Per dirla con Dolores Prato, Valeriano apparteneva a Macerata, tuttavia Macerata non gli apparteneva. Era pensoso e guardava in un punto lontano, nel mio ufficio in galleria del Commercio, quando veniva a trovarmi nelle sue poco frequenti ‘scappate’ dalla villetta di Candia, per lui a metà tra il ‘buen retiro’ e il volontario esilio sin dal 1976. Sin da quando aveva lasciato all’Accademia di Belle Arti. “Era arrivata la lettera di nomina del ministro: sarei stato il nuovo direttore. Mi furono sufficienti 15 minuti 15 per declinare il grazioso invito..”. E via per sempre da Macerata, dalla natia Villa Potenza quando poco piu’ che adolescente aveva rinvenuto un piccolo grande tesoro di 400 monete romane dell’epoca di Silla, subito consegnate all’Istituzione ed era così che ‘sul campo’ era stato nominato ispettore onorario dalla Soprintendenza.

“Macerata? Quando ci vengo, tante pacche sulle spalle, strette di mano, tanti benvenuto da parte di tutti…purche’ ritorni in giornata a casa mia. Glielo leggo nei volti. Ed io ben volentieri tolgo il disturbo. A Candia lavoro duro e batto il ferro, tanto che la GdF mi ha classificato fiscalmente nella categoria dei fabbri -ferrai e mi è  dispiaciuto perché in realtà sarei uno scultore…”. Poi, Valeriano? “Poi mi vedo un paio di film in Vhs…”. Ed esagerando, un po’ melodrammaticamente aggiungeva: “In pratica, faccio una vita terribile”.

Tanti i ricordi dell’amico scomparso ad 82 anni il 29 agosto, mi si affollano nel cuore e nella mente. Non ne avrei mai voluto scriverne il coccodrillo, e cosi’ sarebbe andata quando ho compreso un disegno diverso transitando per un errore di incredibile spaesamento da parte di chi mi accompagnava in auto, davanti a quella villetta a Candia. Quando al di la’ delle alte piante ho rivisto, nella sintesi di un attimo, svettare le alte sculture del gruppo Mater Amabilis che ora domina piazza Pertini ad Ancona. Trubbiani riservo’ a me l’alto onore di quella anteprima. Era un sogno che si realizzava, iniziato molti anni fa nel retrobottega di Elvio Ferretti, padre del compagno di Accademia, Dante. “Li vedevo l’ in quello sgabuzzino a metà tra segheria ed atelier d’arte sempre insieme a dipingere quadri futuristi” mi rivelo’ un giorni Benito Lelli, marito di Mariella, adorata sorella di Dante. Uno di quei quadri poi l’ho rinvenuto all’inaugurazione della nuova bottega Ferretti, di Federico Lelli Ferretti, e Dante provvide allora ad autenticarlo…Tuttavia la Mater Amabilis si avvale del sigillo di un terzo Genio, Federico Fellini. Che su indicazione di Ferretti andò a trovare l’Esule triste di Candia nel suo antro-officina (lasciandone una testimonianza s ditta a dir poco eccezionale) e ne volle la firma per i bozzetti del film “…E la nave va”. Dove un gruppo familiare di rinoceronti lascia a bordo della scialuppa una nave da guerra ed approda ad Ancona.

A Macerata, Valeriano era stato il primo grande artista vivente ad esporre alle Grandi mostre estive di Palazzo Ricci, promosse dalla Findazione Carima, e qualche anno prima sarebbe rimasto nella storia delle Stagioni liriche griffando lo Sferisterio con un’opera seriale che resta il vero logo artistico dell’Arena.

Trubbiani amava come un fratello Giacomo Leopardi “dedicandogli, alla fine stremato 17 anni della mia produzione artistica”. Naturalmente Recanati e il CNSL non potevano non pensare a Trubbiani in occasione dei 150 anni dalla morte del Poeta nel 1987: un anniversario celebrato pure dalla presenza del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga”. Per lo scultore di Villa Potenza, un trionfo personale. Seppur attraversato dall’amarezza di polemiche che puntualmente ‘il Borgo Selvaggio non gli risparmio. Fu quando gli uccelli scolpiti in acciaio ‘in volo intorno alla Torre del Borgo, a causa del vento, produssero qualche lieve colpetto alle mura vetuste di una delle icone della poesia mondiale. Poca cosa ma Trubbiani aveva come ogni artista, una straordinaria sensibilità e non la prese bene.

Ci siamo rivisti a cavallo tra il 2005 e il 2006, a Fabriano, prima all’inaugurazione a cura della Fondazione Carifac, del museo di Edgardo Mannucci, uno dei suoi maestri (cui si deve pure il bozzetto della piazza a Corridonia dedicata al grande Filippo Corridoni) poi al Premio ‘Gentile’ voluto da Carlo Bo di cui Trubbiani aveva ideato l’altorilievo destinato agli illustri premiati. In quell’ottobre 2006, in occasione del Decennale, al centro della Festa, un vecchio amico di Valeriano: Dante Ferretti.

Trubbiani aveva avuto pure un altro maestro. Questo tutto maceratese: lo scultore del marmo De Angelis. Trubbiani avrebbe preferito, rispetto a lui, l’acciaio e il ferro ma tant’è. Lo ebbe sempre nel cuore, De Angelis, come Macerata citta’ dell’anima cui chiedeva protezione ed amore. “Chiudete la sera quei Cancelli, mi sentiro’ piu’ al sicuro tra queste mura” scrisse (riferisco a memoria) in un memorabile pezzo. Che mi diede da pubblicare su ‘Il Messaggero’.

Ora anche Lui, l’ultimo nato della stirpe dei Titani sul colle Sancti Juliani, se n’e’ andato alla vigilia della ricorrenza del Patrono eponimo. Speriamo che almeno stavolta Macerata ricordi l’ultimo suo Genio, l’Esule di Candia.

 

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