La salute e la sicurezza sul lavoro e la prevenzione devono essere una priorità a livello nazionale e soprattutto nelle Marche dove infortuni e malattie professionali carattere e dimensioni sempre più preoccupante, con oltre 4 mila infortuni denunciati nei primi 3 mesi dell’anno, di cui 3 mortali, dopo il tragico bilancio di 46 morti dell’anno scorso: dati particolarmente preoccupanti se si considera il forte calo delle ore lavorate a causa della pandemia.
Nelle Marche sono troppo poche le risorse destinate alla prevenzione: solo 101,2 milioni di euro nel 2019, ovvero il 2,8% del totale della spesa sanitaria. Valori decisamente al di sotto delle necessità, tra i più bassi a livello nazionale, e molto lontani dal dato medio nazionale che è del 4,4%. Ciò significa che per arrivare a sostenere la spesa media nazionale, le Marche dovrebbero spendere almeno 57 milioni di euro annui in più rispetto a quelli attuali, mentre mancano complessivamente 80 milioni di euro per raggiungere l’obiettivo richiesto del 5% della spesa complessiva.
“Per questo chiediamo alla Regione di garantire le risorse necessarie ad assicurare adeguati livelli di finanziamento e di organizzazione del sistema di prevenzione” dichiarano Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Claudia Mazzucchelli, rispettivamente Segretari generali di CGIL, CISL eUIL Marche.
All’interno del sistema prevenzione, preoccupa soprattutto la situazione critica dei Servizi per la Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro; servizi sempre più marginali nel panorama della sanità marchigiana e alle prese con organici insufficienti rispetto alle necessità: se si escludono le figure amministrative, tra medici, infermieri, tecnici e collaboratori vi lavorano solo 99 addetti, pari al 14% del personale dei dipartimenti prevenzione, e di questi i tecnici della prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro sono solo 56, ovvero l’8% di tutti gli addetti dei Dipartimenti Prevenzione.
E’ necessario quindi incrementare subito gli organici dedicati alle attività di vigilanza di tutti gli Enti a ciò deputati, dall’ASUR, all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, all’INAIL, per intensificare i controlli e aumentare il numero delle aziende e dei cantieri ispezionati e soprattutto, serve un impegno e investimenti adeguati a garantire prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, dai cantieri, alle attività agricole a quelle manifatturiere o dei servizi: investimenti pubblici e soprattutto investimenti delle imprese.
Occorre poi garantire che tra coloro che sono deputati all’attività ispettive e di prevenzione ci siano figure con competenze tecniche multidisciplinari a partire dalle competenze tecniche applicative di cantiere o industriali oltre a garantire la massima integrazione, coordinamento e sinergia tra i Servizi la Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro, l’INAIL, l’Ispettorato del Lavoro.
Chiediamo inoltre alla Regione di procedere subito alla definizione del Piano Mirato di Prevenzione e dei Piani di Prevenzione tematici come previsto dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025.
Aggiungono Barbaresi, Rossi e Mazzucchelli: “I più colpiti dagli infortuni sono i giovani e i migranti, cioè coloro che maggiormente vivono in condizioni di lavoro precario, instabile o senza formazione adeguata. Per questo è necessario mettere fine alla crescita del lavoro frammentato, e contrastare precarietà, frantumazione del lavoro e ricattabilità dei lavoratori, che anche lo stesso Ministero della Salute indica tra i principali fattori di rischio”.
“Vanno poi garantite norme più stringenti in materia di appalti e si deve agire sul fronte dell’organizzazione del lavoro: orari, turni, carichi di lavoro, macchine e attrezzature”.
“Occorre un’azione forte e decisa da parte di tutti, dalle imprese alle Istituzioni, investendo in sicurezza, prevenzione, ma anche formazione, lavoro stabile e di qualità e condizioni di lavoro dignitose”.
Fermiamo la strage nei luoghi di lavoro!
1 commento
Quando i cantieri edili sono ubicati in luoghi di difficile accesso o di difficile gestione bisognerebbe che tutti gli attori pubblici e privati si muovessero nell’ottica di favorire la massima sicurezza e benessere per i lavoratori. Per esempio dover montare e smontare ogni settimana una piazzola di cantiere con tanto di trasporto di carichi sospesi per un dislivello di oltre quindici metri non è proprio il massimo. Così come prendere di mira le brevi soste dei responsabili sicurezza dei cantieri solo perché regolamenti comunali piuttosto discutibili riservano gli stalli ai residenti in zona non è il massimo da parte della amministrazione comunale e degli addetti ai della SIS.