Alcuni lettori mi hanno chiesto, invitato, a parlare del caso di Roberta Ragusa, non posso non accontentarli, dando una lettura del tutto personale.

Il caso Ragusa ha spaccato l’opinione pubblica, una parte ritiene che senza alcun dubbio si è trattato di un femminicidio, quindi il marito colpevole di omicidio, dall’altra chi sostiene la piena innocenza dello stesso, tra questi i figli della coppia, ritenendo che la donna si sia allontanata volontariamente da casa o che sia intervenuta una terza persona.

Personalmente ritengo che dovrebbe esserci una terza posizione, ovvero, quella che porta ad accettare l’opportunità di condannare una persona, basandosi su indizi, senza alcuna prova scientifica, nessuna prova provata, sia sulla consumazione del reato, che sulla presenza del cadavere, infatti, come tutti ricorderanno, il cadavere di Roberta Ragusa non è mai stato trovato.

In tutta sincerità non trovo molta passione, se così si può dire, nel trattare questo caso; la mia attenzione e passione ricade su casi dove esiste una scena del crimine, un fatto criminoso consumato con certezza, un evento criminale dove posso scendere nella valutazione degli argomenti che più ritengo di conoscere e dove posso dire la mia, quindi su dati ”oggettivi”, concreti, qui abbiamo solo dati “soggettivi”, valutazioni ed interpretazioni personali dove l’accordo o il disaccordo, sulle varie posizioni, si riduce comunque a valutazioni personali sostenute solo ed esclusivamente dalla propria convinzione.

Quello su cui tanti si dividono è se il marito di Roberta, tale Antonio Logli, ha ucciso, distrutto ed occultato il cadavere della donna, oppure se è estraneo ai fatti, ritenendo che la scomparsa, si possa ridurre ad un allontanamento spontaneo o per atto criminoso di terzi.

Antonio Logli lascia il tribunale di Pisa con i suoi avvocati, 6 marzo 2015. Il giudice dell’udienza preliminare Giuseppe Laghezza ha pronunciato il dispositivo che dispone il non luogo a procedere per Antonio Logli, il marito di Roberta Ragusa, la donna scomparsa tra il 13 e 14 gennaio 2012. ANSA/FRANCO SILVI

 

La giustizia terrena, in tutti e tre i gradi di giudizio, secondo la stessa oltre ogni ragionevole dubbio, ha riconosciuto Antonio Logli colpevole di omicidio, distruzione ed occultamento  di cadavere. Un processo indiziario, senza prove scientifiche, dove i giudici nella sentenza dicono “…….Si nega plausibilità al possibile allontanamento volontario della vittima. La Ragusa non aveva mai fatto presagire la possibilità di una fuga: al contrario era persona dalle regolari abitudini di vita e dagli interessi limitati al lavoro e alla famiglia, estremamente legata ai figli in un rapporto definito morboso da amici e suoceri. Figli che mai avrebbe abbandonato di sua spontanea volontà…….

Analizzando la sentenza, nella parola di “plausibilità”, che tradotto potremmo leggersi in “……si nega l’accettabilità sul piano logico della possibilità di fuga…..”, sinceramente qualche dubbio mi viene; la dicitura “al di sopra di ogni ragionevole dubbio”, sarebbe basato su un ragionamento di piano logico senza alcun riscontro di prova concreta, ma solo indizi, quindi emettere una condanna a 20 anni di carcerazione, basata su un ragionamento logico, suggerito da indizi, senza prove concrete, sarebbe cosa buona e giusta, nonché giustizia fatta?

Considerando che per l’omicidio doloso la prescrizione del reato avviene dopo 21 anni, se poi parliamo di omicidio aggravato, e quello di Roberta Ragusa, se avvenuto come sostenuto dalla Pubblica Accusa, sicuramente è tale, la prescrizione non esiste, se si fosse aspettato ancora un pochino, per cercare dei riscontri inconfutabili, prove certe e scientifiche,  forse avremmo visto qualcosa di più concreto che andava oltre il semplice ragionamento logico, che poi di fatto è tale solo per alcuni e non per tutti.

