i 10 sindaci firmatari sono

Leonardo Catena, Sindaco di Montecassiano

Franco Capponi, Sindaco di Treia

Rolando Pecora, Sindaco di Montelupone

Lorella Cardinali, Sindaco di Montecosaro

Giuseppe Fabbroni, Sindaco di Caldarola

Andrea Gentili, Sindaco di Monte San Giusto

Mauro Romoli, Sindaco di Pollenza

Andrea Michelini, Sindaco di Porto Recanati

Angela Barbieri, Sindaco di Montefano

Mirko Mari, Sindaco di Colmurano

Questo documento nasce da un confronto di alcuni sindaci che non hanno condiviso le scelte avallate dalla maggioranza politica che ha eletto l’attuale Cda del Cosmari e che non sono stati coinvolti nei passaggi fondamentali sul futuro dell’azienda. Il Cda ha ritenuto di portare all’esame dell’Assemblea Generale del 20/02/2025 un elaborato che, nella sua apparente completezza, presenta scelte e prospettive decisamente preoccupanti rispetto al futuro dell’azienda Cosmari.

I punti più critici riguardano:

–  l’evoluzione dell’organizzazione di raccolta,

– la rinuncia alla realizzazione dell’impianto di recupero pannolini finanziato dal PNRR,

– la sostanziale rinuncia alla realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica, che pur non essendo espressamente dichiarata, di fatto è stata indirizzata su un binario morto da questo CdA,

– la situazione relativa alla discarica di appoggio

– e il programma di investimenti previsti da 100 milioni.

Quello che è stato diffuso rappresenta un chiaro messaggio all’esterno (tra l’altro così recepito dai media e dalla cittadinanza) di una società sull’orlo del dissesto finanziario, che non è e non sarà in grado di portare avanti le scelte che l’attendono, aprendo così la strada a soggetti privati che si presenteranno quali “benefattori” pronti a coprire gli oltre 100 milioni di investimento previsti e a rimettere in carreggiata una società con un bilancio insostenibile.

La maggioranza politica di destra già cinque anni fa, con l’indicazione del Sindaco Pezzanesi Presidente, aveva buttato alle ortiche il lavoro svolto in precedenza sia per condivisione che visione sulle scelte strategiche nella gestione dei rifiuti di questa provincia. L’incompatibilità di Pezzanesi, la vuota transizione del presidente Rogante e l’attuale presidenza Gattafoni voluti dalla destra, hanno portato ad un blocco amministrativo e gestionale di 5 anni in cui non sono state assunte le necessarie scelte strategiche perdendo occasioni e fondi.

La destra ha deciso di rompere un accordo di gestione unitaria del Cosmari, assumendosi una grave responsabilità di fronte ai cittadini, e di nominare autonomamente senza coinvolgere i sindaci civici e di centro-sinistra così come fatto nelle precedenti occasioni quando i rapporti di forza erano inversi. Si è voluto distruggere una collaborazione tra tutti i comuni e le forze politiche che da sempre aveva contribuito a gestire il Cosmari, a farlo crescere e a preservarlo da ogni infiltrazione, fino a portare Macerata in vetta alla Regione nel settore, come unica società pubblica di gestione provinciale in house, con le migliori performance (gestione unitaria, raccolta differenziata, costi di gestione, impiantistica, ecc.). Riteniamo questo passaggio molto grave in quanto ha contribuito a lasciare il Cosmari senza una guida politica forte e senza la capacità di esaminare e affrontare i problemi.

Con questo documento ci proponiamo di far sentire la nostra voce sia in Assemblea dei soci, in Cda e con la cittadinanza maceratese, per evidenziare non solo gli errori grossolani che la destra ha commesso, ma anche per suggerire possibili soluzioni per salvaguardare la gestione pubblica del ciclo dei rifiuti e ridare un futuro florido e solido al Cosmari.

 

Premessa

Questo documento prende spunto dall’analisi del programma presentato dal Presidente del Cda all’AG del 20/02/2025.

