Il nuovo libro di Antonella Chiusaroli, “In cammino dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie in Recanati”, rappresenta un’importante riscoperta storica e culturale del tratto di strada che unisce i quartieri delle Grazie e Castelnuovo. Pubblicato da Giaconi Editore è stato presentato sabato 26 aprile presso la chiesa stessa, nell’ambito dell’iniziativa “Storie in cammino sulla Via, la Via Lauretana: un viaggio nella sua storia”, serie di passeggiate narrate per ricordare l’antico tratto della Via Lauretana, un percorso ricco di storie e di tradizioni escluso dai Cammini Lauretani ufficiali.

Non è mancato il saluto da parte dell’amministrazione con Benito Mariani presidente del Consiglio comunale, autore della Presentazione contenuta nel libro.

Chiusaroli, esperta di arte locale, docente presso l’UNIPER Recanati “Don Giovanni Simonetti di Beni Culturali, ci guida attraverso un meccanismo narrativo che illumina un periodo cruciale per la città di Recanati riguardo al  legame tra i due quartieri che risale fin dal Trecento. Il quel periodo gli immigrati balcanici, insieme ad altri provenienti dall’entroterra centro-settentrionale, meno colpite dalla peste, migrano soprattutto per ragioni economiche e sociali, attratti dalla richiesta di braccia che veniva dalle regioni centrali della Penisola.

Nel Quattrocento, un’importante corrente migratoria albanese portò alla creazione della Confraternita degli Albanesi. È proprio a Elena d’Albania che, nel 1456, appare la Madonna nel luogo in cui sorge Santa Maria delle Grazie. Il collegamento tra i due quartieri avviene attraverso questa chiesa e Sant’Ubaldo, a Castelnuovo. La simbiosi tra queste due strutture ecclesiastiche assume un profondo valore simbolico, legato alla storica presenza della suddetta Confraternita, che si prendeva cura e gestiva entrambe le chiese. Sant’Ubaldo, sede della confraternita, si distinse come esempio di inclusione e accoglienza: nel corso dei secoli, questa comunità religiosa ha accolto pellegrini, migranti, schiavoni e morlacchi, creando un modello di integrazione rispettosa delle diversità culturali e sociali. La storia di questa confraternita testimonia l’importanza di valori quali l’ospitalità, la solidarietà e la pacifica convivenza tra popoli diversi, riflettendo un patrimonio di umanità che continua a ispirare.

Particolarmente interessante è la descrizione della chiesa di Santa Maria delle Grazie, i cui affreschi, nonostante il deterioramento, narrano una storia visiva di grande impatto. Tuttavia i residuali ancora conservano la loro originaria espressività, perciò varrebbe la pena tutelare e valorizzare questo patrimonio. Tra gli affreschi più rilevanti, spicca una Vergine sotto un tabernacolo sorretto da quattro colonne, sostenute delicatamente da angeli posti di fianco. Si tratta di una rappresentazione iconica della Madonna di Loreto, che si diffuse a partire dalla seconda metà del Trecento, prima di quella più nota, diffusa a partire dal 1470 a seguito del racconto agiografico del Teramano relativo al trasporto miracoloso della casa della Vergine. Esemplari di questo modello figurativo sono presenti ancora oggi in alcune chiese delle località ubicate in prossimità di molti tratti viari che costituiscono la Via Lauretana. La professoressa ha messo a disposizione un cartellone in cui sono citate le varie chiese e abbazie dove si trovano queste immagini mariane, tracciando un’iconografia della Madonna Lauretana di cui poco si conosce.

Una curiosità emersa dalla ricerca è relativa all’affresco di San Sebastiano, situato nella parete dell’altare, che sembra rientrare nella stessa produzione artistica della bottega che ha realizzato l’affresco del santo nella Chiesa di Sant’Agostino. Tutto lascia supporre che entrambe le figure siano state eseguite a partire da un medesimo cartone, meritevoli di un confronto che possa evidenziare l’importanza di un eventuale studio filologico nel caso si decidesse di procedere alla rimozione della calce anche nella parete dell’altare.

Il libro offre uno sguardo interessante sul paragrafo intitolato “Un cimitero che non venne realizzato”. Questa curiosità storica mette in luce le complesse questioni pratiche e logistiche che spesso si celano dietro le scelte urbanistiche. In questo caso, l’analisi riguardava l’orto dei Passionisti presso l’area del Monte Antignano (noto come de’ Cingolà), e il convento dei Minori Osservanti, dove attualmente si trova il cimitero. Questo confronto arricchisce ulteriormente la narrazione e invita a riflettere sulle dinamiche che influenzano lo sviluppo urbano.

Il volume di Chiusaroli si pone non solo come una testimonianza della storia di Recanati, ma anche come un invito alla riflessione sull’importanza di preservare il patrimonio artistico e culturale. Lo stile della studiosa è quello di un’analisi rigorosa e meticolosa, in cui la chiarezza dell’esposizione si unisce a una profonda comprensione del tema trattato. La cura nei dettagli e la passione per il tema traspaiono in ogni pagina, rendendo questo libro un imprescindibile strumento per chiunque voglia approfondire le nostre radici storiche.

In sintesi, “In cammino dalla chiesa di Santa Maria delle Grazie in Recanati” non è solo un’opera di ricerca, ma un viaggio emotivo nel tempo, capace di ispirare e sensibilizzare il lettore sull’importanza di accogliere le diversità e valorizzare il patrimonio culturale comune. Una lettura assolutamente consigliata a chiunque sia interessato alla storia locale, all’arte e alle dinamiche interculturali.

-Nikla Cingolani

Sant’Ubaldo

 

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