lettera aperta al Direttore di Radio Erre di Gioacchino Di Martino
Caro Direttore,
a volte scoprire di avere ragione non comporta sempre il poter assaporare il piacere della vittoria ma può succedere che, invece, prevalga quel senso di amarezza che segna il confine con lo sconforto della sconfitta. E’ questo è ancora più vero se si tratta non già di una questione personale ma di una questione che riguarda la collettività in cui si vive. Il luogo della scoperta è la seduta del Consiglio comunale di Porto Recanati. La data quella del 30 ottobre 2024 L’ora è quella che si riferisce al minuto 2.39.00 della registrazione della seduta. Il punto in discussione è l’approvazione del BICIPLAN. Il momento è quello in cui il sindaco prima di dare la parola al vicesindaco (il cui intervento alla luce di quanto successo precedentemente risulterà del tutto contraddittorio rispetto alle affermazioni del sindaco) rispondendo alla consigliera Sabbatini dopo aver lamentato che il dibattito era scaduto a livello populista e dopo aver chiesto se il Burchio fosse stato portato in Consiglio, anche se erano state raccolte le firme contro, le chiede quale fosse la sorpresa a portare in Consiglio comunale un provvedimento dopo una raccolta firma su un provvedimento primordiale presentato. Ricevutane risposta conclude affermando: “è alla stessa stregua ed allo stesso livello populista di come l’ha messa lei l’intervento”.
Ecco, caro Direttore, una affermazione passata sotto silenzio perché forse non ben recepita nella tensione e concitazione di quei momenti, ma che riascoltata in differita è la fotografia perfetta della filosofia di questa giunta. “L’hai fatto tu prima di noi quindi adesso lo facciamo noi e tu lo subisci”. Perfetta applicazione della legge del contrappasso di dantesca memoria o del più consueto dire “occhio per occhio dente per dente”. Quindi una pura e semplice ritorsione vendicativa nei confronti di chi in passato non ha certamente brillato nel coinvolgere e recepire le proposte e le osservazioni delle minoranze nel governo della città. Una continuità di comportamenti che, se da un lato soddisfa la pancia dei supporter della curva sud dell’attuale giunta, dall’altro cozza violentemente con quelle che furono le dichiarazioni programmatiche del sindaco nel suo discorso di insediamento nelle quali spiccavano parole e concetti quali: “recupero del senso di comunità e della partecipazione dei cittadini; ascoltando le proposte provenienti dalla cittadinanza; altre forme di democrazia partecipata.” O, meglio ancora, quelle rivolte all’opposizione: “A voi chiedo di poter guardare oltre l’esito elettorale e di fare un’opposizione giusta. Che si ponga al servizio dei principi basilari del rispetto delle Istituzioni, del rispetto dei ruoli e delle persone.”
Parole nobili e di tutto rispetto che purtroppo contrastano fortemente con i comportamenti quotidiani. E che la retorica sia usata quale strumento della ricerca del populistico consenso è testimoniato e documentato anche da alcune frasi dell’elogio funebre recitato in memoria dell’ex sindaco Mozzicafreddo, dimenticando di aver negato il differimento della seduta comunale (richiesto da tutte le minoranze) già convocato proprio il giorno del decesso. Parole tante. Fatti niente. Però, caro Direttore, san Paolo ci ricorda che “omnia munda mundis” per cui è anche possibile che tutto ciò sia conseguenza di una convinta, quanto più che probabile e possibile, convinzione di essere i giustizieri chiamati ad assolvere ad una missione purificatrice dopo anni di inquinamento che ha offuscato l’orizzonte della città.
Con viva simpatia.
Gioacchino Di Martino
Porto Recanati 3 novembre 2024
1 commento
Esimio Dottore, ancora una volta trovo a malincuore che le sue riflessioni sui comportamenti e lo stile degli amministratori cittadini non tengono conto di un dato, ahimè, ormai storico: l’improvvisazione di chi occupa le seggiole del consiglio comunale (e connessi) e il desiderio di rivincita di quanti, nonostante lunghe e controverse esperienze nel settore, dimostrano di non saper accettare il proprio tramonta (almeno nelle urne elettorali). Beninteso, si tratta di atteggiamenti che negli anni passati hanno trovato anche una consacrazione nazionale (ricorda quelli che volevano “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”?), salvo poi anch’essi ridursi a piccoli calcoli di bottega personali, alla ricerca di quel minimo indispensabile di consenso in grado di fargli/farle avere una ribalta. I più furbi sono riusciti a ritagliarsi un loro piccolo feudo professionale, tornando nell’ombra e lasciando ai più sprovveduti il compito della “battaglia”.
Ecco, esimio Dottore, la situazione di Porto Recanati in fondo ne è una conseguenza, tanto scontata e tanto ordinaria come già si poteva pensare da tempo, considerata l’altra pesante zavorra cittadina: l’assenza, anzi il deserto per quanto riguarda la visione del futuro della cittadina. Si continua ad aggrapparsi ad argomenti quali il turismo, facendo finta di non accorgersi del trascorrere degli anni e del fatto che altre località, un tempo “minori”, in fondo offrono le stesse cose in termini di vacanza. Si dà ancora spazio alla speculazione edilizia, in nome di piani regolatori di antica concezione e si tralascia davvero l’idea di una città sostenibile, dove la qualità della vita sia davvero prioritaria su tutto.
Quindi, esimio Dottore, non si meravigli. Ciò che avviene in consiglio comunale e dintorni è il frutto dell’assenza (deserto) di attenzione strategica per Porto Recanati, anche nei suoi aspetti all’apparenza secondari che andrebbero trattati con una punta di sensibilità (leggi il caso del defunto ex sindaco Mozzicafreddo). Allo stato tutto senza cura, né rimedio.
Mi scusi per la lunghezza.