“Fai buon viaggio Grande uomo, qui ci pensiamo noi, la tua Francesca e le tue dolci nipotine saranno amate e protette come tu desideravi. Ciao Babbo”. Sono stati i figli Francesco e Simone sull’altare, davanti alla bara in legno chiaro e povero, perché da sempre il dermatologo recanatese aveva espresso il desiderio di essere cremato, a tracciare l’immagine del loro padre, Marco Simonacci morto lunedì 31 ottobre, probabilmente per un infarto, in Spagna dove era in vacanza con alcuni amici. Una cerimonia toccante davanti alle tantissime persone, fra cui i primi cittadini di Macerata, Sandro Parcaroli, e quello di Recanati, Antonio Bravi, che hanno voluto tributare a Simonacci un ultimo, affettuoso saluto.
Nella camera mortuaria, per tutta la mattinata, è stato ugualmente un via vai di persone che si sono soffermate commosse a guardare scorrere, sopra la bara chiusa, su uno schermo attorniato da un prato di fiori, le immagini di vita che ritraeva il professionista recanatese in diversi momenti felici con la sua famiglia, la moglie Francesca, i figli Francesco e Simone, la mamma Isolina, il fratello Paolo e gli amati nipoti.
Simone, a nome anche del fratello Francesco, ha ringraziato tutti per le tante testimonianze di affetto ricevute in questi giorni: “Voi tutti i presenti qui siete i frutti dell’albero, il vostro amore per Marco è il suo tesoro celeste e proprio da voi ho potuto riconoscere la pianta che era mio padre. Il mio grazie a voi sarà quello di restare fedeli ai suoi valori. Io e mio fratello continueremo ad onorare mio padre e saremo vicini alla comunità, pur con i nostri limiti, per servirla come ha fatto lui e continueremo ad esserci come ha fatto nostro padre Marco e nostro nonno Mario”.
“Mio padre per me è un eroe – ha detto commosso Francesco – perché per me lo è chi dedica la sua vita ad alleviare le sofferenze degli altri. Mi manchi da morire, ti voglio qui con noi e i tantissimi messaggi, le centinai di telefonate e le numerose testimonianze, ognuno aveva una storia da raccontare, mi hanno fatto capire che non te ne sei andato. Tutti ti volevano bene e io sono orgoglioso di te”.