Torino. Sabato 20 luglio alle ore 11.00 del mattino i genitori del Piemonte si riuniranno di fronte al Municipio di Torino per chiedere una riforma sostanziale ed efficace della “tutela” minori in Piemonte.
Recentemente i media hanno svelato i racconti da brivido degli operatori della “tutela” in merito agli affidi facili a Torino, con una frase choc: “Più bimbi assegnate, più siete bravi.”.

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Purtroppo questi non sono fatti che ci sorprendono. Ci piace ricordare come la Professoressa Palmieri, in un’interrogazione parlamentare del 2020, segnalava la situazione della regione parlando di un vero e proprio «sistema Piemonte»: “La situazione Minori del Piemonte è affine a quella di tutte le regioni italiane. Ma emerge per alcune specificità particolari. […] Intanto, una infinità di casi di cui mi sono occupata, sempre qui in Piemonte, di una crudeltà ed efferatezza inusitate a cui è seguita una totale chiusura delle Istituzioni. Episodi in cui abbiamo visto ragazzini portati via davanti ad una scuola da un plotone di operatori e rinchiusi in comunità psichiatriche solo perché «litigavano con i genitori». Al di là di questi fatti specifici, in Piemonte abbiamo registrato la presenza di ben 531 strutture per minori e 146 enti che gestiscono tali strutture. Il dato più significativo, tra i tanti, è quello di ben 52 strutture psichiatriche per minori: il Piemonte è la regione con il maggior numero di comunità psichiatriche in Italia ! […] Attualmente, in Piemonte si contano 2.700 posti letto per bambini sottratti alla propria famiglia. Ognuno di questi posti, quando resta vuoto, rappresenta un mancato guadagno. Ecco, allora, che spesso vengono occupati anche da bambini provenienti da altre regioni. A tutto ciò dobbiamo aggiungere un elemento ulteriore, importantissimo. Il fitto sistema della formazione regionale, all’interno di tale sistema. […]. E allora è tutta una filiera, che si snoda lungo un percorso che ci indica persone che ricoprono ruoli importanti, nodali, CTU, CTP, servizi sociali che alimentano il sistema. […] È il sistema di connivenza tra potere politico, autorità giudiziaria e lobby psichiatriche e della formazione; ed è questo che, con coraggio, va scardinato.”.
Una breve ricerca su Internet mostra che la situazione del Piemonte è nota da decenni. Secondo una ricerca del 2009, circa il 70% degli allontanamenti in Piemonte non era dovuto a fatti gravi e accertati come abusi, violenze, maltrattamenti ecc. ma ad ipotesi e giudizi soggettivi quanto vincolanti. Nel 2020, dall’audizione della Commissione regionale d’indagine delle famiglie vittime del sistema affidi era emerso il potere assoluto degli operatori sociali sul destino dei bambini.
Per cercare contrastare questo fenomeno il Piemonte, in data 28 ottobre 2022, aveva approvato la legge “Allontanamento zero”. Ma purtroppo la legge non ha prodotto cambiamenti di rilievo per le famiglie e per i bambini che continuano ad essere separati ingiustamente dai genitori.
Infatti, le resistenze della Filiera Psichiatria in Piemonte sono ancora fortissime e la legge, di fatto, non ha intaccato il potere assoluto degli operatori sociali sul destino dei bambini. Basti pensare che a pochi mesi dall’approvazione della legge, alcuni consorzi di comuni – invece di lavorare in direzione della prevenzione delle sottrazioni – hanno organizzato un convegno per trovare nuove famiglie affidatarie.
Inoltre, la cultura della bellezza dell’allontanamento diffusa con vigore e per tante “buone ragioni” dai Guru della Filiera Psichiatrica è ancora imperante. E in ogni caso quei 2700 posti letto vanno riempiti (vedi: La Filiera Psichiatrica in Italia V. Palmieri).
Chi ne fa le spese sono i bambini che ancora oggi sono “incarcerati” lontani dalle loro famiglie. Continuiamo a vigilare e a fare proposte!
I bambini devo tornare a casa e le famiglie devono essere aiutate!
Liberare i bambini è la priorità!
Associazione Famiglie Unite per i Bambini

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2 commenti

  1. Bibbbiano e prima ancora il Forteto non sono bastati? Poi magari i servizi sociali si scordano di due anziane sorelle trovate mummificate dopo mesi. Forse occuparsi di anziani è meno redditizio?

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