Recanati.  È diventato ormai uno standard essere divisi nelle idee, per poi additare chi la pensa diversamente come “negazionista”. Non è semplice, anzi, difficilissimo, far comprendere che, chi non segue le linee dettate come guida, o prova a fare un proprio ragionamento, a porsi domande, a ricercare una verità, forse lontana da tutti, non viene preso per colui che cerca qualcosa o che con realismo prova a darsi delle risposte, ma viene etichettato come negazionista. Per poi scendere, addirittura nel “complottista”. Però, in tutta sincerità, non riesco a scorgere un barlume di speranza in tutto questo, non riesco a comprendere, a valutare con la giusta osservazione la distinzione delle parti, e forse con un ragionamento più logico, forse, se non tutti, ma tanti, potrebbero ricadere nel calderone degli additati come complottisti o negazionisti.

Il Covid19 esiste, chi lo nega non è negazionista, ma scioccamente ingenuo. Detto ciò, quello che è da capire, studiare e valutare, se è veramente quel mostro che si dice e si spaccia, o se dietro a questo pseudo mostro c’è altro, ma soprattutto capire se noi ci siamo posti nella giusta maniera di osservazione e considerazione del fenomeno.

Chi mi conosce, chi mi ha seguito nei miei articoli che ho pubblicato sul sito di radioerre.it, nella mia rubrica di criminalistica e criminologia, potrebbe pensare che tutto questo esce dalle mie conoscenze e preparazioni professionali, infatti, voglio tranquillizzare, non è mio intento introdurmi nel discorso medico, sanitario, inteso come parere sull’epidemia di questa malattia, bensì valutare un aspetto diverso, ovvero il rapporto che la collettività ha avuto, sta avendo, ahimè, sta subendo in forma inconscia, senza una sana e serena reazione di valutazione, con il fenomeno della “manipolazione del consenso”. Questo potrebbe sembrare ancora lontano dalle mie attività, ma penso non sia cosi, nello studio della criminologia si dà molto spazio allo studio psicologico, allo studio della persona, della psiche, di quello che si percepisce e della differenza tra reale ed immaginario, lo studio della persona basato sul suo comportamento, le sue abitudini, il suo modo di fare, e tutto questo per tracciare, provare a tracciare il famoso “criminal profiling”, per carità, qui non parliamo di serial killer per lo meno lo spero, ma alla fine il sistema di studio ed approfondimento non è poi così lontano.

Come base del discorso che voglio proporre, prendo la pubblicazione intitolata “davanti alla – manipolazione del consenso – ai tempi dell’epidemia” del Filosofo Gianluca Magi (nato a Pesaro il 18.11.1970, filosofo e orientalista, storico delle idee e storico delle religioni, conoscitore delle dottrine esoteriche – da Wikipedia), che lancia l’allarme sulla durezza dei poteri dominanti che mettono in pericolo la democrazia, messo in rete come video e che io ho accuratamente trascritto, e dove andrò ad inserire delle mie osservazioni e considerazioni.

La democrazia è fondata sul dissenso, almeno quanto lo è sul consenso.  Il fatto è che oggi il dissenso, però, non è più possibile.

L’epidemia è stata descritta dai media per evocare nell’immaginario collettivo fenomeni come la peste, pestis, la grande malattia, la distruzione, la grande distruzione, per cui saremo tutti quanti in stato di pericolo e di morte imminente. Parlare costantemente nei termini di morte che incombe, questo confonde gli animi e perturba la ragione, perché induce ad un clima perenne di paura ed insicurezza.  Siamo passati così in uno stato permanente di emergenza, nel quale siamo indotti, ad accettare cose che sono perfettamente inaccettabili, lo stato di eccezione è diventato una condizione normale. La condizione normale ora è la sospensione di una vita normale. Una sospensione senza fine, ed ora ci stiamo abituando ad accettare cose che sono normalmente inaccettabili, perfino di non muoverci, perfino di stare lontano dagli affetti e perfino di non poter lavorare. Ci troviamo davanti un orizzonte che diventa sempre più oscuro, la crisi ecologica che oggi sappiamo essere una crisi sanitaria, una crisi sociale, una crisi economica, una crisi finanziaria, una crisi antropologica, una crisi psicologica, e tutte queste crisi sono ammassate, ammucchiate tra loro. I popoli ed i cittadini dei vari paesi non hanno più, giustamente, fiducia verso i governanti, non hanno più fiducia verso i dirigenti, non hanno più fiducia verso gli esperti, questo perché vedono chiaramente che c’è un problema. Quella fiducia è quindi ora svanita, allora il discorso dei governanti, il discorso dei dirigenti, il discorso degli esperti, che prima ottenevano spontaneamente quella fiducia, questo discorso, ora come diventa? Diventa questo, bene! Dato che i popoli sono cosi diffidenti, bisogna allora assolutamente limitare la democrazia per gestire le crisi. Però come in tanti ora ci rendiamo sempre più conto, il discorso è, le crisi ci saranno sempre ed aumenteranno sempre di più, quindi la democrazia diminuirà sempre di più. Questo è il senso implicito del discorso. Questo tipo di discorso vuole far rinunciare alla democrazia, perché la democrazia, come dicevamo all’inizio, non si fonda solo sul consenso, ma si forma anche sul dissenso, però il dissenso oggi non è più autorizzato nel mondo nuovo che ora si sta riscrivendo……..”

