Ahi! La burocrazia, che brutta bestia, specie per una nonnina di 87 anni con una grinta invidiabile. La recanatese Palmina Fiorentini ci racconta incredula per come vanno le cose, il suo incontro con la burocrazia, per niente piacevole. A dicembre è andata alle poste a pagare la rata della Tari, ma, per un banale errore, ha versato al Comune trenta euro in più.

Pensava di poter risolvere subito la storia e di riavere indietro quei soldi, ma, purtroppo, si è imbattuta nella burocrazia: per avere il rimborso doveva recarsi in Comune e fare domanda: una prassi del tutto normale per chiunque, ormai abituato ai tempi lunghi e alle scartoffie da firmare, per lei, che si è rifiutata di aprire un conto corrente preferendo andare a riscuote la piccola pensione di persona all’ufficio postale, del tutto incomprensibile che non si possa rimediare a quel banale errore in seduta stante.

Sta di fatto che sale le scale del palazzo comunale e si rivolge all’ufficio tributi che, ligio alla prassi, prima le propone di scalare la somma sul prossimo importo da pagare (“a me, che vivo di pensione, quei soldi servono e li rivoglio indietro subito” ha risposto Palmina) e poi le fa firmare tutte le carte necessarie per avere il rimborso, quindi la invita a scendere al piano di sotto per portare la sua richiesta all’Ufficio protocollo. Ripetiamo: una prassi del tutto normale, ma poco comprensibile per l’anziana donna che, comunque, si adegua, porta le carte all’ufficio protocollo e aspetta.

Passano i giorni, ma di quel rimborso non c’è traccia: secondo lei il tempo trascorso è tantissimo, per l’ufficio questi due mesi o poco più sono i tempi minimi necessari per verificare l’effettivo pagamento in più, predisporre gli atti, farli firmare a chi di dovere, redigere il mandato di pagamento, inviarlo alla banca e finalmente restituire le 30 euro all’anziana donna.

Palmina ci confessa che l’ha agitata più questa storia che il tentativo di truffa ai suoi danni che è riuscita sventare nell’ottobre scorso. Allora aveva ricevuto la classica telefonata allarmistica di uno sconosciuto, che si era fatto passare per il maresciallo dei carabinieri di Recanati, con la richiesta di soldi se voleva togliere dai guai la figlia colpevole di aver investito un pedone. Quella volta ha avuto la prontezza di spirito di dire al malfattore che nella sua voce non riconosceva né quella del comandante Mascia né quella del luogotenente Pardi per convincerlo a desistere.

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3 commenti

  1. Cosa vergognosa a dir di più vomitevole mettere per protagonisti anziani per raccontare storie inventate.
    La tari si paga con dei bollettini in tre rate già precompilati o con bolettino unico!
    La signora ci può spiegarecome ha fatto a pagar di più?
    Poi mettere la faccia per passare da ignorante è un’altra cosa!
    Saluti!

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