Il ragionamento logico sposato dall’accusa prima, e dai giudici poi, nasce dal fatto che Logli aveva una relazione extraconiugale, Roberta ne era a conoscenza, quindi una situazione insopportabile, giustamente insopportabile, e nello stesso tempo il Logli voleva restare con i piedi su due staffe. Da una parte la sua amante, per ovvi interessi, e nello stesso tempo mantenere in atto il matrimonio per la condivisione di interessi economici. L’eliminazione della moglie avrebbe dato libera strada alla sua relazione extraconiugale e contestualmente pieno possesso dei beni economici. Sinceramente la logica dell’atto criminoso da parte del marito, può essere più che plausibile, sinceramente questa condizione a tutti farebbe pensare al logico epilogo, così come decretato da una sentenza, ma possiamo metterci la mano sul fuoco? La ricostruzione del movente ci può stare, potrebbe non fare una piega, e magari è stato così veramente, ma quali sono le prove che vanno oltre ogni ragionevole dubbio? Ripeto, 20 anni di carcere per una ricostruzione logica……..

Io non ho un’idea su cosa possa essere successo. Spero fermamente che stia bene e che non si sia rifatta una vita senza di noi, perché egoisticamente una figlia spera non che la mamma se ne vada a farsi un’altra vita. La verità? Sicuramente non è stata uccisa dal mio babbo: questa è l’unica certezza che ho”. Non è facile dare delle spiegazioni e giustificazioni, ma leggere questa frase, detta dalla figlia di Roberta Ragusa ed Antonio Logli, qualche dubbio dovrebbe farlo venire.

Però, anche qui voglio andare oltre, magari il Logli e la sua concubina, hanno fatto un buon lavoro di “plagio”, sono stati dei fenomeni nel riuscire ad influenzare il pensiero dei figli, inducendoli a sostenere, pienamente, l’innocenza del padre, ma possiamo essere sicuri che sia successo questo? Possiamo ritenere al di sopra di ogni ragionevole dubbio che i figli siano stati plagiati?

Tutto ci sta, il movente, il plagio, la capacità di mentire, la capacità di essere un bravo attore, tutto può essere, ma questo deve essere provato, servono prove, che purtroppo non ci sono.

Nell’arco degli anni dell’inchiesta, si sono percorse diverse strade per accertare cosa poteva essere successo e trovare quei riscontri certi, prove certe, che non vi erano, e la prova principe sarebbe stata il rinvenimento del cadavere. Sono state fatte ricerche sui tombini di casa Logli, su un pozzo nelle vicinanze, su un fondo agricolo, poi si è pensato ad un forno dove la donna poteva essere stata incenerita, da ultimo, con il sostegno di persone vicine al paranormale, le quali sostenevano che le spoglie della donna fossero murate all’interno di un casolare, oppure una medium che riferisce di aver avuto Roberta in visione, che la stessa potrebbe trovarsi all’interno di un tombino orizzontale, con un coperchio color ruggine, coperto da grandi foglie, e che Roberta le avrebbe portato con le sue mani, sempre nella visione, della polvere di mattoni rossi…… ma ad oggi nulla di fatto.

Mi voglio soffermare sui medium; stampa e tv hanno dato spazio, molto spazio, a questo fatto, ovvero l’aiuto dei medium, ritenendo che gli investigatori in altre occasioni, si sono affidati agli stessi per indagare su fatti criminosi che non avevano altre risposte, portando addirittura due esempi, il caso Moro e quello Orlandi. Permettetemi una piccola stravaganza, magari irrispettosa, ma che viene dal cuore: per il caso Moro sappiamo bene chi erano i medium, chi aveva partecipato a quella seduta spiritica e cosa aveva fornito agli inquirenti, e poi sappiamo bene come tutto finì; per il caso Orlandi, invece, non sappiamo tanto sull’opera dei medium, ma con certezza sappiamo che ancora, a distanza di tanti anni, non si è arrivati a nulla inseguendo tante bufale…

Ritorniamo a Roberta Ragusa, era scomparsa la notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2012; la mattina del 14 gennaio, il marito si accorge che Roberta non era a letto e percepisce che qualcosa non andava. Lui ricorda di averla vista per l’ultima volta la sera prima, in cucina, stava scrivendo la lista della spesa, erano le 23.00 circa, quando lui si andava a coricare lasciando lì la moglie. Dopo una sua ricerca fugace, si rivolge alle Forze dell’Ordine per denunciarne la scomparsa. Il Logli parlerà di un episodio accaduto qualche giorno prima, un “incidente” domestico accorso alla coppia mentre portavano uno scatolone contenente gli addobbi Natalizi in soffitta; racconta che salendo le scale avrebbero perso l’equilibrio cadendo, ambedue, lungo le scale. In quella circostanza Roberta, a dire del Logli, avrebbe battuto la testa creandogli, sempre a dire dell’uomo, ipotetici smarrimenti o confusioni mentali…..

