Gabriele Accattoli

Il 30 giugno 2019, iniziavo con la pubblicazione dei miei articoli su radioerre.it, nello spazio gentilmente concesso alla mia rubrica. Oggi, a distanza di un anno, circa, dopo la pubblicazione di 56 articoli, non posso non sentirmi soddisfatto del percorso che ho fatto insieme a tanti lettori, che in questo periodo hanno seguito i miei articoli. Chi fin dall’inizio ha letto quanto da me pubblicato, conosce pienamente lo scopo e lo sviluppo delle tematiche che ho trattato, atte, in primo luogo, a presentare e far meglio conoscere le attività di indagine, concentrando, per lo più, sull’analisi della scena del crimine ed i rilievi specifici su di essa.

Sono partito dalla nascita e conseguente storia della criminologia e criminalistica, percorrendo tutti gli step che hanno portato all’attuale attività, passata nel tempo, da esclusiva opera dell’organo inquirente ad una forma, giustissima, di contraddittorio tra le parti, tra gli esperti che rispondono direttamente all’Autorità Giudiziaria, e le parti dell’indagine, indagato e parte offesa.

Ho presentato le varie tipologie di rilievi tecnici sulla scena del crimine, dattiloscopici, fotografici, balistici, merceologici, planimetrici ecc., spiegando le loro finalità ed il corretto svolgimento; ho presentato il protocollo ed il sistema di approccio alla scena del crimine; per poi indicare delle linee di carattere criminologico relativamente allo studio del reo, alla profilazione del reo ed alle attività necessarie per dare un nome ad un autore di reato sconosciuto.

 

Ho presentato diversi casi di cronaca, dai serial killer italiani a fatti più recenti. Forse qui qualche volta sono stato frainteso, non era certamente mio intento scendere nell’annoso dibattito tipico dei talk show, sulla colpevolezza o innocenza dell’indagato, bensì, analizzare sotto un punto di vista criminologo e criminalistico, le attività svolte, i dati riscontrati e da qui far comprendere l’importanza delle prove, dei riscontri su dati certi e scientifici, al contrario di indizi o valutazioni personali.

Ma quello che di più mi ha preso, come ho detto in tanti articoli forse per una mia perversa mania, sicuramente dettata da una sorta di deformazione professionale dopo 33 anni di servizio nella Polizia Scientifica, è la scena del crimine, gli interventi ed accertamenti su di essa, la cura, la metodicità, l’attenzione e la professionalità nell’esperire le attività su di essa, ritenendo che la scena del crimine ci parla, che dobbiamo saperla ascoltare e leggere, ma soprattutto, questione inscindibile per un giusto risultato investigativo, accedere alla stessa ed eseguire i rilievi necessari con la mente sgombra da pregiudizi, liberi da qualsiasi influenza esterna e senza voler cercare riscontri per dare risposte a quello che noi vogliamo. La scena del crimine, permettetemi il termine apparentemente inopportuno, è sacra, è la partenza per qualsiasi successiva attività d’indagine. Partire nell’indagine di Polizia Giudiziaria con una scarsa o inappropriata valutazione della scena del crimine, equivale a partire con il piede sbagliato per tutto il proseguo dell’attività, arrivando, purtroppo, a valutazioni investigative e giudiziarie finali che potrebbero non dare una giusta risposta, sia sulla ricostruzione dell’evento criminoso, che, ahimè, sull’identificazione del responsabile del reato, il reo.

In diverse occasioni ho polemizzato su talk show televisivi, inerenti fatti di cronaca, e sulle figure di criminologi e criminalisti, più da spettacolo che da professionisti del settore, non tutti ovviamente, esistono senza alcun dubbio veri professionisti, ma tanti, purtroppo, esperti per studio, esperti nella teoria, che poi, magari, nella loro vita professionale, non hanno mai avuto occasione di mettere piede in una scena del crimine………..e lì pronti a dare giudizi o commenti senza avere la minima conoscenza o competenza in merito a rilievi tecnici di Polizia Scientifica, della ricerca delle prove, dei dati scientifici certi, basando la loro valutazione solo, o quasi, su questioni psicologiche, sociali o di puro carattere personale. Spettacoli televisivi che, a mio modestissimo parere, nel loro modo di fare, ovvero sentenziare ancor prima di chi è demandato per legge a farlo, il Giudice, rischiano di creare mostri, ed influenzare chi deve veramente decidere, andando ad amplificare quel sentimento popolare di giustizia, rischiando di prendere fischi per fiaschi…….

