Nota dell’autrice | Perché “la gioia sospesa”? Tutti abbiamo condiviso l’esperienza del “lockdown”, questo confinamento quasi fino all’interno di noi stessi, che ci ha portato a non poter più, per esempio, abbracciare un familiare o stringere la mano ad un amico per manifestare i nostri sentimenti di gioia.
La gioia, appunto, si è come congelata, rappresa e, aggiungerei, sospesa in quell’abbraccio non dato, in quella mano non stretta. E “sospesi” sono pure i sentimenti che animano questa nuova raccolta di poesie, in cui Laura ci fa immergere in paesaggi fantastici, quasi onirici, in visioni di sé quasi immersa in atmosfere in bilico tra sogno e realtà, dove però la realtà tiene banco in modo assolutamente schiacciante e dispotico. Per sorpassare questa realtà così disumanizzante, ecco che LA GIOIA SOSPESA si pone come un libro di speranza, in cui l’Autrice cerca di dare risposte a quanto ci circonda. Non mancano momenti in cui la poetessa si diverte: IL POETA RAFFREDDATO, POETA A ROTO’… Ecco, un libro di gioia ritrovata e di speranza.

Nascere a Recanati e riconoscersi poeta, anzi, poetessa, non è stata per me impresa facile. Il comporre poesie, che per anni sono giaciute dentro un cassetto e poi trovare un Editore che le pubblicasse, anche questo non è stato facile.
Da ragazza ero molto timida e far parte agli altri dei miei pensieri, delle mie gioie e delle mie delusioni non mi passava neppure per l’anticamera del cervello, gelosa com’ero dei miei sentimenti.
Dopo, ma molto dopo, ho capito che la poesia è e dev’essere u linguaggio universale. Io la paragono un po’ alla musica, di cui è figlia. Pensate che i primi poemi dell’antichità erano cantati, si andava in guerra cantando e insieme poetando…Tante poesie di tanti autori sono state musicate, fra cui quelle di Alda Merini, tanto per fare un esempio.
L’assonanza, la rima, se ci sono, possono creare un insieme di musica e parole davvero emozionante.
La poesia non dev’essere intesa, secondo me, come un linguaggio per pochi iniziati, ma deve diventare, appunto, un linguaggio universale, che contiene in essa tutto: suoni, colori, profumi, sapori, ricordi. Il linguaggio dev’essere semplice ma non semplicistico, de’esser evocativo e contemporaneamente deve dare l’idea della realtà.
Ho iniziato a scrivere all’età di 14 anni. Prima ho letto molto, mi sono, per così dire, fatta le ossa leggendo di tutto, persino intere enciclopedie. All’età di 13 anni, la folgorazione: incontro la poesia di Arthur Rimbaud, e forse, grazie a lui, inizio a scrivere versi, che però rimangono per anni nel mio cassetto, fino alla pubblicazione del mio primo libro, CARPE VITAM, del febbraio 2014.
Seguiranno: CAPOLAVORO, BLOG, PASTA AL CIOCCOLATO,APPRODI E NAUFRAGI, DI VIOLE E DI ALTRI PENSIERI,LA GIOIA SOSPESA.

Laura Bocci

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