La circostanza dell’infortunio era stata confermata da più persone. Il figlio della coppia racconta che rientrando a casa avrebbe trovato il padre e la madre sul divano, doloranti per la caduta, ma in un sereno e tranquillo rapporto di dialogo. Amiche della donna raccontano dell’incidente in quanto Roberta, a sua volta avrebbe esternato su quel fatto, arrivando ad ipotizzare che “aveva avuto l’impressione” che il marito l’avesse spinta.

Certamente ipotizzare che il Logli aveva già da tempo pianificato l’eliminazione della moglie, non è poi un fatto da sottovalutare, tant’è che gli inquirenti spiegano l’accurata occultazione del cadavere come seguito ad un piano criminoso premeditato e ben pianificato. Ma può essere sufficiente questo per condannare a 20 anni di carcere una persona?

In aiuto alle tesi accusatorie arrivano delle testimonianze, una da parte della domestica della famiglia Logli, che racconta di aver visto l’uomo, dopo alcuni giorni dalla scomparsa, pulire con un arnese di ferro e sabbia il pavimento del cortile, di aver trovato il carrello dei detersivi e guanti in gomma fuori posto. Ma non basta, la stessa sostiene che la notte della scomparsa, intorno alle ore 24.30/24.45, la macchina del Logli era parcheggiata nel cortile dell’abitazione, pronta per uscire, posizione che, di norma ed abitudine, non doveva essere quella.

Poi abbiamo il supertestimone, che spunta fuori con la sua testimonianza dopo oltre un anno dalla scomparsa. Un ragazzo residente in una via adiacente a quella di casa Logli. Lo stesso, dopo un anno di silenzio e dopo aver rivisitato diverse volte i suoi ricordi, riferisce che intorno alle 00.30 di quella sera, mentre transitava in auto lungo via Gigli, avrebbe visto l’auto del Logli, una Ford escort SW colore verde, ferma sul ciglio della strada, con il proprietario fuori dall’autovettura, senza alcun dubbio riconosceva Antonio Logli. Lo stesso testimone, intorno alle ore 01.00 esce a piedi per far fare una passeggiata ai suoi cani; lungo via Gigli, dove circa mezz’ora prima aveva visto ferma l’autovettura del Logli, sente delle urla di un uomo e di una donna, un’ accesa discussione. Si avvicina e vede l’uomo far salire con forza la donna sull’auto e poi, chiudendo lo sportello sente un colpo forte, molto forte. Secondo gli inquirenti, con molta probabilità quel colpo era lo sportello dell’autovettura del Logli sul cranio della Ragusa. Poi, l’autovettura parte in direzione sconosciuta.

Ma ci sono anche altre testimonianze che raccontano fatti diversi, che però gli inquirenti ed i giudici ritengono poco attendibili….

La barista di un pub del luogo, riferisce che quella sera le sembrava di aver visto una macchina che si fermava, subito dopo una donna entra nel locale ed acquista dell’acqua. Quella donna aveva capelli neri ed una ciocca di color rosso, ed in particolare, notava gli occhi, chiarissimi; secondo la barista quella ragazza somigliava tantissimo a Roberta Ragusa.

Un Vigile del Fuoco, riferisce che una sera di gennaio, non specificava la data, alle ore 00.30 circa, mentre transitava lungo la via aveva visto una donna, a lui sconosciuta, indossante una vestaglia chiara, uscire dal cancelletto del cortile della famiglia Logli, e in fretta e furia, salire su un fuoristrada di colore chiaro dove all’interno vi era un uomo. Poi lo stesso, ripensandoci, ricordava di aver sentito delle urla di una donna provenire da via Gigli……..questo testimone, tre mesi dopo la scomparsa, aveva inviato una lettera anonima agli inquirenti per raccontare il fatto, e dopo due anni circa dalla scomparsa, viene identificato, e confessa essere lui l’autore della missiva anonima e ribadisce la sua versione di quanto visto.

Altro testimone è un cuoco italiano che lavora in un ristorante a Cannes, in Francia. Lo stesso dichiara ,che dopo la scomparsa, avrebbe incontrato Roberta Ragusa lungo la strada del ristorante dove lavorava. Senza alcun dubbio ritiene che fosse lei, dicendo di averci parlato e di averla chiamata per nome, ed a quel punto, si allontanava da lì in compagnia di un uomo.

Per gli inquirenti solo il super testimone è attendibile, gli altri no. Secondo gli inquirenti il supertestimone sarebbe attendibile, perché non avrebbe motivo per dire cose non vere….. Sinceramente mi viene una domanda spontanea, la barista, il vigile del fuoco ed il cuoco, quali motivi avrebbero per dire delle cose non vere? Ribadisco sempre, non ci sono prove di alcun tipo per sostenere la veridicità di una o di un’altra testimonianza……

Infine abbiamo un elemento prodotto da chi, per natura, non può mentire, i cani molecolari utilizzati per la ricerca di Roberta. I cani individuano la presenza di Roberta nel cortile di casa, poi seguendo un tragitto che attraversa dei campi, arrivano a via Gigli e lì si fermano.