 

Qui faccio la prima pausa. Il consenso ed il dissenso, ci hanno abituato, da mesi, ormai un anno, ad ascoltare tante cose, ma tutte verso una direzione, tutte verso un unico punto di vista, senza contradditorio e senza dare la possibilità a chi la pensa diversamente, chi la vede diversamente, e non parlo di tuttologi o giornalisti, ma di scienziati, professori, legali, giuristi, di espletare il proprio pensiero, che poi di fatto è diverso da quello che ci vogliono far sapere. La potenzialità del dissenso, dissentire da quello che viene proposto, allarga le vedute, permette il ragionamento, favorisce la razionalità delle cose, ma se il dissenso viene negato, non è permesso, tutto va a scemare verso una convinzione di massa solo nella direzione che fa più comodo. Il tutto, ovviamente, con il benestare dei media, i più quotati e seguiti, che se ne guardano bene di invitare chi potrebbe manifestare dissenso o dare visioni diverse e contraddittorie da quelle che quotidianamente ci fanno ascoltare. Il gioco forza è sulla paura, sul terrorismo di imprimere nella mente delle persone il pericolo della morte, la fine del mondo, indurre a rinunciare alla vita per paura della morte, e questo, se lo analizziamo attentamente è il controsenso più assurdo e spaventoso di tutti, rinunciare alla vita per paura della morte. Questa prima parte del discorso termina con un’esplicazione spaventosa, che tanti giudicheranno complottista, assurda ed irreale, ma che se analizzata usando una buona proporzione di consenso e dissenso, potrebbe ampliare la veduta, mi riferisco al “nuovo mondo che oggi si sta riscrivendo”. Abbiamo sentito da più parti dire “…non sarà più come prima….” Ma ci siamo chiesti il perché? Un bambino, non voglio alzare di più l’asticella dell’intelligenza, un bambino si chiederebbe, ma se combattiamo il virus, combattiamo l’epidemia, rinunciamo a tanto, se non tutto, per tornare alla normalità da vincitori, con la sconfitta del virus, perché non sarà più come prima? È evidente che se a priori, ancor prima di sapere come potrà finire, vincitori o perdenti, si parte con la presupposizione che non sarà più come prima, il dissenso verso un’ipotetica premeditazione su cosa possa avvenire dopo è lecito, pensare che tutto sia già stato organizzato in visione ed in preparazione del “nuovo mondo” che oggi, i potenti del mondo, i governanti, stanno riscrivendo.

 

Gianluca Magi  continua “…….. nel nuovo mondo che si sta oggi riscrivendo, la cultura e l’istruzione che funzione hanno? Nessuna. La cultura e l’istruzione sono considerati non essenziali, allora ecco teatri chiusi, cinema chiusi, mostre chiuse, biblioteche chiuse, centri culturali chiusi, associazioni culturali chiuse, la cultura, con la sua potenziale di analisi critica del mondo ed il suo potenziale di dissenso, oggi è considerata non essenziale. Tutto chiuso, tagliato con l’accetta, ma un paese senza cultura, non è solo un paese miserabile, è un paese decapitato, un paese morto, e questo è assurdo ed ignobile. I teatri, i cinema, le biblioteche le mostre, i centri culturali, le associazioni culturali, vanno considerati come gli ospedali dell’anima, in cui uno si cura per conoscere e per sapere. Un paese è vivo quando è viva la sua cultura. La cultura e l’istruzione sono un bene primario come il pane, il pane della salute sociale e della salute di una comunità nazionale. Se la cultura è chiusa, è il lockdown dell’anima, diventiamo morti viventi, zombie…….”

 