 

Vengono presi in considerazione solo i punti più rilevanti e che incidono sulla sostenibilità gestionale ed economica della società. L’obiettivo è quello di portare a conoscenza di tutti gli errori compiuti in questi anni e fornire una corretta rappresentazione in merito alla situazione finanziaria della società.

 

I punti più critici riguardano:

–  l’evoluzione dell’organizzazione di raccolta,

– la rinuncia alla realizzazione dell’impianto di recupero pannolini finanziato dal PNRR,

– la sostanziale rinuncia alla realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica, che pur non essendo espressamente dichiarata, di fatto è stata indirizzata su un binario morto da questo CdA,

– la situazione relativa alla discarica di appoggio

– e il programma di investimenti previsti da 100 milioni.

 

A parte aspetti generici e già inseriti nei programmi passati, come la necessità di avviare quanto prima le procedure di rinnovo dell’affidamento in house, la relazione si presenta per molte delle scelte proposte e approvate dalla maggioranza dell’Assemblea in pieno contrasto con il Piano d’Ambito e con la programmazione regionale.

 

Ci si chiede come possa il Presidente dell’ATA Parcaroli aver votato un documento di tal genere che smentisce in molti punti fondamentali gli indirizzi dettati dalla stessa ATA, senza proferir parola. Non è certamente la società di gestione a dover sperimentare nuove tecnologie gestionali e impiantistiche, ovvero a decidere se questa o quella previsione non debba essere attuata. Il Piano di Ambito (PdA) è stato prima redatto da una società specializzata e altamente qualificata che sulla base degli indirizzi regionali di settore, delle comparazioni tra diverse soluzioni impiantistiche e operative, e delle valutazioni economiche, e poi adottato dall’assemblea ATA.  Dopo un adeguato periodo di tempo per la pubblicazione e le osservazioni il PdA è divenuto impegnativo per il gestore ed rappresenta lo strumento principe di programmazione della gestione dei rifiuti nell’ATO, non della società affidataria il cui compito è solo quello della sua attuazione. Non sono certamente il presidente o il Cda del Cosmari ad avere l’autorità e la competenza per decidere di non attuare il Piano d’Ambito.

 

Prendiamo ora in esami i punti più rilevanti da affrontare.

 

  • Sperimentazione dei sistemi di raccolta e implementazione della Tariffa puntuale rifiuti (TARIP).

 

L’ATA, dopo molte insistenze, ha dato mandato al Cosmari di procedere alla sperimentazione dei cassonetti intelligenti proposta dal Comune di Macerata.

Se è vero che si è compresa la disponibilità di molti comuni, tra cui alcuni firmatari della presente, di consentire questa sperimentazione, è però anche vero che questo non significa in alcun modo porre sullo stesso piano questa iniziativa con l’introduzione dei Green Point attuata dal Cosmari nei due comuni di Castelraimondo e Monte San Giusto. Infatti, quest’ultima iniziativa è espressamente prevista dal Piano d’Ambito per riqualificare la raccolta stradale dei rifiuti di organico, pannolini e vetro, che oggi sta creando notevoli disservizi e abbandoni. Risulta allo stesso Cosmari, come riferito in varie occasioni, che questa iniziativa ha portato nei due comuni a risultati chiari e straordinari in termini di incremento della raccolta differenziata, della qualità della stessa e di risoluzione dei problemi di decoro urbano causato dai cassonetti stradali non controllati. In entrambi i comuni si è giunti alla vigilia dell’attuazione della tariffa puntuale.

A Macerata, invece, si è voluto procedere al totale abbandono della raccolta porta a porta, in contrasto con la previsione di Piano, per tornare ad una raccolta interamente stradale. Vengono installate postazioni esterne complete di cassonetti: 3 da 1.100 lt per i rifiuti oggi raccolti con il porta a porta e n. 2 bidoni da 240 lt, uno per l’organico e uno per il vetro. Il conferimento non è “controllato” per tutte le frazioni ma solo per l’indifferenziato, il resto sono semplici cassonetti o bidoni senza alcun controllo del conferimento, salvo il solo comando elettronico di apertura per alcuni e semplice apertura manuale. Quindi ritorno di 50 anni indietro con i cassonetti stradali e non più la raccolta porta a porta.

