La Cgil, sulla crisi dei migranti in Bosnia, aggravatasi dopo l’incendio del 23 dicembre scorso nel campo di Lipa, ha promosso un’azione di concreta solidarietà attraverso la raccolta di cibo, medicinali e indumenti da inviare ai profughi bloccati alle frontiere, nel gelo dell’inverno, molto spesso senza cibo e indumenti adatti a ripararsi dal freddo.

“Abbiamo deciso –scrive in un comunicato – di mettere insieme le nostre esperienze di solidarietà per sensibilizzare e indurre le Istituzioni ad assumersi le responsabilità dell’accoglienza e dell’integrazione.

Indumenti, medicinali e derrate alimentari verranno raccolti a Recanati nei centri di quartiere di Castelnuovo e Montefiore, alla sede dell’Aido, la Croce Gialla e la Bottega del commercio equo.

Il centro di quartiere di Castelnuovo mette a disposizione un locale in Via Risorgimento (vicino all’edicola) nei giorni di giovedì 4 febbraio, venerdì 5 febbraio dalle ore 17,00 alle 19,00 e sabato 6 febbraio dalle ore 10,00 alle 12,00 per il conferimento di tutto quanto sarà raccolto anche dalle altre associazioni e provvederà a consegnarlo ai centri organizzativi regionali.

Le priorità di raccolta sono: abbigliamento invernale maschile taglie medio piccole, indumenti per bambini, calzature invernali e derrate alimentari (riso piuttosto che pasta).

Gli indumenti devono essere raccolti in sacchi divisi per tipologia e con indicazione esterna del contenuto, stessa cosa per gli alimentari in scatole di cartone.

La raccolta a Recanati va completata entro giovedì 11 febbraio. 

“Attualmente vi sono circa 900 persone – continua il comunicato della Cgil–che hanno bisogno di aiuto, chiedono che vengano fornite quanto prima delle tende sotto cui ripararsi. Per il terzo anno di fila con i campi abbandonati, a ridosso del confine croato e ci sono almeno 3000 persone che vagano tra le località di Bihac e Lipa. Non possiamo ignorare, non possiamo essere indifferenti rispetto a quello che sta succedendo sulla rotta dei Balcani.

Si tratta di migranti e profughi provenienti da Paesi come Afghanistan Pakistan, dall’Africa del nord che percorrono migliaia di chilometri, prima di arrivare in Bosnia. Prima di giungere a questa frontiera europea queste persone hanno già attraversato paesi come la Bulgaria e la Grecia. Il loro obiettivo è quello di raggiungere principalmente la Germania, o la Francia, l’Austria, oppure di salire ancora più a Nord. Bloccarli alla frontiera ha come risultato di far ricadere il peso di gestione di questa rotta balcanica su un Paese come la Bosnia che non è ricco e per di più è in piena pandemia Covid con il sistema sanitario sotto stress.

Stare zitti equivale ad essere complici di questa situazione, per questo con insistenza diciamo che l’Europa dovrebbe ripensare complessivamente alla strategia politica dell’immigrazione. Una strategia che metta al centro il rispetto dei diritti umani perché ormai sono documentati diversi episodi di violenza e abusi sui migranti commessi ai confini; ma anche una condivisione della responsabilità dell’accoglienza. Occorre occuparsi seriamente della redistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo che arrivano nei vari paesi europei e intervenire in maniera massiccia anche a livello umanitario in queste realtà dove solamente le organizzazioni non governative, i volontari sono impegnati”.

 

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