Certo evocare un episodio risalente addirittura a prima della nascita di Cristo per commentare avvenimenti di oggi può sembrare quanto meno eccessivo ma potrebbe risultare una buona metafora per descrivere le conseguenze del voto espresso lo scorso quattro ottobre. Come a tutti noto, in virtù anche del particolare sistema elettorale, il voto dei cittadini ha consentito l’insediamento a Palazzo Volpini di un nuovo governo cittadino. Un ricambio avvenuto dopo la permanenza di oltre cinque lustri di una maggioranza che, negli anni, ha espresso una classe dirigente che ha interpretato il proprio ruolo di guida in maniera esclusiva evitando sempre un reale confronto con le opposizioni ma sempre attenta ad accrescere la propria rete relazionale. Una scelta politica forse miope ma che, nel corso degli anni, privilegiando molto spesso interessi particolari rispetto a quelli generali, ha contribuito a creare una serie di zone d’ombra sulle quali si è ritenuto di non dover fare piena luce e che, nell’immaginario collettivo, hanno contribuito a generare dubbi e perplessità circa l’opportunità di quanto fatto. Un modo di comunicare parziale ormai datato e certamente non in linea con la società dell’informazione nella quale viviamo. Una comunicazione che, pur dando conto del titolo, spesso ometteva il contesto che veniva rapidamente riposto nei cassetti.
Cassetti che oggi, come era prevedibile, e che di fatto sono stati il convitato di pietra di tutta la campagna elettorale, qualcuno comincia ad aprire. E li apre non solo e non tanto per mera curiosità ma anche perché gli avvenimenti lo esigono.
La nuova moria di pesci nel laghetto Volpini è la prova tangibile della conseguenza di una superficialità nell’ amministrare la cosa pubblica che certamente non può essere liquidata con una semplice dichiarazione alla stampa in cui si afferma di aver affrontato il problema con impegno. Peggio ancora se poi viene suggerito, a chi ha ereditato il problema, di affrontarlo con serenità e serietà. Una dimostrazione di sfrontatezza ed arroganza che sembra nascondere ben altro che un consiglio a ben governare. Un ben governare che passa in secondo piano quando viene ricordato, a chi oggi ha la responsabilità del governo cittadino, che la situazione cittadina era ben conosciuta e documentata. Tra queste quella dell’Hotel House, del fosso della Vena e del laghetto Volpini. Dichiarazioni che al cittadino comune suonano abbastanza incomprensibili ma che forse potrebbero essere meglio decifrate da chi queste parole sono dirette.
Ma queste sono solo interpretazioni di chi non è a conoscenza di cosa ci sia in quei cassetti e dove magari esiste la documentazione che giustifica, oltre la moria di pesci al laghetto Volpini, anche perché sono stati spesi oltre seimila euro per interrare la fontana a Piazza Carradori o perché per progettare la trasformazione del Kursaal sia stato incaricato un esperto urbanista e non un professionista esperto del ramo. Senza dimenticare, naturalmente, il parziale rifacimento della condotta del metano in via Garibaldi.
Aprire questi cassetti, però, sarebbe come tornare ai tempi dei barbari e forse sarebbe anche politicamente scorretto? Ma oggi esiste ancora il “politically incorret”? E’ questa una domanda a cui è difficile dare una risposta. L’unica risposta, forse, risiede nella onestà intellettuale di colui che compie il gesto non per vendetta ma per il bene della comunità che deve amministrare. Quindi in conclusione cassetti aperti ma sempre e comunque un civile e democratico confronto secondo il sano principio che in politica non esistono nemici ma solo avversari. Credo che anche questo stia nel messaggio che gli elettori hanno inviato il quattro ottobre.
Gioacchino Di Martino – Porto Recanati, 3 dicembre 2021
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Dal pistolotto è saltata l’ultima parola: AMEN!