Pertanto, nessuna contrarietà rispetto alla sperimentazione di soluzioni migliorative per la raccolta di quelle frazioni di rifiuti soggetti a raccolta stradale, anzi è lo stesso Piano d’Ambito a consentirlo, a condizione che si rispetti le linee generali dettate dallo stesso e si proceda ad una chiara e verificabile valutazione dei risultati. Ma certamente non è possibile mettere sullo stesso piano le due iniziative come riportato nella relazione.

Inoltre il Cosmari dovrà prevedere immediatamente a definire una nuova tariffa per questo tipo di raccolta legata a tutti i nuovi fattori di costo. Numero di svuotamenti, tempi di svuotamento, personale impiegato, impatto del sistema sul modello di valorizzazione della differenziata, qualità della raccolta in termini di impurezza della differenziata e quant’altro, Se ciò non accadrà in tempi ristrettissimi certamente i componenti di questa iniziativa valuteranno le azioni da intraprendere in quanto il sicuro maggior costo di questo modello non può essere posto a carico di tutti i Comuni dell’Ambito, essendo questa organizzazione fuori dal Piano d’Ambito e quindi totalmente a carico del Comune che ne ha chiesto l’attivazione.

 

2) Impianto anerobico e di compostaggio

Si argomenta molto sullo stato del vecchio impianto di compostaggio e sul sostanziale azzeramento della procedura autorizzativa del nuovo impianto di digestione anaerobica. Non era un segreto la necessaria ristrutturazione dell’impianto di compostaggio che era stata da tempo prevista, visto che operava da oltre 25 anni. Risulta anche, però, che le precedenti amministrazioni della società avevano previsto di prevedere detto intervento all’interno del nuovo impianto di digestione anaerobica, mediante la realizzazione preventiva delle opere che avrebbero consentito di ristrutturare i capannoni e i biofiltri del vecchio impianto aerobico; quindi in via consequenziale si sarebbe dovuto procedere prima alla ristrutturazione e al revamping dell’impianto di compostaggio esistente e dopo alla realizzazione ed inserimento dell’impianto anaerobico. Il mancato finanziamento del PNRR sul progetto non aveva interrotto l’iter autorizzativo, ma si rendeva necessario procedere ad una riduzione delle opere, stralciando quelle non strettamente necessarie e procedendo per quanto possibile ad una realizzazione per stralci funzionali legata alle disponibilità finanziaria. Una soluzione ragionata che avrebbe evitato ogni interruzione dell’attività dell’impianto e la massima tutela dell’ambiente e della popolazione residente.

Con la sorprendente decisione della Provincia del settembre scorso, guarda caso dopo pochi giorni dall’elezione del nuovo CdA di Cosmari, che ha dichiarato decaduta la richiesta del Cosmari per la realizzazione del biodigestore, l’amministrazione di questa società ha ritenuto di adeguarsi alla stessa, senza alcuna azione a tutela della stessa società ma facendo di fatto pagare ai comuni e ai cittadini un prezzo altissimo. Infatti, senza muovere foglia Cosmari ha accettato supinamente il procedimento provinciale a dir poco tardivo e forzato, dopo due anni di istruttoria, il pagamento di oltre 500.000 euro di parcelle, diverse conferenze di servizio, decine e decine di elaborati ed approfondimenti trasmessi, sulla base di una particolarissima interpretazione dei tempi di consegna degli elaborati.

Si chiede:

– perchè non si è presentato ricorso al TAR Marche avverso la decisione di archiviazione della Provincia?

– a chi deve essere attribuita la responsabilità di questa vicenda, al Cosmari, alla Provincia o al gruppo di progettazione?;

– perché si è ritenuto di non ripresentare subito una nuova istanza alla Provincia?

Il progetto non era stato infatti bocciato per incompletezza, salvo un richiamo riportato nell’atto provinciale palesemente rafforzativo della decisione di considerare ritirata l’istanza PAUR, ed era stato approvato in ogni suo passaggio, comprese le integrazioni, dal Cda e della struttura aziendale. E ancora: a quale titolo il Presidente e il Cda hanno ritenuto di adeguarsi alla decisione della Provincia senza la contestuale richiesta di danni ai soggetti responsabili e la ripresentazione immediata del progetto. In questo modo ad oggi si sarebbe già attivato il nuovo iter da diversi mesi.

