Questo mio intervento vuol essere uno stimolo alla lotta contro il qualunquismo, l’indifferenza e l’omertà e spero possa servire ad altri, magari più sprovveduti e meno battaglieri di me”. È un grido di rabbia e di dolore quello della mamma del giovane 38enne che l’altro giorno ha tentato per la seconda volta di porre fine alla sua vita gettandosi nel vuoto da una finestra al 4° piano del condominio dove abita con i genitori in via Angelita a Recanati, Un gesto, per lui, non nuovo: nel 2019 era caduto dal balcone di Palazzo Venieri.  Da allora sono trascorsi quattro anni, in gran parte fra ospedali e riabilitazione, grazie ai quali è riuscito a rimettersi in piedi seppur con gravi conseguenze fisiche, dalla vista alla deambulazione. Quello che non è riuscito a recuperare è il piacere della vita. “Mio figlio – spiega la madre – è affetto da una patologia neurologica, genetica e priva di farmaci specifici, con risvolti psichiatrici di tipo ossessivo-compulsivo. Dopo il Liceo Classico ha iniziato l’università, ma per carenza di concentrazione ha dovuto smettere”.

Nel 2009 il ragazzo è stato inserito dal Comune di Recanati, con una borsa-lavoro, nella raccolta differenziata dei rifiuti urbani nel centro cittadino: l’occupazione perfetta per lui perché gli garantiva la giusta socialità, l’impegno lavorativo e una grande soddisfazione personale. “Si era inserito anche in un gruppo teatrale amatoriale – ricorda la madre – e finalmente ho visto mio figlio sorridere”.

Il sogno, però svanisce perché qualche anno dopo, nel trasferimento del servizio da un Ente all’altro, il nome del ragazzo nella lista degli assunti sparisce. “Mi dicono che si era trattato di un errore e che ormai era troppo tardi”. Esplode la rabbia della madre: “perché mio figlio non era in quella lista? Personalmente non ho ricevuto nessuna comunicazione né scritta né verbale da nessuno. Si parla tanto, e giustamente, del dopo di noi, ma anche quando ci sono i genitori questi ragazzi hanno bisogno di avere le istituzioni vicine”. È qui che scatta la delusione del ragazzo a cui viene prospettato un impiego diverso che non gli garantisce la stessa socialità e soddisfazione. Gli promettono che, tempo 15 giorni, sarebbe ritornato a svolgere il vecchio lavoro. Invece passano due anni e di lui sembra che si siano tutti dimenticati, lamenta la madre.  “Una dimenticanza avvertita da mio figlio che peggiora giorno dopo giorno, fino ad arrivare al gesto estremo del 29 marzo 2019”.

Poi la lunga riabilitazione (“mio figlio è stato operato più volte sempre supportato solo da me e mio marito senza ricevere aiuti da nessuno“) durante la quale prova ancora a credere in un futuro e a sperare che, una volta tornato a casa, tutto possa ritornare come prima. Ma così non è: per lui non ci sono amici né attività lavorative, non ci sono telefonate, non c’è neanche un servizio medico psichiatrico che lo prenda in carico.

“Sono una madre di 68 anni logorata dalla vita, dall’impotenza, dalla meschinità con cui mi sono trovata a combattere, che devo fare? Che ne sarà di lui? Che il suo dramma serva almeno di sprone a fare di più da parte delle Istituzione, ma non solo, da parte di tutta la comunità che si deve far carico di questi suoi figli fragili. Una situazione che mi ha fatto soffrire è proprio l’indifferenza e il silenzio della gente. Rendo partecipi tutti che lui è vivo, ma mi chiedo: che ne sarà di lui? Che significato avrà per lui sopravvivere dopo una caduta prima da 12 metri e poi, dopo quasi 5 anni, da 11? lo so che lui, per fortuna, è molto forte, ma la sua storia deve essere d’esempio e deve far RIFLETTERE”!

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17 commenti

  1. purtroppo questa società,a livello planetario,sta marciando in direzione opposta in nome dell’efficienza e della produttività, a vantaggio di pochi eletti.Totalmente riprovevole che questa tendenza riceva l’appoggio della maggioranza delle persone.

