Il latte dei sogni è nutrimento per l’immaginazione, è esperienza onirica, è espressione del meraviglioso, è l’impossibile che si manifesta, è catturare dal vivo l’arte. Il latte, liquido femminile prezioso per il processo di crescita, diventa sostanza vitale per la fantasia e creatività. La curatrice Cecilia Alemani non poteva scegliere titolo più azzeccato. Il titolo è tratto da un racconto della pittrice surrealista Leonora Carrington scritto per i suoi figli in cui descrive un mondo nel quale è concesso cambiare e trasformarsi. La mostra riunisce opere che in tutta la loro ricchezza e varietà, esplorano atteggiamenti nei confronti della vita che non possono lasciare indifferenti, ma coinvolgono i nostri sentimenti ed i nostri pensieri, ci fanno sentire in comunione con la Terra, con l’inorganico, con l’essere animale, e mostrano una possibile fine dell’antropocentrismo, dove l’umanità è misura di tutte le cose. L’attenzione sulla presenza femminile nell’ambito del movimento surrealista, non solo segna un ridimensionamento del ruolo maschile nella storia dell’arte e nella cultura in generale, ma riporta il Surrealismo nell’ambito del presente. Quando nel secondo Novecento sembrava non ci fosse più spazio per il Surrealismo, superato dal concettualismo e minimalismo che eliminavano ogni simbolo e narrazione, l’arte ha dimostrato come il figurativismo abbia sempre ritagliato il suo spazio, e questa biennale ne è la prova.
Geniale la scelta di creare le cosiddette “Capsule del tempo”, cinque mostre nella mostra con un passato che viene risvegliato e rielaborato in modo del tutto alternativo nell’osservazione dell’arte del nostro tempo e dove la magia e background indigeni diventano linguaggi poetici e forme di emancipazione.

I Padiglioni più interessanti

Nel Padiglione Centrale (Giardini) il percorso espositivo inizia con la monumentale scultura in poliestere “Elefant/Elephant” (1987), della tedesca Katharina Fritsch, che con il suo colore verde scuro rimanda a civiltà aliene, come le sculture in cristallo di Andra Ursuta ricavate dai calchi del suo stesso corpo che viene poi trasformato, mutilato, a volte fuso con oggetti che oscillano tra natura e fantascienza. A queste fanno da sfondo una selezione inedita di “quadri a maglia” della famosa tedesca Rosemarie Trockel per valorizzare la manualità e l’artigianato in una società sempre più meccanizzata.
Il Belgio con una sua serie dell’artista Francis Alys, ben nota e se vogliamo storica (visto che è cominciata nel ‘99), di video girati in tutto il mondo dove in simultanea si vedono ragazzini giocare e divertirsi. Sono giochi inventati “dal basso”, poveri, semplicissimi; la Francia che vede Zineb Sedira  allestire un set cinematografico uscito dagli anni sessanta. Un tempo in cui Francia, Italia e Algeria erano soliti produrre pellicole insieme, dove il visitatore può interagire con gli oggetti di scena e osservare due ballerini eseguire un tango d’altri tempi; gli Stati Uniti padiglione affidato per la prima volta a una donna nera, Simone Leigh, che presenta sculture raffiguranti grandi corpi femminili che raccontano in modo silenzioso il dramma del razzismo; la Corea con l’inquietante spina dorsale attorcigliata e tecnologica di Yunchul Kim; il fuoco rituale di Latifa Echakhch nel padiglione svizzero con una serie di grandi sculture realizzate con il materiale di recupero delle Biennali precedenti e l’inquietante padiglione danese con un inaspettato dramma di vita e morte che ruota attorno a una famiglia di centauri inscenato dall’artista Uffe Isolotto.
Il padiglione Italia, con l’installazione di Gian Maria Tosatti, il primo artista italiano della storia ad avere tutto per sé il padiglione nazionale,  dall’impianto teatrale e un’atmosfera di completa sospensione, che ne dicano, è tutto da vedere. Ma anche Malta (Arsenale) , frutto di una collaborazione tra lo scultore italiano Arcangelo Sassolino e il teorico- artista maltese Giuseppe Schembri Bonacci, con musiche del maltese Brian Schembri è assolutamente da vedere. Un omaggio al capolavoro di Caravaggio La Decollazione di San Giovanni Battista, custodito, appunto, nella Concattedrale di La Valletta. Passato e presente si fondono, come fuso è l’acciaio che crea una pioggia di fuoco che stupisce e ipnotizza.

Ma l’Arsenale è la parte più chiara e indimenticabile di questa biennale. Vuoi per il monumentale e magnifico busto in bronzo di una donna nera dell’afro-americana Simone Leigh (rappresentante del suo paese con il Padiglione Stati Uniti) e il grande gruppo di forni antropomorfi in argilla dell’argentino Gabriel Chaile, ritratti stilizzati, ironici e teneri, dei suoi famigliari, dalle forme ispirate ai manufatti delle civiltà precolombiane.
Da vedere anche “Bonteheuwel/Epping”, del sudafricano Igshaan Adams. Si tratta di una delle sue “linee del desiderio”, ossia percorsi nati dall’erosione del traffico pedonale, usati durante l’Apparteheid per collegare comunità che il governo voleva separate. Adams li rappresenta dall’alto in modo che diventino solo dei pattern dagli infiniti colori che rende unendo tra loro minuscoli e disparati materiali (perline di pietra e vetro, conchiglie legno colorato, plastica, corda, filo metallico ecc). Le opere di Marguerite Humeau,  esposte alle Corderie dell’Arsenale sono sculture dalla forma strana, nate da una miscela alchemica di resine, alghe, ossa, polvere di minerali, plastica e vetro. Di queste tre sculture, che sembrano volare o fluttuare, o addirittura danzare in cerchio, seducono i gesti eleganti e fluidi.

Infine gli occhi, tanti occhi il cui sguardo punta sul pubblico e sul mondo dell’arte. Appaiono anche sulle copertine dei cataloghi; una scelta grafica appropriata quella della rappresentazione dell’occhio, simbolo di importanti temi che attraversano la mostra: sogni, identità, corpo e riflessione.

L’esposizione sarà visitabile fino a domenica 27 novembre.

-Nikla Cingolani

Foto ©Paolo Farina

Katharina Fritsch, Padiglione Centrale, (Giardini)

 

Padiglione Danimarca (Giardini)
Padiglione Francia (Giardini)

 

Padiglione Svizzera (Giardini)
Padiglione Corea (Giardini)
Padiglione Italia
Padiglione Malta (Arsenale)
Igshaan Adams, particolare (Arsenale)
Igshaan Adams (Arsenale)
Gabriel Chaile (Arsenale)
Simone Leigh (Arsenale)
Marguerite Humeau (Corderie Arsenale)
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