Ove il TAR si fosse pronunciato favorevolmente all’istanza Cosmari di annullamento dell’atto di archiviazione della richiesta di autorizzazione dell’impianto, ovvero se fosse stata ripresentata l’istanza di nuova autorizzazione, la parte di sistemazione del vecchio impianto sarebbe rimasta all’interno nel progetto anaerobico  e la sua attuazione avrebbe colto i seguenti risultati: si sarebbe proceduto al primo stralcio esecutivo dei lavori per evitare di fermare la produzione di compost e quindi all’effettuazione del revamping senza dover trasportare fuori regione il 50% della Frazione Organica dei Rifiuti Urbani (forsu) per almeno due anni.

La scissione dei due interventi, la realizzazione del biodigetsore dalla ristrutturazione del vecchio impianto di compostaggio, ha causato ulteriori ingenti danni economici all’azienda.

E’ un dato assodato che il digestore anaerobico scompare dalla previsione di investimento della società: al di la di mere chiacchiere con cui si è cercato di camuffare questa scelta, mettendo in campo una più che improbabile speranza di mano tesa dalla regione, o l’auspicio di altri finanziamenti del tutto campati in aria, la realtà è che si è deciso di riprogettare la sistemazione del vecchio impianto di compostaggio a parte mentre il biodigestore non viene riproposto nel piano investimenti (nemmeno nel libro dei sogni dei 100 milioni)  ma è relegato alle valutazioni da rinviare nei confronti tra più ambiti.

Tra gli ulteriori danni va indicato il mancato utilizzo in quota parte di eventuali contributi acquisiti per la realizzazione del biodigestore (es. GSE), per la ristrutturazione anche al vecchio impianto (es. se il contributo sul progetto complessivo fosse stato di 12 milioni, ben 4 sarebbero stati utilizzati per la sistemazione del vecchio impianto).

Invece il Cosmari dovrà procedere ad reperire a parte oltre 10 milioni per la sistemazione dell’impianto aerobico. Saremmo un caso pressochè unico in Italia  di rifacimento di un impianto aerobico senza inserimento dell’anaerobico.

Perchè si è giunti a questo? Forse perché questa amministrazione ha scelto di adeguarsi all’imput della Provincia e di qualche altra realtà esterna. Ricapitolando l’insieme dei danni causati dalla decisione della Provincia prima e del CdA del Cosmari poi, sono enormi:

– due anni e mezzo persi dietro la Provincia a guida Parcaroli per sentirsi dire che la procedura Procedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR) era  da ritenersi ritirata per ritardi nelle trasmissione di elaborati;

– oltre 500.000 euro di parcelle al gruppo di progettazione incaricato del progetto;

– circa 2,5 milioni, o forse il doppio, che Cosmari, e quindi i Comuni, dovranno accollarsi per il trattamento della frazione organica fuori regione per il tempo di sistemazione dell’impianto di compostaggio;

– una presumibile lievitazione dei futuri costi di trattamento della frazione organica senza biodigestore, con in più l’ammortamento dei costi di ristrutturazione (circa 10,5 milioni di euro), che farà ulteriormente aumentare l’attuale costo di 84 euro/ton, quando in Italia il prezzo di smaltimento della frazione organica in un impianto anaerobico scende ad almeno la metà;

– la perdita di ogni possibile contributo in quota parte concesso per l’impianto anaerobico.

 

Chiediamo per questo a chi saranno addebitati i costi di tutta questa operazione fallita senza responsabili?

Non siamo d’accordo con la scelta che questi costi vengano caricati sulla tariffa che pagano cittadini e imprese e siamo pronti ad assumere tutte le azioni possibili affinchè ciò non accada.

