In vista delle prossime elezioni comunali la preoccupazione prevalente è sempre quella: chi sarà il sindaco, chi saranno i candidati. Saremo nostalgici o forse proiettati in un futuro che ancora non è maturato, ma noi Popolari Recanati riteniamo assolutamente prioritario il contenuto da proporre in campagna elettorale. Vorremmo andare oltre il semplice elenco di punti più o meno fantasiosi, di cose più o meno realizzabili. Vorremmo aprire un dibattito con i cittadini su una visione, un progetto di largo respiro per la nostra Recanati. Un contributo di idee dentro una visione complessiva capace di immaginare una città come la vorremmo nei prossimi anni.

Non vogliamo rassegnarci a quella idea strisciante che domina il panorama sociale italiano di una progressiva decadenza demografica, economica e morale del nostro paese. Nascono sempre meno figli, la popolazione invecchia (a gennaio avevamo in Italia 22 mila ultracentenari, cioè una città più grande di Recanati). Crescenti anche le difficoltà che riguardano i nostri giovani sempre meno motivati all’impegno sociale e lavorativo, sempre più rassegnati a scivolare in quel terribile limbo di non lavoro e non studio che ha in Italia le percentuali più alte rispetto al resto d’Europa. Non ci vogliamo rassegnare appunto e per questo iniziamo fin d’ora una riflessione che vuole essere anche una provocazione verso un modo di fare politica sempre più piatto, pragmatico e senza slancio.

L’idea portante nasce da un passato non troppo recente che ha visto Recanati esplodere in una crescita tumultuosa fondata su due elementi: l’impresa familiare agricola e artigianale unita ad una classe imprenditoriale di altissimo livello, anche qui con famiglie e vere e proprie dinastie capaci di creare aziende che hanno dato lavoro a migliaia di uomini e donne della nostra città e dei comuni limitrofi. Quelle condizioni di sviluppo non ci sono più ma l’idea di un nuovo impegno e di uno slancio sociale capace di ricreare condizioni per un grande sviluppo pensiamo si debbano trovare.

 L’architrave della famiglia, quale strumento fondamentale per questa visione, a nostro giudizio resta valido nonostante l’idea di famiglia e di unione fra uomo e donna siano in parte cambiati. Ma il fatto che tre giovani su quattro aspirino ad un rapporto stabile e duraturo verso una forma di unione familiare o simile a questa, significa che ancora questa prospettiva è fortemente desiderata. Quindi una città amica della famiglia, capace di pensarsi non in funzione degli individui, ma delle persone unite in un vincolo solidale capace di produrre educazione, lavoro e solidarietà nei momenti del bisogno.

La famiglia o l’unione però va aiutata con nuovi strumenti che creino educazione sociale, una cultura orientata al bene comune con la famiglia al centro, una politica amministrativa comunale capace di saper cogliere questi segni con pazienza e grande senso di rispetto verso tutti.

Su questo campo ci sono grandi nemici da combattere che mirano all’isolamento dell’individuo: l’esasperato uso dei social, un consumismo fine a sé stesso, l’impiego del tempo libero in una logica di alienazione e non di socializzazione, la scarsa propensione alla solidarietà verso chi è nel bisogno. Anni fa si sarebbe detto che vogliamo una società più giusta; ma questa affermazione non è sufficiente perché bisogna declinare in modo chiaro i termini di questa giustizia. L’equità infatti significa bilanciamento degli interessi, ma anche distribuzione di ricchezza e pari opportunità socio-lavorative per tutti.

Come può il comune provvedere a queste grandi prospettive? Riteniamo che lo possa fare mettendosi in questa ottica, di una città che cresce con le famiglie e grazie a loro, facendo scelte di bilancio, di investimenti, urbanistiche, delle strutture socio-assistenziali culturali e scolastiche, segnate da questo marchio.

La nostra proposta è volutamente incompleta proprio perché invitiamo tutti coloro che sono interessati a questa visione, in questa idealità di maggiore partecipazione popolare ad incontrarci presto. Lo faremo subito dopo l’estate e speriamo che siano molti i volontari disposti ad impegnarsi generosamente per il bene di tutti.

 

Tania Brizi – Dario Ragni – Simone Marconi

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4 commenti

  1. Ma fate sempre parte del passato…non vi ricordate più? Tante belle parole…la famiglia, il lavoro, i giovani, ma di concreto niente lo zero assoluto, tutto questo disastro é iniziato anni fa. La politica dei mestieranti ha distrutto l’intera nazione.

  2. terza firma on

    attenzione è apparsa una terza firma.
    bei tempi quando lavorava in piazza. adè c è da fasse un segno della croce a entrà lì dentro…

  3. Tutta retorica, fate un programma preciso, servizi, nidi, assistenza agli anziani, opere pubbliche, livello di imposizione fiscale, parcheggi, interventi per il centro storico, trasporti, strade rurali. Questa storia della famiglia, cellula mafiosa della società, ha stufato. Soprattutto se parlate sempre e solo di famiglia basata sul matrimonio per fortuna ora spesso evitato dalle giovani coppie.

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