Girio Marabini

Capita, in molte occasioni ormai, che la politica, quando non riesce a raggiungere i risultati auspicati, ne addebiti la responsabilità alla burocrazia che viene intesa in senso negativo come sinonimo di lungaggini, di formalismo eccessivo nella applicazione di norme e regolamenti. E’ davvero così? E’ sempre colpa, ad esempio, del funzionario che ha timore di assumersi le proprie responsabilità o che sconfina dai propri ambiti o che segue in modo formalmente ineccepibile le regole? Oppure non sono forse in alcuni casi le leggi , oggi i decreti legge cornice e i DPCM, che sono scritti in modo tale da risultare di non facile lettura, prevedendo mille passaggi e mille competenze e richiamando leggi, codici, commi  e regolamenti (con rimandi in certi casi addirittura a Regi decreti di 110 anni fa!) e che hanno  bisogno a volte  di ulteriori interpretazioni e chiarimenti (FAQ), a determinare in qualche modo, anche non volendo, quel tipo di burocrazia?

Vi ricordate  il paradosso di un tempo quando nel settore pubblico (ma anche nel privato) si usava fare il cosiddetto “sciopero bianco”? Il lavoratore si atteneva scrupolosamente alle norme , ai regolamenti e ai tempi di attuazione, provocando di fatto il blocco dell’espletamento delle pratiche. Ecco il paradosso: se si rispettasse la legge alla lettera, in teoria il lavoro dovrebbe risultare  efficiente ed efficace ed invece si provoca in molti casi il blocco dell’ iter amministrativo. La legge Bassanini del ’97 aveva cercato di portare in equilibrio il rapporto, tra politica e burocrazia, che era stato fino a quel momento asimmetrico a favore della politica, definendo gli ambiti di azione della stessa (potere di indirizzo e di controllo) e assegnando  autonomia di azione agli organi burocratici con la conseguente responsabilità in ordine ai risultati.

Si comprende come solo un rapporto dialettico e di collaborazione tra politica e burocrazia, la cui azione si caratterizza in particolare per l’ alta professionalità e per le specifiche conoscenze e competenze possedute ( e quindi tra l’altro non dovrebbe esserci alcun bisogno di task force esterne!), possa garantire una adeguata realizzazione delle politiche pubbliche. Tale rapporto di collaborazione è necessario soprattutto quando si assumono scelte politiche che incidono profondamente nella vita dei cittadini  come in questo particolare e difficile momento che sta attraversando la nostra cara Italia.

Dobbiamo ricordare, nell’economia di questo discorso, che la politica non ha solo un potere di indirizzo ma ha anche un potere di controllo. La politica, cioè, non può e non deve limitarsi ad impartire le  direttive o ad approvare le  leggi,  ma deve fare in modo che tali direttive siano chiare, semplici e di facile comprensione e siano attuate con la tempestività e l’ efficacia dovute, richiamando eventualmente alle proprie responsabilità chi deve adempiere al proprio compito e non lo fa in modo adeguato.

Un’ultima annotazione: la stessa legge Bassanini all’ art.20 aveva introdotto la legge annuale di semplificazione allo scopo di razionalizzare i procedimenti amministrativi attraverso un’ opera di delegificazione. Senza commento voglio ricordare i numeri dell’ ultimo decreto governativo denonminato “Rilancio”: 266 articoli per circa 323 pagine in .pdf. Il decreto avrà bisogno inoltre di circa 98 decreti attuativi.

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1 commento

  1. Se è il privato cittadino a lamentarsi degli adempimenti burocratici ne ha ben motivo. Ma se è un politico o peggio il Presidente del Consiglio, avvocato e docente di diritto per di più, siamo a Ionesco e al teatro dell’assurdo. Chi ha mai creato la trafila allucinante degli adempimento inutili se non il Parlamento approvando leggi che dicono tutto e l’incontrario di tutto, che si contraddicono e si accavallano in un groviglio inestricabile di norme tra l’altro appoggiate regolarmente da sanzioni pesantissime e puntigliosamente applicate solo al fine di prelevare somme dalle tasche dei cittadini per abusi inesistenti? Adesso si accorgono che la burocrazia strozza il Paese? Quando lo dicevano gli imprenditori o i singoli privati cittadini erano solo degli evasori o aspiranti tali.

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