 

 

3) Impianto recupero pannolini PAP (Prodotti Assorbenti per la Persona)

Non si condivide la scelta fatta di abbandonare la realizzazione del progetto di recupero dei prodotti assorbenti per la persona. Se è vero che sono sopraggiunte alcune difficoltà che hanno rallentato la realizzazione di questo impianto in tutte le progettualità finanziate dal PNRR, è vero anche che la situazione si sta evolvendo positivamente nella stragrande maggioranza dei casi. Si è rinunciato con troppa leggerezza ad un finanziamento del PNRR di 10 milioni di euro. La scheda progetto prevedeva un investimento di questa entità, in grado di trattare i rifiuti PAP di almeno metà Regione, con progetto della ditta Fater, produttrice delle principali marche di pannolini e pannoloni in commercio. In seguito alle difficoltà incontrate nel recupero delle componenti di tali rifiuti e della classificazione end of waste (cessazione della qualifica di rifiuto) per alcune di esse, la Fater ha abbandonato il settore. Nel frattempo era stato completato l’iter di valutazione da parte del comitato PNRR e pubblicato l’elenco degli impianti simili di recupero finanziati dal PNRR (n. 13 in tutta Italia, tra cui quello del Cosmari, unico nelle Marche). A seguito del forfait della Fater si è dovuto riprogettare gli impianti e cercare di chiarire con il Ministero la problematica dell’end of waste per alcuni sottoprodotti. Davanti alla difficoltà di tutti i soggetti finanziati dal PNRR per detti impianti è stato addirittura costituito un tavolo di coordinamento a cura di Legambiente nazionale per  cercare di risolvere le difficoltà che si frapponevano all’avvio degli investimenti. Finalmente quando gli aspetti burocratici sembravano risolti molti impianti hanno iniziato la progettazione. Tranne pochissimi casi tra cui il Cosmari.

Ora il Cda del Cosmari asserisce che l’investimento sarebbe antieconomico in quanto: il costo di investimento non sarebbe interamente coperto del finanziamento PNRR, il costo di gestione sarebbe più alto del costo sostenuto oggi dai comuni per il trattamento degli RSU, per questo quasi tutte le realtà finanziate avrebbero rinunciato all’investimento, e, buon ultimo, i tempi per la realizzazione dell’impianto (30 giugno 2026) sarebbero ormai non più sufficienti al rispetto di tale termine.

Con queste motivazioni il CdA ha proposto all’A.G. di rinunciare al finanziamento.

Questa scelta andava valutata con più attenzione per le seguenti motivazioni:

  1. a) Non si sa a che punto è giunta la fase progettuale del Cosmari per questa opera, ma da quello che è riportato nella relazione sembra molto indietro. Forse un approfondimento dell’intervento avrebbe potuto portare ad una riduzione di alcuni costi: es. utilizzando capannoni esistenti, o pure infrastrutture esistenti: linea elettrica, depurazione, logistica. Poteva anche essere valutata una riduzione della potenzialità, ma sempre oltre i fabbisogni della provincia;
  2. b) Il costo di gestione avrebbe potuto essere ridotto? Non sappiamo ma forse, come è successo in altri impianti, si sarebbero valutate economie possibili con il resto dell’impianto, o forzando gli organi competenti, anche con l’appoggio di Legambiente, sulla via del recupero e della commercializzazione dei sottoprodotti. Si doveva valutare tutto ciò e ridurre al minimo lo scarto tra i costi attuali e quelli di recupero, tanto più se rapportati anche ai vantaggi di una riduzione di circa il 5/6 % dei PAP presenti sul totale dei rifiuti solidi urbani prodotti in provincia.
  3. c) Da informazioni assunte direttamente alla fonte e dal coordinamento, non sembra affatto provato che in Italia quasi tutti i soggetti beneficiari del contributo abbiano rinunciato. Ad oggi solo Olbia e Cagliari sembra abbiano rinunciato, mentre sono in fase di avanzata realizzazione gli impianti di Capannori (Lucca), ampliato anche per il recupero dei tessili (con ulteriori finanziamenti regionali) e di Contarina (TV), e sono in fase autorizzativa o di espletamento degli appalti tutti gli altri;
  4. d) Infine non è affatto dimostrato che i tempi di realizzazione richiesti non consentirebbero di completare l’impianto nei residui termini concessi dal PNRR, in quanto gran parte degli impianti di cui sopra sono nella fase di progettazione avanzata e di iter autorizzativo. Quindi ci sarebbe ancora tempo? Certamente non si poteva a cuor leggero perdere un così importante finanziamento. Sarebbe stato necessario, e lo sarebbe anche ora se si decidesse di rivedere la decisione, un confronto con Regione e Provincia (considerando che questo impianto è previsto nel PdA e nel PRGR), al fine di valutare, considerando le procedure autorizzative snellite previste dal PNRR, i tempi di rilascio dell’autorizzazione entro il prossimo autunno. Se poi il Cosmari avesse attuato la procedura di urgenza per l’affidamento dei lavori con l’affidamento sotto riserva del rilascio dell’autorizzazione, ci sarebbe ancora la possibilità di rispettare il termine del giugno 2026.

