Sabato 22 ottobre 2022 nell’Aula Magna del palazzo Comunale di Recanati durante l’inaugurazione del nuovo anno accademico Uniper Recanati “Don Giovanni Simonetti” si è svolta la conferenza su Andrea Pasqualino Marini, artista recanatese pressoché sconosciuto attivo tra la metà del Seicento e i primi del Settecento, ma citato da Calcagni “…con grido d’uno de’ migliori pittori”. Dopo i saluti del Sindaco di Recanati Antonio Bravi  e l’assessora alle culture Rita Soccio, Aurora Mogetta rettore dell’Uniper ha presentato gli interventi di Vincenzo Buontempo, bibliofilo e collezionista di testi antichi, della Responsabile del PatrimonioStorico Artistico della Soprintendenza Speciale di Roma dott.ssa Alessandra Lanzoni sui restauri della cupola e della dott.ssa Giulia Spina, dottoranda all’Università di Firenze sulla vita e la carriera del Marini.

Andrea Pasqualino Marini si trova a Roma negli anni ottanta del Seicento dove sembra formarsi tra gli allievi di Pietro da Cortona non senza però rimanere immune al classicismo di Carlo Maratta, il cui linguaggio stava diventando ufficiale nella pittura romana. Saranno quelle le occasioni che gli valsero l’ingresso nell’importante giro dei marchigiani a Roma, che avevano come “casa madre” la chiesa di San Salvatore in Lauro, e che gli permisero dunque di ottenere altre commissioni nella città papale. Fu sicuramente seguace e allievo di Carlo Maratta, figura centrale della pittura romana ed italiana della seconda metà del Seicento.

Il Marini è salito agli onori della cronaca quando nel Corriere della Sera dell’aprile del 2019 viene pubblicato un articolo sul restauro degli affreschi della cupola di Sant’Andrea delle Fratte, una delle chiese più importanti di Roma, nel quale appariva come ipotetico autore di questa grandiosa opera dal titolo “Allegoria della Redenzione”. Grazie a Vincenzo Buontempo e al suo interesse per la storia recanatese e ai personaggi che hanno dato lustro alla nostra città, si è potuto risalire al Marini quale autore del dipinto attraverso un documento trovato ben 12 anni fa ad Arezzo dove è descritta la cronaca minuziosa di quegli affreschi, su chi li aveva commissionati e chi li aveva dipinti.
Il nome di Marini compare nella guida di Roma di Gregorio Roisecco del 1750 in quella di Antonio Nibbi del 1827, ma finora non era stata trovata alcuna documentazione specifica che confermasse tale paternità.  Questo documento, relativo ad un processo che si è concluso nel 1696, cancella ogni dubbio e, inoltre, ricolloca il momento storico della realizzazione in anticipo di oltre dieci anni le varie ricostruzioni storiche. Durante l’incontro è stato presentato il libro “Andrea Pasqualino Marini un pittore riscoperto” con la presentazione di Marco Moroni e con i contributi di Vincenzo Buontempo e Giulia Spina.  Il saggio contiene alcuni aneddoti e le dichiarazioni del del muratore Marco Continenza e del pittore romano Lorenzo Nuvoloni, autore degli ornati e dei chiaroscuri, i quali affermano che i lavori furono eseguiti dal Marini su commissione di Don Giuseppe Anchè, il generoso curato della chiesa. Si ricordi che nell’articolo del Corriere della Sera di Edoardo Sassi si menzionava il particolare di una figura, tra le tante dipinte, che sembra non aveva niente a che fare con gli altri personaggi. È il volto di un uomo il cui sguardo punta dritto verso un probabile visitatore anziché essere rivolto verso Dio. Nell’articolo si ipotizza sia l’autoritratto dell’artista, mentre Buontempo azzarda un’altra ipotesi: che sia il ritratto del prezioso curato Don Archè, il committente?

Il Marini è l’autore della bellissima tela “Sposalizio mistico di Santa Caterina e San Giorgio”, conservata nella chiesa di Santa Maria Assunta di Castelnuovo, ma altre opere sono conservate nelle chiese recanatesi di San Filippo Neri, Santa Maria in Varano e chiesa dell’Assunta (fondazione IRCER). Altre sue opere, oltre a Roma e Recanati, si trovano a Macerata, Ancona, Urbino, Corridonia, Camerino, Matelica, Cortona, Tolentino.

-Nikla Cingolani

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