Sono passati quasi 50 anni dalla Legge 1044/71 istitutiva degli asili nido in Italia ma, nelle Marche, solo a un bambino su quattro viene garantito il diritto di frequentare un asilo nido. Una situazione che rappresenta una vera e propria emergenza educativa e sociale.

 

Secondo gli ultimi dati dell’Istat, elaborati dall’IRES CGIL relativi all’anno educativo 2018/2019, nelle Marche ci sono 30.621  bambini e bambine dai 0 ai 2 anni, a fronte dei quali i posti disponibili in asili nido, micro nidi o sezioni primavera, pubblici o privati sono 8.738.

 

Ciò significa che solo il 26,4%, ovvero un bambino su quattro, può usufruirne mentre ben 21.883 bambini e bambine sono esclusi dal circuito dei nidi. Un dato peraltro notevolmente inferiore a quello dell’Umbria, della Toscana e del Lazio che fa delle Marche il fanalino di coda di tutte le altre regioni del Centro.

 

Secondo Daniela Barbaresi, Segretaria Generale della CGIL Marche, “sono dati sconfortanti soprattutto se si pensa che in passato la nostra Regione si era dotata della Legge 9/2003, una delle normative più innovative a livello nazionale. Uno scenario preoccupante perché gli asili nido rappresentano una fondamentale occasione educativa e di socialità ed è per questo che devono essere garantiti a tutte e tutti”.

 

Per questo, continua Barbaresi, “è fondamentale che le risorse di Next Generation UE vengano utilizzate per adeguati investimenti anche nel sistema educativo e di istruzione istituendo e garantendo una serie di servizi pubblici per superare i forti divari tra aree del Paese e territori che le conseguenze della pandemia hanno ulteriormente aggravato, sostenendo così  i bambini, le famiglie e la genitorialità”.

 

Ai dati sui posti nei nidi marchigiani, si aggiungono 788 posti nei servizi integrativi per la prima infanzia (spazio gioco, servizio in contesto domiciliare, centro bambini genitori) che portano l’offerta complessiva a 9.526 posti (28,7% dei bambini con 0-2 anni), comunque assolutamente  insufficiente rispetto al potenziale bacino di utenza e ben al di sotto di quel 33% che l’Unione Europea si era data come obiettivo da raggiungere entro il 2010.

 

Complessivamente, nelle Marche, il pubblico garantisce 5.957 posti (pari al 62,5% del totale) e il privato 3.569 (37,5%).

 

Delicata anche la situazione del costo dei nidi: le Marche sono la regione con la più alta percentuale a livello nazionale di compartecipazione ai costi da parte degli utenti, pari al 27,3% della spesa complessiva: ciò è dovuto sia all’alto livello di rette pagate dalle famiglie che ai bassi livelli di spesa a carico dei comuni.

 

Nelle Marche, infatti, la quota pagata dalle famiglie è mediamente di 1.705 euro a bambino, ben superiore sia alla media delle altre regioni del Centro che a quella nazionale: un dato particolarmente preoccupante soprattutto perché a causa del peggioramento delle condizioni economiche e lavorative di tante famiglie, per molte di loro le rette sono insostenibili e sempre più spesso condizionano la scelta di non affidare i bambini ai nidi.

 

La spesa media per utente a carico dei comuni è di 4.542 euro per utente, ben al di sotto dei 6.393 euro medi a livello nazionale piuttosto che ai 6.612 euro dell’Umbria, ai 6.906 euro dell’Emilia Romagna o anche ai 5.537 euro della Toscana.

 

Si parla spesso impropriamente dei costi dei servizi, soprattutto quelli pubblici, mentre non si parla abbastanza del costo della loro mancanza: costi educativi, sociali, economici in termini di povertà educativa, dispersione scolastica, diseguaglianze e denatalità.

Secondo Matteo Pintucci, Segretario generale FP CGIL Marche, “è prioritario garantire le risorse necessarie all’ampliamento dell’offerta pubblica e all’assunzione di nuovo personale nonchè rinnovare il Contratto nazionale di lavoro. Il personale, e in particolare le educatrici, sono il fulcro della qualità del nostro sistema educativo e le loro competenze e professionalità devono tornare ad essere centrali”.

Lilli Gargamelli, Segretaria Generale della FLC CGIL Marche, ricorda che “già dal 2017, è stato istituito il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni proprio allo scopo di garantire la continuità del percorso educativo e scolastico dalla nascita fino ai sei anni di età. Ora però è necessario garantire concretamente il diritto di ogni bambino e bambina di accedere a percorsi educativi di qualità capaci di contrastare i gap culturali e sociali che influenzano negativamente i processi di inclusione scolastica e sociale. Dunque, asilo nido come diritto dei bambini e delle bambine”.

 

Ancona, 2 dicembre 2020

 

Bambini/e 0-2 anni e posti disponibili in nidi, micronidi e sezioni primavera (pubblici e priv.)
  bambini                           0-2 anni* posti disponibili in asili nido % posti disponibili/ bambini 0-2 anni
Marche             30.621              8.738  26,4%
Centro           250.544             83.246  31,0%
Italia        1.324.549           323.302  23,2%

 

Spesa per nidi, micronidi e sezioni primavera (pubblici e privati)  
  spesa totale per asili nido (in  €) quota media per utente pagata dai comuni (in €) quota media per utente pagata dagli utenti (in €) % di spesa pagata dagli utenti
Marche            34.449.180              4.542              1.705  27,3%
Centro          473.782.938              7.546              1.636  17,8%
Italia       1.456.019.100              6.393              1.581  19,8%

 

Servizi socio educativi complessivi (nidi, micronidi, sezioni primavera e servizi integrativi)
  servizi socio educativi posti disponibili di cui
pubblici Privati
Marche                        376              9.526 62,5% 37,5%
Centro                     2.992             89.290 51,3% 48,7%
Italia                   13.335           355.829 51,6% 48,4%
Elab. IRES CGIL Marche – dati ISTAT        

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2 commenti

  1. Dati certi e documentati sul disinteresse delle amministrazioni locali per la prima infanzia, dopo tante festicciole, giornate dei diritti delle bambine e dei bambini etc. Un ottimo comunicato stampa.

  2. Poi ci si rammarica che le Marche in particolare hanno le culle vuote. Tutto sulle spalle delle donne i posti negli asili nido sono pochi, costano un botto, i figli più grandi non vanno a scuola per mesi, la didattica a distanza e via andare. I padri danno un grande contributo, appiccicano l’etichetta con il loro cognome, che sforzo.

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