In conclusione la rinuncia a procedere alla realizzazione dell’impianto PAP rappresenta un atto in pieno contrasto che le previsioni del Piano Regionale e del Piano d’Ambito, e quindi di una decisione di estrema gravità, anche perché se quasi tutti gli impianti finanziati, dopo un iniziale periodo di sbandamento dovuto al forfait della società proponente (Fater Smart SpA), sembra siano avviati alla realizzazione degli stessi, non si capisce perché Cosmari non avrebbe potuto farlo: siamo così lontani da Lucca o da Perugia?

E’ grave che la nuova amministrazione del Cosmari si sia assuma così a cuor leggero la responsabilità di proporre l’abbandono di questa opera, che fa perdere alla nostra provincia un’importante strumento di qualificazione della raccolta differenziata al pari delle principali realtà più avanzate nel recupero dei rifiuti.  Chi paga?

 

4) Situazione discariche

Accanto alla telenovela dell’individuazione del nuovo sito della discarica comprensoriale, che sembra una rappresentazione senza fine e non si fa peccato a pensare che essendo imminenti le elezioni regionali questa maggioranza silenziosa (nel senso che i Comuni governati da Governi di destra sono stati espropriati dalla politica dal rappresentare gli interessi dei cittadini –come riduzione della TARI, mantenimento livelli occupazionali, Qualità Ambientale, ecc.) opti per un’ulteriore rinvio delle decisioni.

Anche l’ampliamento della discarica di Cingoli, l’uovo di Colombo da tempo ostentato dal Presidente dell’ATA rifiuti Parcaroli sembra far parte di questa sceneggiata per cui non si decide nulla per non far conoscere ai cittadini le vere intenzioni (realizzarla o no)  prima delle prossime elezioni regionali.

 

Con la chiusura ella discarica di Cingoli infatti, circa un anno fa, è iniziato il periodo di peregrinazione dei nostri rifiuti verso le discariche marchigiani disponibili. L’ipotesi comunicata dal Cosmari nel bilancio 2024 era di giungere all’inizio del 2026 ad aver attuato la soluzione intermedia di un ampliamento limitato della discarica di Cingoli (di circa 220.000 mc, sufficiente per 4/5 anni), in attesa di definire il nuovo sito di discarica e realizzare l’impianto.

Affinchè si realizzasse tale programma si dovevano verificare almeno le due condizioni poste dal Sindaco di Cingoli per concedere il proprio assenso:

1) l’ampliamento era ed è giustamente legato al positivo parere del Comune che sarebbe stato condizionato alla conclusione da parte dell’ATA dell’iter di individuazione almeno di una  rosa di possibili indicazioni sulla futura discarica. L’ATA si era impegnata a completare l’iter di individuazione entro il 31/12/2024 e non lo ha fatto;

2) Che venisse riconosciuto al comune un adeguato ristoro in termini ambientali ed economico, con accordo diretto tra comune e Cosmari.

Ebbene, nessuna di queste condizioni sono state ad oggi soddisfatte.

