Esattamente un anno fa diversi sostenitori dell’attuale maggioranza bollarono l’ordinanza anti-movida firmata da Mozzicafreddo come proibizionista, sottolineando la deriva autoritaria della destra al governo nella nostra città. Oggi, registriamo il silenzio assordante di alcuni di questi sostenitori probabilmente sorpresi che il Sindaco Michelini abbia firmato la stessa identica ordinanza (uguale perfino nelle virgole a quella di Mozzicafreddo), e l’abile trasformismo degli ex amministratori di destra che lo scorso anno dalla Palazzo Volpini sostenevano convintamente l’ordinanza ma che oggi ne criticano l’attuazione, sostenendo che con le ordinanze non si risolve il problema. Nel mezzo, ci sono centinaia di giovani che soffrono da anni di un disagio che la politica e la società hanno chiaramente sottovalutato, cieche e sorde ai tanti segnali che pure erano evidenti.

La politica, intenta a giocare con se stessa ha smesso di occuparsi seriamente dei ragazzi.

Credo che trattare il tema della sicurezza accanto a quello dei giovani sia il segnale evidente del più grande fallimento sociale e politico della nostra epoca. E di nuovo, ci ritroviamo di fronte a fenomeni di disagio e violenza giovanile in apparenza dovuti all’abuso di alcool e di altre sostanze che minacciano seriamente la salute e l’incolumità dei nostri ragazzi ma che in fondo sono causati da un vuoto che abbiamo creato intorno a loro. E di nuovo, la risposta sembra non essere all’altezza della situazione perché di fatto non ci si occupa della radice del problema ma si tende a tamponare l’emergenza ricorrendo al divieto. E certo, arrivati a questo punto c’è poco altro da fare e infatti a ben guardare, accade la stessa identica cosa in tutte le altre città d’Italia interessate da questo problema; a Roma sono 13 anni che ogni estate i sindaci agiscono con la famosa ordinanza anti-movida.

Eppure il problema è ancora lì, irrisolto e sottovalutato. Non saranno le ordinanze a dare voce ai giovani, non sarà con i divieti e la repressione che costruiremo un futuro per i ragazzi.

L’unica strada da percorrere è quella fatta di politiche attive verso i giovani e non di politiche passive-repressive.

Prendiamo la situazione di Porto Recanati dove da decenni i giovani non hanno nessun posto adatto alle loro esigenze, un posto dove esprimere le proprie competenze, un posto dove imparare a conoscere i propri sentimenti dove poter vivere momenti di socialità diversi dal classico locale dove la principale offerta di svago è la consumazione. Dobbiamo convincerci che una città ben strutturata deve offrire anche una valida alternativa a questi pochi contesti di svago rimasti per i giovani. Non abbiamo un cinema, non abbiamo un teatro e negli stabilimenti balneari (tranne qualche rara eccezione) non ci sono più giochi per ragazzi, né per i piccoli (scivoli, altalene ecc.) né per i grandi (campi da beach volley, basket, calcetto). L’associazionismo giovanile è ridotto all’osso. Solo quest’anno e dopo troppi anni è stata ricostituita la Consulta dei Giovani.

Dove erano quelli della destra che oggi si lamentano che “non c’è niente sotto il sole…anzi sotto la luna” e che hanno amministrato la città praticamente ininterrottamente per venti anni? Il disagio giovanile è un problema che non si risolve con le ordinanze. Va ricreato un rapporto con i ragazzi, fatto di ascolto, fatto di occasioni di incontro. Vietare il consumo di alcool ai minori è giusto, tra l’altro non servirebbe neanche un’ordinanza in quanto c’è già un legge, ma a cosa serve vietare di giocare a pallone o passeggiare per la battigia?

Nei giorni scorsi come PD abbiamo scritto sulla questione Kursaal. Ecco, quella vicenda e l’insistenza con la quale stiamo chiedendo da mesi all’amministrazione di fare il possibile per aprire quella struttura, come pure la Casa degli artisti della quale non si sa più nulla, va proprio in questa direzione, che guarda cioè alla necessità di mettere a disposizione della collettività beni e strutture in grado di offrire momenti di svago alternativi. La politica e in generale i grandi, ovvero le istituzioni, la scuola e i genitori dovrebbero interrogarsi sui reali motivi che inducono i giovani ad essere violenti, non possiamo solo additare, dobbiamo trovare la forza di investire risorse ed energie sulla ricostruzione di una comunità disgregata e incapace di comunicare. Arrivati a questo punto, possiamo augurarci che il prezioso lavoro, che le forze dell’ordine sono chiamati a svolgere, riesca a limitare questi eventi violenti e pericolosi per salvaguardare l’incolumità di tutti.

Purtroppo l’ordinanza sarà inutile proprio come tutte quelle finora emesse. Sarà prioritario eliminare i divieti provando ad aumentare i controlli e la presenza delle forze dell’ordine come deterrente a situazioni di eventuale pericolo. E chiusa l’emergenza, occorrerà urgentemente avviare un percorso di politiche attive verso i giovani, che affronti con decisione la questione giovanile parlando di abuso di alcool ma anche di abuso di droghe, di educazione all’affettività e alla sessualità e proponendo occasioni di divertimento sano.

Ci sarà bisogno di una forte sinergia tra istituzioni, scuola, mondo dell’associazionismo e genitori che in alcuni casi sembrano essere apparentemente distratti e impreparati ad affrontare una questione così complessa.

Alessandro Palestrini

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1 commento

  1. Ario Roncitelli on

    Si continua con il solito vecchio cliché di “lisciare il pelo” a una qualsiasi categoria, co n lo scopo evidente di accaparrarsene i voti al momento opportuno. Porto Recanati negli anni è andata copiando il modello del “divertimentificio” in stile riviera romagnola anni ’70, senza preoccuparsi granchè del resto. Una conferma viene da questo comunicato, dove si arriva addirittura a tirare in ballo i più piccoli, con la mancanza di aree e giochi a loro dedicati.
    E poi è semplicemente patetico quando la politica (?) accusa di disinteresse e superficialità la… politica (?). Il consueto metodo della decrepita sinistra (?) di abbaiare alla luna, ma di non saper fare scelte precise, adeguate ai tempi, consapevoli dei mutamenti sociali e culturali. Ai vandalismi di ogni genere non si risponde partenalisticamente “lisciando il pelo” ai responsabili.

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