Non basta il centro diurno Alzheimer, ma anche il centro diurno di salute mentale a Recanati ha ridotto fortemente la sua attività dal febbraio del 2020, da quando è scoppiata la pandemia da Covid-19. Le famiglie che hanno un loro congiunto alle prese con problemi di salute mentale si sentono ormai abbandonate e vedono con disperazione i loro cari regredire in tema di autonomia.

Inaugurazione del Centro di salute Mentale – settembre 2019

Il servizio era stato inaugurato in pompa magna nei nuovi locali, posti nell’ex poliambulatorio dell’Asur, in via Cupa Madonna di Varano, nel settembre del 2019 alla presenza del presidente della Regione Marche, allora Luca Ceriscioli, del responsabile del servizio Sagripanti oltre al direttore dell’Area vasta 3, allora Alessandro Maccioni, ed infine della delegata alla sanità Antonella Mariani, con tanto di taglio del nastro. Poi, dopo appena cinque mesi, è stato chiuso. Il servizio interessa circa 20 pazienti del territorio oltre a tutti quelli che occasionalmente vi si rivolgevano.

Le famiglie hanno più volte chiesto al direttore dell’Area Vasta 3 di riaprire il servizio, garantendo quelle cure e percorso terapeutico indispensabili per evitare la regressione dello stato di salute del loro caro, ma inutilmente. Ad oggi, dopo ben 18 mesi, non si hanno segnali di attenzione a questa loro richiesta. Una mamma di un paese vicino è disperata. “Ho scritto all’Asur nell’ottobre dell’anno scorso sottolineando come la struttura sia molto ampia e può rispettare pienamente tutte le regole di sicurezza dettate dal Covid-19”. Insieme ad altri genitori, la donna nella lettera ha fatto notare come “mancando la guida fornita da tale struttura, i ragazzi vengono a trovarsi in gravi difficoltà. Mio figlio, in questo periodo, è retrocesso, soprattutto per ciò che concerne il rapporto sociale”.

Anche la sorella di una paziente recanatese non sa darsi pace di tanta indifferenza. Riferisce che il servizio, dalla chiusura del centro, va avanti con colloqui molto sporadici con la sua familiare che si reca nella struttura una volta ogni due settimane semplicemente per rifornirsi di medicinali e fare un’iniezione. Il resto del tempo lo passa dentro le mura di casa. E pensare che la ragazza, prima dell’inizio della pandemia, andava da sola, in piena autonomia, utilizzando il servizio pubblico di trasporto tutte le mattine al centro di salute mentale, poi, godendo di una piccola borsa lavoro, si recava alla casa di riposo degli Ircer dove aiutava nella sala mensa degli anziani. Quindi faceva rientro al centro sino al pomeriggio inoltrato, per poi ritornare a casa. “Non capisco – ci dice la sorella – perché questo è stato tutto interrotto, malgrado che gli ospiti si siano tutti vaccinati”.

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5 commenti

  1. Il centro va riaperto immediatamente. È una vergogna che tutte le occasioni siano buone per tagliare servizi e far ricadere tutto sulle spalle delle famiglie.

    • Sulle spalle delle donne, terremoto, pandemia, dad, chiusura di servizi, perdita di lavoro, e in premio dosi crescenti di violenza endofamiliare.

  2. anonima recanatese on

    non serve a nessuno la grande cerimonia d’inaugurazione in pompa magna e mettersi in mostra come nella foto, una bella parata di persone dal ruolo insignificante e pagate da noi…che dovrebbero vergognarsi perchè non fanno sicuramente gli interessi dei cittadini… ma i propri!!!!! questo servizio va ripristino e subito.. non sapete cosa significhi per una famiglia sostenere un problema del genere, essere soli e abbandonati da chi dovrebbe starti vicino!!!

  3. anna maria fedeli on

    E’ stato riaperto oppure no? Inutile stare a strapparsi i capelli per i tre morti nella villetta a Santa Croce a Macerata e poi abbandonare le famiglie nella prassi quotidiana. Mio fratello era handicappato molto grave ed è morto venti anni fa, quindi spero che le cose siano cambiate. Ma allora, se mi rivolgevo alle assistenti sociali, venivo trattata da inadeguata io e mi si rispondeva che poichè ne avevo la possibilità economica me ne dovevo fare carico io. Mio fratello è morto in una struttura a San Ginesio mentre il Comune di Recanati ( allora) si ricordava di lui sono quando doveva pagare imposte e tasse.

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