Ambito Territoriale Sociale. Inoltre è sistematico e strutturale l’apporto della collaborazione, diffusa capillarmente e giornalmente presente, con le Parrocchie, le diverse Associazioni di volontariato, la Protezione civile, la cittadinanza attiva e con molte altre persone che silenziosamente, umilmente ma fattivamente sono al fianco della parte più fragile della comunità.

Quale che sia il percorso di supporto, l’obiettivo del lavoro dell’assistente sociale non è e non può essere in alcun modo sostituirsi o prendere decisioni per altri, bensì quello di potenziare le capacità della persona affinché si autodetermini e torni a essere o diventi in grado di  conquistare consapevolezza di sé, controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale, ponendo l’attenzione sui propri punti di forza e facendo leva su di essi per poter superare le sfide che la vita pone.

Il Codice Deontologico dell’Assistente Sociale all’art 26 sancisce che “l’assistente sociale riconosce la persona come soggetto capace di autodeterminarsi e di agire attivamente; impegna la propria competenza per instaurare una relazione di fiducia e per promuovere le potenzialità, l’autonomia e il diritto della persona ad assumere le proprie scelte e decisioni, nel rispetto dei diritti e degli interessi legittimi degli altri” e all’art. 27 “riconosce che la capacità di autodeterminarsi della persona può essere ridotta a causa di condizioni individuali, socio-culturali, ambientali o giuridiche. In queste situazioni, promuove le condizioni per raggiungere il miglior grado di autodeterminazione possibile e, quando ciò non sia realizzabile, si adopera per l’adeguata segnalazione all’Autorità Giudiziaria, affinché siano attivati gli opportuni interventi di protezione e di tutela”. Ciò significa che solo nel caso in cui il Servizio Sociale Professionale dell’Ente Locale venga a conoscenza di un potenziale rischio di pregiudizio e/o una situazione di vulnerabilità e fragilità socio-sanitaria si attiva per riportare la situazione all’Autorità competente, perché questa possa decidere se l’intervento proposto è opportuno ed eventualmente attuare le misure di protezione, di concerto con tutta la rete dei servizi.

Le modalità di accesso alla valutazione ed eventuale presa in carico delle assistenti sociali sono per questi motivi le seguenti: accesso spontaneo della persona o dei familiari richiedenti sostegno, supporto e/o aiuto con richieste esplicite ed implicite, mandato dell’Autorità Giudiziaria competente che dispone affidi e prese in carico e, infine, attivazione a seguito di segnalazione di una situazione di potenziale rischio e/o svantaggio, che necessita di valutazione e collaborazione con la rete dei servizi socio-sanitari.  Sono poi prese in considerazione le segnalazioni che arrivano in modo serio e ufficiale da cittadini e cittadine, in base alle quali, con tutta la delicatezza e il rispetto per le persone che vanno sempre garantiti, vengono attivati i contatti necessari ad analizzare e approfondire le situazioni, al fine di tutelare chi si trova in difficoltà senza violarne i diritti alla privacy e all’autodeterminazione. L’Ufficio è sempre a disposizione e disponibile per una fattiva collaborazione costruttiva in tal senso.

Censimenti e mappature dei bisogni del territorio, sebbene non siano codificati in un documento, non solo per la complessità delle diverse situazioni, ma anche per la loro stessa costante mutevolezza, sono tuttavia di norma ben presenti a chi lavora in questo tipo di servizi. In ogni caso sarebbero mai sufficienti a fare emergere tutti i problemi, in quanto le persone cercano fortemente di proteggere la loro privacy e le loro fragilità, spesso per mancanza di reale consapevolezza, per mancanza di fiducia verso le istituzioni o anche per vergogna. Il lavoro di diffusione di una corretta informazione, con il fine di abbattere barriere di carattere del tutto culturale, sono utili strumenti per superare almeno alcuni di questi ostacoli e agevolare l’emersione dei fenomeni quando ancora è possibile intervenire.

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9 commenti

  1. Perché sono appaltati a cooperativa esterna invece di essere gestiti in prima persona dall’amministrazione comunale?

  2. Invece di tutte le sciocchezze, dai regali sospesi alle filastrocche o letterine, come è possibile che da voi o dalla Consulta non sia venuta una parola o una proposta sulla vicenda delle Stortini? Chiedete al segretario della Consulta, che se non mi sbaglio è rappresentante del Moica, del progetto portato avanti nel passato proprio da questa associazione per conto del Comune del telefono amico: almeno una telefonata ogni tot giorni agli anziani soli individuati dai servizi sociali. Nei confronti delle Stortini era dovere del Comune andare a bussare almeno una volta al mese alla loro porta: magari loro vi mandavano a quel paese ma voi facevate il vostro dovere di controllare

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