Il laboratorio per “bambini trans” dai 5 ai 14 anni alla fine si è tenuto all’Università Roma 3, ma in un luogo segreto. La mobilitazione degli attivisti di Pro Vita ha ottenuto almeno questo risultato oltre a a quello di far emergere l’assurdità dell’evento accademico.

Cosa si propongono i promotori di questi incontri che non sembrano fare esperienza di come su questi temi oggi  stanno facendo marcia indietro nazioni come l’Inghilterra e gli Stati Uniti che hanno deciso di fermare l’utilizzo per gli adolescenti dei farmaci bloccanti la pubertà?

Ne abbiamo parlato con Clara Ferranti, docente all’Università di Macerata di glottologia e linguistica, referente per le Marche del comitato nazionale Provita e componente del Forum famiglie Marche, in rappresentanza di Provit.

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9 commenti

    • Vero, tutti quelli che si oppongono al progresso e vogliono andare indietro impedendo una riflessione seria sul concetto di esperienze ed identità meritano l’estinzione. La docente dovrebbe limitarsi a parlare di Jakobson e Chomsky, certamente farebbe una migliore figura.

      • solita violenza piddina con razzismo doppiopesista.
        siete veramente una disgrazia prima per l’umanità, poi per la sinistra.

        • Eh, scusa sai, ma dove vedi la violenza nelle mie parole? Magari c’è un filo di sarcasmo dettato da una profonda delusione nei confronti dei pro vita e dei loro accoliti. Poi aggiungo che non hai inquadrato la mia visione politica, ma non fa nulla. Complimenti per l’iperbole finale, mette in evidenza la tua inadeguatezza.

  1. uniche aberrazioni sono l’esistenza dei provita e le parole del papa sull’aborto e sugli abusi perpetrati dai suoi accoliti

    • Quanta violenta ideologia da una parte e dall’altra. Ma quando ci si batterà insieme per una contraccezione libera e gratuita e a monte una informazione esaustiva e non ipocrita sulla sessualità rivolta ad adolescenti di ambo i sessi? questa è la vera lotta all’aborto.

  2. Quanta energia spende questa studiosa per diffondere e difendere le sue idee! Io non le condivido ma vorrei che da donna come me ne spendesse un po’ anche per cercare di difendere la maternità da un punto di vista pratico chiedendo a gran voce maggiori servizi, scuola a orario lungo e senza compiti a casa, una sanità rapida ed efficiente, l’abbattimento delle spese scolastiche almeno per tutta la durata della scuola dell’obbligo. Ha speso una parola questa studiosa per promuovere un cambiamento della percezione sociale generale che ancora carica di lavori di cura non retribuiti il mondo femminile, che ancora accetta che le nostre carriere siano e state e siano ancora compromesse dall’arrivo di un bimbo, tanto più se si tratta di un bimbo fragile e/o con problemi fisici o mentali? Per non parlare del fatto che la studiosa in questione non ha mai speso una sola parola, almeno che io sappia, per chiedere che i bimbi possano avere d’ufficio il cognome della madre. Ora sulla carta il diritto è stato acquisito grazie a una sentenza della magistratura (che deve surrogare sempre di più un potere politico deficiente sotto ogni punto di vista) ma la strada da percorrere perchè questo diritto si affermi pienamente sarà ancora lunga. Su questo terreno tra laici e cattolici non ci possono essere spazi comuni?

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