lettera aperta al direttore di Radio Erre di Gioacchino Di Martino

Caro Direttore permettimi di condividere con te alcune mie personali riflessioni su quanto avviene, ormai quasi per prassi, nelle adunanze del nostro Consiglio comunale. Premesso che lo Statuto definisce il Consiglio “organo elettivo di indirizzo e di controllo dell’Ente” definendo altresì i Consiglieri comunali rappresentanti dell’intera comunità locale che esercitano il mandato nell’esclusivo interesse di essa, mi chiedo se il significato intrinseco di quanto racchiudono queste parole venga recepito trasmigrando poi in comportamenti conseguenti.

Ho avuto più volte modo, anche da queste pagine, di esprimere il mio dissenso sulla conduzione dei lavori del Consiglio che, fatta salva la parte formale la cui inosservanza sarebbe del resto immediatamente censurata dalla Segretaria comunale, trasmette una costante immagine di rassegnata sopportazione per la presenza delle minoranze. Minoranze che, pur ognuna nella propria diversità ma interpretando, credo correttamente, quanto indicato dalla Statuto comunale, cerca di svolgere il ruolo assegnatole dal risultato elettorale che è sempre bene ricordarlo in termini percentuali è stato del 64,78 per cento per loro e del 35, 22 per cento per la coalizione vincente. In termini di voti espressi 3614 per le minoranze contro 1965 per la maggioranza. Numeri che certo non raffigurano quel consenso plebiscitario che si cerca di trasmettere e non giustificano altresì quel sorrisetto sardonico eternamente stampato sul volto di un autorevole esponente della nomenclatura cittadina, quando parla un componente della minoranza, o piuttosto la saccenteria che sprizza in ogni intervento di un qualche assessore.

Numeri che certificano l’azzardo che si commette non considerando ciò che la minoranza esprime in termini reali nel corpo sociale cittadino piuttosto che i cinque seggi che occupano in Consiglio a fronte dei dodici della maggioranza. Azzardo che si tramuta in arroccamento sulle proprie posizioni dimentichi che la democrazia reale si nutre del confronto tra le parti. E certo non può essere definito un reale confronto un dibattito che si conclude con l’invito del sindaco a votare. Perché votare è il verbo che guida, a mò di cometa, il cammino di questa Giunta. Proclamare il risultato che evidenzia la superiorità numerica è quell’additivo che riesce a rinvigorire qualunque motore asfittico.

E di asfissia si potrebbe parlare quando la Giunta, per rispetto di quella democrazia formale, si confronta su progetti con la cittadinanza. Allora sembra che il famoso 12 a 5 vigente in Consiglio comunale ceda il passo al 64,78 a 35,22 o per meglio dire al 3614 a 1965. E allora ecco che subentra immediatamente quella democrazia autoritaria che boccia in Consiglio la proposta di indire un Consiglio comunale aperto per discutere di quell’Araba Fenicia che risponde al nome di: PROGETTO BICIPLAN e che tanto inviso sembra essere alla cittadinanza. Quindi no alla discussione pubblica su un progetto che potrebbe rivoluzionare la vita di tutti i cittadini ma sì a discutere di una proposta la cui finalità è da tutti condivisa ma che certamente assume una natura demagogica dicendo no alla guerra in Medio Oriente.

Ecco, caro Direttore, credo che quanto scritto fotografi correttamente la realtà dei quotidiani accadimenti e che certamente meriterebbero riflessioni ben più profonde delle mie.

Cordialmente. Gioacchino Di Martino

Porto Recanati, 14 marzo 2024

 

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1 commento

  1. Niente ragazzi, si può sparlare, offendere e soprattutto non aver capito il contenuto dell’intervista ma, senza nulla togliere ad altri, Grufi ha sempre quel valore aggiunto.

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