In diversi articoli ho lamentato, sempre a mio modestissimo parere, la paura, se non addirittura il rigetto, da parte di chi ne è competente, nel dire di non essere riusciti ad identificare l’autore del reato o, peggio, a ricostruire il vero evento criminoso, andando a voler dare, anche spinti dai talk show televisivi, per forza, costi quel che costi, un nome al reo, come se sia più vergognoso dire di non essere riusciti ad indentificarlo, o ricostruire l’evento, per dare origine allo spaventoso e per qualcuno deplorevole “cold case”, caso freddo, senza pensare o riflettere che è meglio lasciare in piedi un caso senza aver identificato un autore, piuttosto che rischiare di incolpare un innocente, ovvero, ripiegare sull’evento criminoso archiviandolo come suicidio, perché per impossibilità o convenienza, o per incapacità di saper leggere ed ascoltare la scena del crimine, non si è riusciti a dare un nome all’autore dell’omicidio.

Abbiamo visto insieme tanti casi di cronaca dove riscontri oggettivi, certi e scientifici, sulla scena del crimine, potevano dare, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, la certezza che si parlava di fatti reato come omicidio, invece poi archiviati come suicidi, il caso Luigi Tenco, Marco Pantani, Marco Cestaro, David Rossi, Raul Gardini e tanti altri, oppure il caso di Peppino Impastato, per anni archiviato come suicidio, poi, grazie alla caparbietà dei familiari ed alla professionalità di alcuni giudici, riaperto e chiuso come omicidio con tanto di condanne. Oppure casi di femminicidio dove si è giunti alla condanna del reo basandosi solo, o prevalentemente, su riscontri soggettivi, valutazioni personali, con assenza, o quasi di riscontri certi e scientifici, per citarne alcuni, il caso Ragusa, Ceste e Rea. Questi miei articoli non volevano, ad ogni costo, ribaltare l’ipotesi suicidaria in omicidio o ritenere i condannati innocenti, ma evidenziare alcune lacune investigative, valutazioni forse affrettate, spinte magari da necessità mediatiche, e basate su basi soggettive e non oggettive, ma rappresentare e far comprendere, l’importanza delle attività investigative e di rilievi sulla scena del crimine, con il riscontro di dati certi e scientifici, come ho detto sopra, con la mente sgombra da influenze, pressioni e pregiudizi.

Il tutto centrato su un discorso di criminologia applicata all’analisi di dati certi e scientifici, attività di criminalistica concreta, e non sulla valutazione personale di elementi sociologici e psicologici.

Da ultimo, non perché meno interessante, ho trattato la violenza sulle donne, in senso generale, gli abusi sessuali e lo stalking. L’argomento è ampio, ancora da approfondire ed ampliare, con i maltrattamenti in famiglia per sfociare in questioni di reati contro la persona, non da meno brutali, come bullismo e pedofilia.

Non ho trattato due argomenti particolari, stupefacenti e DNA, ma state tranquilli, non mancheranno. Anche perché, chi mi conosce personalmente, per vicissitudini familiari, tra l’altro, sa quanto mi possono stare a cuore problematiche inerenti gli stupefacenti, la dipendenza ed il bullismo.

Dopo questo articolo, e dopo un anno di lavoro, ho deciso di prendermi una piccola pausa, diciamo così, le vacanze estive, per tornare con voi a settembre, ed affrontare insieme nuovi casi, nuove questioni di criminologia e criminalistica, per riprendere insieme a voi questa esperienza che, spero, sia servita per far conoscere dei risvolti spesso sconosciuti, e dare delle prospettive di visione diverse e complete su argomenti non sempre approfonditi. Ovviamente, se nel corso della pausa estiva, dovessero verificarsi casi particolari o altro, cercherò di dare, continuare a dare, il mio contributo.

Ringrazio Radioerre di Recanati ed il suo direttore Asterio Tubaldi dell’opportunità che mi ha dato, con la speranza di aver collaborato con un piccolo contributo alla sua testata giornalistica locale.

Ringrazio i lettori che mi hanno seguito fin qui, quelli che occasionalmente lo hanno fatto, e quelli che con i loro commenti ai miei articoli, anche in forma privata, o con gli interventi nelle trasmissioni radio dove  Asterio Tubaldi mi ha invitato, mi hanno dato stimolo a continuare ed affrontare nuovi argomenti d’interesse da trattare.

Buone vacanze a tutti, ci risentiamo a settembre.

Accattoli Gabriele

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