Se ne va anche “We Marche”, attività che si è sempre caratterizzata per la commercializzazione e degustazione di prodotti tipici del nostro territorio, siano essi alimentari che vini, da Piazza Leopardi e trasloca tutte le sue prelibatezze in via Roma, davanti alla scuola San Vito. Si spegne, così, un’altra luce dopo quella del “Caffè di Piazza Leopardi” di Alessandro Biagiola che ha già fatto i bagagli per andare a Montemorello, davanti casa Leopardi.

Massimo Scalmati, uno dei soci di “We Marche” sostiene che via Roma offre un maggior passeggio di gente perché ci sono più negozi di articoli diversi, oltre ad essere una via obbligata per raggiungere casa Leopardi. A questo si aggiunge la difficoltà di continuare a fare ristorazione all’aperto per i tanti ostacoli burocratici per progettare ed autorizzare dei dehors che permettano di ospitare i clienti anche nel periodo invernale. Il Comune ha sempre puntato il dito contro le imposizioni dettate dalla Sovrintendenza ai beni culturali ed architettonici, anche se città d’arte ben più importanti di Recanati hanno superato brillantemente ogni ostacolo.

L’Amministrazione all’inizio dell’estate scorsa aveva lanciato un bando rivolto ai proprietari di locali sfitti del centro storico, adibiti ad attività commerciali ed artigianali, perché li rendessero disponibili per un periodo di sei mesi a chi era intenzionato ad aprirvi un’attività per un periodo di prova. Il Comune avrebbe ricompensato il proprietario con una cifra forfettaria di mille euro per tutti i sei mesi di affitto per locali sotto i 100 metri quadrati di superficie e di 1500 sopra i 100mq. L’intenzione era quella rendere operativo il progetto entro il mese di giugno, poi slittato a luglio ed ora si parla di Natale. A farsi avanti sono stati 13 proprietari, di cui 9 in possesso di locali di piccole dimensioni e altri 4 di locali sopra i 100mq (uno in Corso Persiani raggiunge le dimensioni di 278 mq). I cittadini, che hanno risposto a questa offerta disponibili ad avviare un’attività, sono stati in 9. Si è, però, verificato che più di un’offerta è ricaduta sullo stesso locale e da qui la difficoltà del Comune di stilare una graduatoria e procedere, quindi, all’assegnazione degli immobili.

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