È ovvio, qualcuno mente o ha visto qualcosa frutto della sua immaginazione, ma chi? Proviamo a ricostruire: alle ore 00.30 il supertestimone vede Logli in via Gigli fuori dalla sua autovettura, il punto dista circa 600 metri dall’abitazione; allo stesso orario il vigile del fuoco vede una donna uscire da casa Logli ed entrare in un fuoristrada; secondo la domestica, alle ore 00.30/00.45 l’auto di Logli era parcheggiata nel cortile in posizione di partenza; quella sera la cameriera del pub, ha visto entrare una ragazza che somigliava fortemente a Roberta che poi si allontana a bordo di un’autovettura; parecchio tempo dopo la scomparsa il cuoco di Cannes incontra Roberta e ci parla; infine abbiamo i cani che tracciano un percorso verosimilmente fatto da Roberta, partendo dal cortile di casa sua, attraverso i campi, per raggiungere via Gigli…….. penso che un minestrone di testimonianze più fornito di questo non si poteva avere, ma solo il supertestimone è attendibile.

E se il supertestimone è attendibile, proviamo a ricostruire la vicenda seguendo le sue indicazioni e quelle dei cani, sicuramente quest’ultimi, gli unici veramente sinceri: Logli aggredisce Roberta nel cortile di casa sua; l’uomo sposta l’autovettura nella via adiacente quella di casa, via Gigli; poi abbiamo due possibilità, 1 – Roberta con le sue gambe fugge, attraversa i campi e raggiunge via Gigli, dove il suo carnefice l’aspettava, 2 – Logli torna indietro a piedi, prende Roberta ed attraverso i campi, giunge dove aveva parcheggiato l’auto; in via Gigli, Roberta ha un risveglio, litiga fortemente con il marito e questo la carica con forza nell’autovettura sbattendole fortemente lo sportello sulla testa; Logli si allontana andando a distruggere ed occultare il corpo in luogo segreto e già preparato.  Il tutto senza alcuna traccia di colluttazione, senza traccia di sostanza ematica, senza alcun riscontro scientifico, nessuna prova…….. è plausibile questa ricostruzione?

L’idea di Alessia, figlia di Roberta ed Antonio, l’abbiamo vista prima, poi c’è quella del figlio, Daniele: “ ….ci sono buone possibilità che sia viva…. Spero solo che stia bene…..nonostante tutto noi saremo sempre pronti ad accoglierla….. forse però avrebbe paura di tornare, dopo tutto quello che è successo…..io son certo che Babbo non le abbia fatto nulla…..”. Daniele Logli ha anche presentato ai giudici ,una memoria difensiva a sostegno dell’innocenza del padre. Sempre Daniele, in un’altra intervista, parlando della sera della scomparsa, dice “…..mi è venuta a rincalzare le coperte, è un atto che faceva quando ero piccolo….”. i legali del Logli ipotizzano che quel gesto sia stato un saluto al figlio prima di scomparire.

Sono arrivato alla conclusione dell’articolo, se qualcuno mi chiedesse quale sia secondo me la posizione del Logli, colpevole o innocente, in tutta franchezza non saprei rispondere, non posso assolutamente ritenere, con certezza in assenza di prove concrete, cosa sia successo a Roberta Ragusa, per me, allo stato delle cose Antonio Logli è colpevole tanto quanto innocente. Poi le valutazioni soggettive, scaturite da sentimenti o altro, basate solo sul pensiero ed i sentimenti personali, non supportati da ricostruzioni analitiche e certe, possono far pensare a chiunque quel che vuole. Ritengo però, far passare il messaggio che in base a dei semplici indizi e valutazioni del tutto soggettive, si possa arrivare a condannare una persona a venti anni di carcere, non sia una cosa bella per nessuno. Solo una cosa mi viene spontanea da evidenziare; rubando le parole del cugino di Antonio Logli quando in una intervista disse: “ …assalto mediatico, l’anno condannato prima ancora di chiudere le indagini……”.

 

 

 

 

Accattoli Gabriele

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1 commento

  1. Il suo lungo discorso non fa una piega, ma Antonio Logli è rimasto sempre impassibile e freddo, non ha mai versato una lacrima, non ha mai mostrato un’emozione parlando della moglie scomparsa.
    Tutto questo avrà un significato?

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