    • Frottole sindacali on

      Per pochi eletti cosa intendi sindacalista? Tutti coloro che godono dei servizi sociali e che magari provengono da altri paesi senza un documento,senza arte né parte ,con l’ intento solo di crearsi uno spazio vitale a discapito dei contribuenti? Proviamo a dirottare tutte e tutte le risorse solo ai meritevoli e vedrete che come per incanto situazioni come questa la si risolve in men che non si dica.

      • Qui gli immigrati non c’entrano nulla. Dove sono I servizi sociali? Queste persone debbono essere seguite ,aiutate sempre . Che Paese civile siamo se non lo facciamo?

        • Frottole sindacali on

          Come non c’ entrano? Ma tu vivi su un altro mondo …ma hai visto mai stanze occupate nei nosocomi da gente che non ha versato uno sfantz al sistema sanitario? Hai visto mai nelle Caritas la maggior parte degli usufruitori chi sono? Ti sei mai informato sulle nostre carceri che percentuale c’e’ di non italiani ai quali bisogna passare anche vitto e alloggio e non sia mai si tocchi Caino? Ma non ti fa rabbia che parte dei contributi di tutti vengano elargiti per individui che non contribuiscono in nulla allo sviluppo del Paese quando invece potrebbero essere girati per gente meritevole? Ma cosa hai sugli occhi? La coppa di Offagna?

  2. Terribile leggere queste righe.
    Ci sono tanti genitori abbandonati dalle istituzioni che purtroppo combattono queste “battaglie” da soli. Depressione, handicap, droga…nessuno di questi poveri genitori possiede i mezzi per poter gestire queste situazioni devastanti, qualcuno ha il dover di ascoltarli!
    Complimenti a questa mamma battagliera, che non mollerà mai ne sono sicura. Grazie per questo esempio di forza e coraggio.

  3. Signora mia adesso in regione Sciacquaroli troverà una soluzione!
    In campagna elettorale sono tutti vicini al popolo ai bisognosi ed una volta eletti si spartiscono le poltrone!!

  4. Dopo aver letto quanto scritto da questa madre, mi immedesimo perché anche io per tanti anni ho dovuto lottare da sola per una strana forma di depressione di mio figlio e le sono vicina.
    Ma quello che più mi fa arrabbiare, oltre alla totale assenza di fonti di assistenza da cui poter ricevere un aiuto concreto, sono anche tutti questi commenti idioti che nulla hanno a che vedere con il dramma di cui di sta parlando.
    Mi auguro vivamente per voi tutti di non dover mai affrontare la situazione di questa madre.

    • anna maria fedeli on

      Prendo atto con tanta tristezza che l’assenza di servizi per ragazzi con problemi non è migliorata da decenni a questa parte. Mio fratello Augusto (nato nel 1949) non è stato mai neanche visto dai servizi sociali di questo comune, mai preso in considerazione, peccato invece che altri uffici e servizi comunali e nazionali si siano ampiamente occupati della mia famiglia, in particolare tutti i servizi fiscali, i servizi tributi, l’ufficio tecnico quando doveva espropriare appezzamenti di terreno senza poi darsi neanche la pena di pagarli. Ho contattato i sevizi sanitari, i servizi sociali, l’allora assessore comunale e sindaco etc. Alla fine in una relazione di una assistente sociale procuratami dopo battaglie per l’accesso, c’era scritto che eravamo benestanti e pertanto non meritevoli di alcuna assistenza. Preciso che chiedevo servizi, una socializzazine per mio fratello che peraltro camminava mangiava da solo e interagiva positivamente, con le sue modalità, con altre persone. Neanche un volontario che lo portasse a passeggio. Mia madre scivolava verso la demenza. Nel 1988 viene ospitato nella RSA di S.Ginesio e speravo che fosse una soluzione temporanea tanto che ha sempre conservato la residenza a Recanati. Una volta una che un assistente sociale mi abbia chiesto cosa facesso mio fratello, come lo gestissi, dove stesse, dato che non si vedeva pià in giro. MAI. E poi per le sorelle Stortini si dice che non erano prese in carico perchè non hanno mai chiesto aiuto. Io aiuto lo avevo chiesto prima di deportare mio fratello a San Ginesio ma ancora mi devono rispondere. Mio fratello è morto a San Ginesio nel 2001 a Recanati ha solo pagato imposte tasse contributi e ora vi è sepolto.

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