Alla vigilia delle elezioni amministrative la fotografia che abbiamo della nostra città descrive una realtà nella quale la sensazione predominante è che Porto Recanati abbia perso tempo e numerose occasioni di rilancio dei settori più strategici.
Ci sono stati buoni spunti negli ultimi anni grazie al lavoro di singoli consiglieri, limitati però a pochi settori.
Iniziative che però non sono state inglobate in un’azione di governo più organica; si è avuta la percezione che la proposta politica dipendesse troppo dal singolo piuttosto che da un disegno complessivo che esprimesse un’idea chiara di città.
D’altra parte, questa è una giunta figlia di un modo di governare che per venti anni ha avuto il suo leitmotiv nella cementificazione allo scopo di riscuotere oneri di urbanizzazione; una filosofia amministrativa che dal punto di vista economico ha funzionato fino a quando il mercato edile è riuscito ad essere un traino. Un modo di governare che ha caratterizzato moltissimi comuni italiani, purtroppo.
Oggi viviamo le conseguenze che questa miopia amministrativa ha comportato: l’esasperato sfruttamento del territorio privo di qualsiasi beneficio per la città (vedi le zone con opere incompiute e degradate, zone che nonostante l’imponente urbanizzazione non sono servite da servizi minimi), l’impoverimento sociale e culturale della comunità e soprattutto la mancanza di scelte strategiche rivolte ai principali settori economici della città (turismo e commercio in particolare)
Bisogna quindi considerare subito una priorità. Ripensare alcuni paradigmi economici e sociali che hanno caratterizzato il modo di agire negli ultimi anni, riflettendo sul fatto che segnali di crisi generale erano apparsi ancora prima della pandemia da Covid-19, la quale non ha fatto altro che evidenziare con maggiore forza le lacune che il sistema portava con sé.
Quale modello di riferimento proporre quindi?
Non quello più semplice, basato sulle ricette tradizionali dando per scontato che tutto ritornerà come prima.
Non quello proposto dalla destra radicale dominato da una logica sovranista, che nel caso di un comune significa perseguire politiche securitarie e fortemente identitarie che rischierebbero di farci perdere il treno per la modernità.
Serve un modello basato sul principio di Equità Sociale e Ambientale, dove la ricchezza viene prodotta dal confronto e la partecipazione con la cittadinanza, perché c’è bisogno di ricostruire una comunità.
Una comunità che presenta situazioni di disagio socio-economico alle quali bisogna continuare a prestare attenzione e sostegno.
Occorre avviare politiche di lavoro basate sulla formazione dei cittadini orientata alla ricollocazione e all’aggiornamento professionale.
Poi c’è bisogno di affrontare la questione demografica sia dal punto di vista anagrafico che da quello socio-culturale; dovremmo avviare un censimento della popolazione perché solo conoscendo chi siamo potremo ottimizzare gli investimenti nei servizi pubblici da offrire agli anziani, ai bambini, alle donne, ai giovani, alle persone disabili e ai cittadini stranieri.
Alla carenza di strutture e infrastrutture dedicate ad anziani e bambini, per esempio, è urgente porre rimedio.
E ancora, sarà necessario realizzare un piano di sviluppo economico che integri le economie create dal turismo, dal commercio, dall’offerta culturale e dalle PMI; queste categorie sono quelle maggiormente colpite dalla crisi economica e dai lockdown necessari al contenimento dei contagi del virus.
In riferimento al turismo e al commercio è urgente aprire un tavolo di discussione con le categorie di settore, recuperando un’intesa allo scopo di condividere obiettivi e strumenti che consentano agli imprenditori locali di esprimere le proprie potenzialità. Non va dimenticato che il commercio e il turismo sono in grado di creare occupazione, soprattutto giovanile e quindi benessere per tutta la città.
Bisogna poi occuparsi del grande tema ambientale che di fatto si intreccia fortemente con le tante attività economiche e sociali della città.
La riforma del Piano Regolatore Generale consentirà di avviare politiche urbanistiche in grado di affrontare le situazioni di degrado nelle quali versano alcune zone di Porto Recanati, di creare i presupposti per la continuità territoriale, governare la mobilità dei cittadini, tutelare il paesaggio e gli ecosistemi più fragili.
Le nuove tecnologie e la digitalizzazione ci aiutano nella vita di tutti i giorni e sarà fondamentale implementarle nei settori chiave della città facendo leva sulle capacità espresse dai giovani portorecanatesi e sulle esperienze offerte dagli over 50, sostenendo quel “patto generazionale” che renderà ancora più unità la nostra comunità.
Il Partito Democratico è pronto a fare la sua parte, in un percorso da condividere con le forze politiche e civiche mosse da principi comuni, con le associazioni di categoria e con tutte le cittadine e tutti i cittadini che vorranno contribuire ad un’idea di città alta, creativa e visionaria.
Porto Recanati, 25 Gennaio 2021
Alessandro Palestrini – PD Porto Recanati
1 commento
Dotta e generica dissertazione, buona per qualsiasi realtà. Un classico di un PD ormai ridotto a un… ricordo.