Inoltre in termini di cronoprogramma si prevedeva (bilancio 2024) un’accelerazione delle procedure di fatto con la progettazione immediata dell’ampliamento e l’anticipo degli appalti di realizzazione nelle more della procedura. In questo modo si auspicava la possibilità di disporre dell’ampliamento di Cingoli entro i primi mesi del 2026. Anche questa previsione non è stata rispettata!

Il programma Cosmari redatto a suo tempo, infatti, prevedeva di attuare la progettazione esecutiva dell’ampliamento anche prima che si realizzassero i passaggi di cui sopra per guadagnare tempo.

Succede, invece, che L’ATA si accorge solo ora che sul piano discariche va fatta la procedura di VAS, sulla base di un parere motivato emesso dalla Provincia di Macerata tre anni or sono – DD 3000079 del 18/02/2022 (i maliziosi direbbero che tutto ciò capita a fagiolo per scavalcare le elezioni regionali). Comunque non si è rispettato nemmeno il termine, fissato dalla stessa ATA, del 31/12/2024 e il Cosmari non ha predisposto entro tale data il progetto di ampliamento della discarica: sembra che lo sarà non prima del prossimo maggio.

Ma non solo,  nessuno della nuova amministrazione del Cosmari sembra abbia avuto la cortesia di avviare un approccio con Cingoli, intanto per definire i giusti ristori economici e le garanzie ambientali a favore del Comune, anche se, in assenza della definizione della famosa rosa di possibili nuovi siti, il Comune comunque non  potrà concedere il proprio nulla osta. Morale: l’ampliamento di Cingoli slitterà, bene che vada, di un altro anno, con almeno una maggiore spesa della società per abbancamenti fuori provincia di oltre  ulteriori 5 milioni di Euro! L’incapacità della destra di individuare il sito della nuova discarica e di procedere con l’ampliamento di quella di Cingoli ha comportato una sovrattassa per tutti i maceratesi con l’incremento della Tari. Non sapere o voler prendere decisioni ha un costo pesante che stanno pagando e pagheranno cittadini ignari di questa inerzia della politica maceratese.

 

5) Piano finanziario e fonti di investimento

Il Piano finanziario presentato come un’insieme di interventi senza alcun crono-programma e possibili fonti di finanziamento non ha alcun senso, anzi serve solo a dare l’immagine  di una società che si trova ad affrontare investimenti per oltre 100 milioni, abbandonando impianti fondamentali, per cui sembra proprio una strada aperta a qualche soggetto privato che ha forti interessi.

Il programma di investimenti deve necessariamente essere collegato ad un crono-programma sostenibile tecnicamente ed operativamente, ma anche ad un insieme di fonti di finanziamento. Ad esempio si dovrebbe valutare il ricorso a fonti esterne di cofinanziamento dell’impianto di digestione anaerobica dopo il mancato finanziamento del PNRR, come contributi GSE, partenariato, forme integrate di cofinanziamento, leasing, ecc., tenendo conto anche che la capacità di finanziamento generata dal bilancio della società non è affatto secondaria, come pure la possibilità di accesso al sistema bancario. Come si vede, con una adeguata programmazione degli interventi, con le dovute priorità, si poteva garantire il finanziamento di tutti gli interventi senza perdere la bussola.

 

6) La situazione amministrativa

L’anomala situazione generata dalla volontà, per la prima volta nella storia del Cosmari, di attuare una gestione di parte della società, superando quella unitaria, da sempre perseguita e attuata, rappresentativa di tutte le forze politiche e delle aree territoriali della provincia, accanto alla preoccupante azione che la nuova amministrazione ha portato avanti in questi pochi mesi fino a creare una situazione di vero e proprio stato di liquidazione, impongono una immediata correzione di rotta a salvaguardia della gestione pubblica del ciclo rifiuti, del posto di lavoro di oltre 600 dipendenti e dei risultati raggiunti in termini ambientali e di gestione ottimale dei rifiuti. Il fine è di riportare il Cosmari ad essere un punto di riferimento non solo nella Regione ma in tutta Italia, esempio di una gestione pubblica che ha saputo esercitare al meglio il proprio ruolo.

