Una visita a Faenza e al suo Museo Internazionale delle Ceramiche è un’esperienza imperdibile per chi desidera immergersi nel mondo incantevole della ceramica e scoprire l’eredità di un’arte che continua a far parte della vita quotidiana di questa affascinante città situata nel cuore dell’Emilia-Romagna. Faenza, per celebrare e preservare questa sua secolare tradizione rinomata in tutto il mondo, fonda nel 1908 il MIC, uno dei principali punti di riferimento nel panorama della ceramica a livello mondiale, ospitando una collezione straordinaria che raccoglie pezzi d’arte ceramica provenienti da diverse epoche e culture. La collezione del museo include oltre 60.000 opere, tra cui manufatti antichi, opere contemporanee e pezzi di grande valore storico e artistico. Il museo non si limita a esporre la tradizione della ceramica faentina, ma celebra anche la diversità delle tecniche e degli stili ceramici di tutto il mondo, con sezioni dedicate a opere provenienti da Asia, Europa e America.

Il Museo è un unicum nel panorama nazionale e internazionale, lo testimoniano gli incomparabili capolavori italiani del Rinascimento, le opere di Picasso, Matisse, Chagall, Leger, Burri, Fontana e altri innumerevoli esempi di eccellenza.  Tra questi spicca la vetrina del nostro Maestro ceramista Rodolfo Ceccaroni (Recanati 1891-1983), con i suoi piatti e ciotole decorati con sentimento religioso e popolare, tipico della sua arte. I titoli delle opere esposte, “L’arrivo del mosto”, “Muratori al lavoro”, “Donne e oche tienne poche”, testimoniano la sua poetica sviluppata su temi a lui cari come il lavoro dei campi, lo svolgersi delle stagioni, le feste religiose, le cronache popolari, in uno stile unico, che riflette la sua personalissima visione artistica e il suo legame con il territorio. Peccato le luci spente della vetrina!

Nella sezione del secondo Novecento troviamo altri artisti marchigiani:

Wladimiro Tulli (Macerata 1922 – 2003) è presente con alcuni pezzi tra cui spicca un piatto a decorazione graffita e a pennello con motivi astratti, in arancio, bordeaux, nero e verde su smalto bianco-rosato. Nella tesa è inserita la scritta “Questa è la prima ceramica eseguita da me nel 1957”.

Wladimiro Tulli, MIC, Faenza, La ceramica italiana del secondo Novecento.

Nanni Valentini (Sant’Angelo in Vado 1932 – Arcore 1985) è una delle personalità più singolari e vivide della ricerca artistica del secondo dopoguerra. Nel 1957 si trasferisce a Milano, dove frequenta Arnaldo e Giò Pomodoro, Ettore Sottsass e Lucio Fontana, che gli organizza la prima personale milanese presso la Galleria dell’Ariete nel 1958. L’amicizia con questi artisti, una forte propensione allo studio delle più disparate aree sapienziali e l’immersione nell’ambiente milanese degli anni sessanta, sviluppano rapidamente la sua poetica partita dalla ceramica verso un ragionamento fondamentale sulla forma plastica e sull’immagine. Nel decennio 1975-1985, Valentini, viene riconosciuto come uno dei massimi scultori in ceramica viventi.

Nanni Valentini, Fantasie, Premio Faenza 1956

Enzo Cucchi (Morro d’alba 1949) è uno dei grandi maestri che hanno caratterizzato la storia dell’arte italiana, e ancora oggi il suo nome spicca tra quelli degli artisti più prolifici e innovativi della scena contemporanea, tanto da essere diventato punto di riferimento per la giovane generazione artistica. Nel museo presenta una terracotta  smaltata bianca in cui i riferimenti figurativi si deformano e si estremizzano in consonanza con le urgenze interiori dell’artista.

Enzo Cucchi, Senza titolo, 2010

La ceramica a Faenza rappresenta un patrimonio culturale ricco e variegato, un simbolo di creatività e abilità artigianale che continua a essere valorizzato e rinnovato. Il MIC non è solo un luogo di esposizione, ma un vero e proprio fulcro di attività culturali che invitano visitatori di tutte le età a scoprire la bellezza e la storia di quest’arte antica.

-Nikla Cingolani

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