Il poeta e compositore marchigiano Fabio Strinati esce in libreria con “Gestazione”, pubblicato con le Edizioni Il Foglio di Piombino a cui è legato professionalmente da ormai quasi dieci anni. “Gestazione” è un’opera colta, con voli acrobatici e picchi altissimi di musicalità abbinata alla parola. Un libro breve, “piccino piccino” come direbbe l’autore, ma denso e corposo nel contenuto, costituito da poesie che non hanno un titolo proprio ma che si muovono con armoniosità come su di uno spartito in grado di ampliarne sia la forma che il contenuto. Il linguaggio è fluido, ma arditamente ricercato; accostamenti distanti tra di loro legati alla perfezione da una punteggiatura scelta con cura e con mestiere. Pause, respiri, spazi, il tutto amalgamato come in una sinfonia orchestrale che esegue la propria partitura in maniera esatta e puntuale.

Ispirato a “La linea alba” di Antonio Santori (un poema fantastico del grande poeta marchigiano scomparso prematuramente nell’agosto del 2007), Strinati mette in risalto moltissimi aspetti del grembo muliebre e della cosiddetta linea nigra. Il poeta e musicista di Esanatoglia ha custodito il poema di Santori come fosse una reliquia, leggendolo e rileggendolo più volte, nell’ormai lontano 2017, soprattutto alla sera tardi, quando il silenzio permette di assimilare concetti, fantasia e nozioni.

La prefazione/preludio è affidata a Mauro Mazziero, artista potentino e direttore artistico del Mugellini Festival, grande amico di Fabio Strinati, che scrive: Tempo fa prestai all’amico Fabio un libro a me molto caro, “La linea alba” di Antonio Santori. Me lo riportò ringraziandomi per avergli fatto conoscere quell’ultimo testo a cui Antonio teneva tanto. Immagino che quel viaggio “santoriano” abbia condotto Fabio fin qui. Vedo le fitte e guizzanti immagini poetiche di “Gestazione” muoversi veloci ed entrare nelle numerose parentesi del testo per fecondare e produrre nuovi significati.

Si tratta di libro da leggere ed assaporare con attenzione, immergendosi in profondità per poi risalire pian piano in superficie con uno stato d’animo educatamente rinnovato. Sicuramente, non un libro da mordi e fuggi; non un libro da spiaggia, né tantomeno un libro da poter sfogliare sommariamente, così, un po’ alla rinfusa. Si tratta di un’opera poeticamente complessa, predominata da caratteri di non semplice costruzione. Nell’insieme, possiamo definirla una tavolozza pittorica in perfetta simbiosi con il tipico movimento andante che si addice alla parola in quanto tale. La copertina è un’opera dell’artista esanatogliese Pier Luigi Buglioni, del 1980, tratta dal libro “Donna: Uso&Consumo. Per descrivere una performance: Bangkok-Thailandia, “l’Asia è vicina”.

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