Per questo riteniamo  sia una precisa ed inderogabile corresponsabilizzazione dei comuni soci, che non possono non intervenire a tutela dei propri interessi in quanto proprietari della società e a salvaguardia del servizio e dei pubblici.

 

 

Conclusioni

Le problematiche sollevate nel presente atto, che sono le più eclatanti ed impattanti sulla società, devono, a parere dei firmatari della presente, essere affrontate con la massima celerità, anche in considerazione che il necessario procedimento di rinnovo anticipato della concessione di gestione diretta del servizio non può avviarsi senza la massima chiarezza economico/finanziaria e gestionale del contratto in essere.

Vanno affrontati immediatamente i problemi della riunificazione del progetto anaerobico e della ristrutturazione dell’impianto esistente, comprese le soluzioni finanziarie di copertura dell’investimento e vanno ricercate le più snelle procedure realizzative anche per stralci. Il tutto insieme ad una chiara definizione circa le eventuali responsabilità della decadenza della procedura autorizzativa e l’adozione di tutti i provvedimenti a tutela della società e dei suoi beni.

Inoltre, va rivalutata la decisione di rinunciare alla realizzazione dell’impianto di recupero di pannolini, ed eventualmente fosse possibile procedere ad una revisione della decisione assunta, anche attivando un tavolo urgente di confronto con la Regione, seguendo l’esempio della Toscana, per un possibile ampliamento dell’impianto per il trattamento dei tessili a servizio anche di altri Ambiti regionali.

Infine, si dovrà redigere un crono-programma legato alle compatibilità finanziarie proprie ed esterne disponibili (fonti e contributi pubblici), compreso l’accesso a finanziamenti bancari a medio termine o all’attivazione di forme di partenariato o leasing o locazione, ecc.

Per tutto quanto sopra, stante la grave situazione descritta dalla relazione del Presidente e le scelte che sono state adottate dal CdA per alcune opere che costituivano punti essenziali del programma approvato in precedenti atti delle società, a tutela di un bene pubblico, patrimonio di tutti i cittadini della nostra Provincia (e del comune di Loreto), si propone di rivedere ed integrare le conclusioni dell’AG del 20/02/2025 come segue:

1) Avviare un confronto tra i Comuni, le forze politiche e le aree territoriali presenti in assemblea per il ritorno alla gestione unitaria della società secondo il metodo adottato in precedenza;

2) Dare mandato al Comitato del Controllo Analogo di procedere ad un esame dettagliato e puntuale degli argomenti riportati nel presente documento e nella relazione del Presidente presentata nella stessa assemblea. Stante l’insieme di competenze tecniche, amministrative e finanziarie richieste, il Comitato potrà avvalersi della competenza del Comitato Tecnico Scientifico, oltre che della Direzione, dei componenti del Cda e dai responsabili di settore della società. Potranno anche essere richieste specifiche competenze esterne, nelle forme da definire, ove necessario. Stante la gravità della situazione si ritiene di consentire a tutti i soci che volessero farlo, di partecipare, come Sindaci o loro delegati, alle riunioni del Comitato Controllo Analogo,  senza diritto di voto;

3) le conclusioni, univoche o duplici, del Comitato Controllo Analogo saranno portare all’esame dell’AG, per le determinazioni di competenza.

 

Firmato

Leonardo Catena, Sindaco di Montecassiano

Franco Capponi, Sindaco di Treia

Rolando Pecora, Sindaco di Montelupone

Lorella Cardinali, Sindaco di Montecosaro

Giuseppe Fabbroni, Sindaco di Caldarola

Andrea Gentili, Sindaco di Monte San Giusto

Mauro Romoli, Sindaco di Pollenza

Andrea Michelini, Sindaco di Porto Recanati

Angela Barbieri, Sindaco di Montefano

Mirko Mari, Sindaco di Colmurano

 

 

 

 

 

 

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1 commento

  1. Perché Recanati,Macerata,Civitanova,POTENZA PIGENA…lo scrivo in dialetto…non firmano?
    Coerenza di colore?
    Elogio a Franco Capponi che nonostante è di centro destra dimostra obiettività,critica e tale comportamento lo porta ad essere cittadino libero!

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