Altra riflessione, partendo da una domanda, ma è possibile cancellare, se pur apparentemente, momentaneamente tutto ciò che gira intorno alla cultura? La risposta, non può essere diversa dal non è possibile, allora perché accettare tutto questo con apparente sottomissione e rassegnazione? Non voglio fare una critica o contestazione, però mi resta difficile comprendere come sia possibile e “concesso” potersi recare in chiesa, per partecipare ad una funzione religiosa, osservando il distanziamento ed indossando la mascherina, ed allo stesso pari non poter partecipare ad attività teatrali, cinema, mostre, recarsi in una biblioteca, frequentare centri culturali o associazioni, se è scientificamente provato che andare a messa non arreca pericolo di contagio, non può essere diverso per tutto ciò che gira intorno alla cultura. Ma qui, purtroppo, viene istintivo, per chi vuole essere realista e guardare oltre, rischiando di essere additato per “complottista”, che esiste una volontà superiore di far morire il mondo della cultura, in tutte le sue sfaccettature, e di conseguenza privare il paese del pane della salute sociale. Poi magari vedremo i prossimi giorni il “festival di Sanremo” con pubblico in presenza, ma questa è un’altra storia, e se dovesse accadere, è d’obbligo porsi domande, in particolare, chiedersi cosa ci hanno imposta fino ad oggi? Ci hanno imposto il “distanziamento sociale”, e pure qui ci sarebbe tanto da ridire ed osservare. Non certamente sul metodo, ma sull’espressione; si poteva tranquillamente dire “distanziamento fisico” per indicare l’opportunità di tenere una certa distanza di sicurezza tra le persone, ma hanno scelto di chiamarlo “distanziamento sociale” che collegato al “…non sarà più come prima…” lascia tanto spazio ad un subliminale messaggio di cambiamento del rapporto sociale, di scambio, di incontri di socializzazione, elemento essenziale per la sopravvivenza dell’essere umano e di una società. Ma in fondo questo lo abbiamo visto applicare con la scuola, dove i ragazzi, secondo loro, possono seguire le lezioni da casa, senza più una socializzazione diretta, concreta e vera, tutti i rapporti in video. Ma il massimo lo abbiamo toccato nelle scuole minori, dove i bambini possono andare, ma su banchi singoli, senza contatto diretto, con ricreazioni passate sul banco dove si consuma la merendina, senza più quello scambio giocoso tipico della fanciullezza che tutti noi conosciamo. Il tutto ancor più amplificato dall’impossibilità di gioco, svago e socializzazione che poteva dare il parco giochi per i bambini, la piazzetta, il bar, il pub, la discoteca per i più grandi, tutti chiusi in casa a basare la propria vita ed i propri contatti in forma virtuale davanti ad uno schermo. Tutto questo porterà la futura generazione di adulti ad una visione di vita sociale lontana da quello che conosciamo, e chi crede che ciò sia transitorio sbaglia, il progetto, l’idea è di instaurare questo comportamento come tipologia del mondo nuovo che si sta scrivendo, e non può essere diversamente, altrimenti la fatidica frase che non sarà più come prima non avrebbe senso e non si sarebbe dovuta dire. Poi, abbiamo visto baci ed abbracci al parlamento ed al senato, cronisti, fotografi e giornalisti ammassarsi spudoratamente, ma questo è un altro capito della storia della manipolazione del consenso………

 

Gianluca Magi  continua “……Contro la visione idealistica del – andrà tutto bene – ……” Invitando ciascuno a riaccendere la propria mobilitazione, e la la prima cosa da fare, secondo il filosofo è “…….non rimanere isolati, trovare punti fermi nel luogo di lavoro, nel proprio ambiente, nelle persone che come noi non sono contente del modo in cui stanno andando le cose cercare di tenere un rapporto stretto con queste persone per cercare di costruire ed immaginare realtà differenti a quelle prospettive pensate per noi senza riflessione ed in modo automatizzato…….La riflessione critica, essere ricercatori ed osservatori riflessivi con la mente aperta, non accontentarsi delle risposte preconfezionate dal  mainstream, che ci vengono propinate quotidianamente, quelle risposte di qualcuno che vuole pensare per noi ad al posto nostro………..non accontentarsi dei contatti virtuali, con social network, questi contatti virtuali sono insufficienti ed insoddisfacenti, che non creano quei rapporti reali, autentici, su cui noi essere umani ci siamo costruiti nel corso di decine e decine di migliaia di anni, quindi ricordiamoci che abbiamo una libertà psicopedagogica e possiamo fare diversamente……”

 

Conclude con quello che lui ritiene essere una linea vitale, l’invito a costruire ovunque “……delle micro-resistenze politiche, socio psicologiche…….. incontrarsi in piccoli gruppi, perché incontrarsi sulle video chiamate è illusorio, e significa consegnarci mani e piedi nel meccanismo della divisione, l’incontro virtuale è un falso contatto, un contatto inautentico……

la nostra missione storica è quella di creare queste piccole micro-resistenze per non disumanizzarci definitivamente.”

           

            Il problema è questo, la disumanizzazione della società, la perdita di rapporti sociali, il benessere ed il piacere di un abbraccio, un bacio, una carezza, il piacere di stringersi la mano e di guardarsi in faccia.

Fa male, molto male, vedere manifestazioni di protesta dove i ragazzi chiedono di andare a scuola ed i piccoli imprenditori di lavorare, il tutto condito da una propaganda per un’epidemia, con quotidiana rassegna dei decessi, che probabilmente trova origine in altri progetti, dove i governi dei singoli paesi sono delle pedine ad uso e consumo di un ente superiore che come obiettivo ha il nuovo mondo che stanno scrivendo.

 

 

 

Accattoli Gabriele

 

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