A Firenze negli spazi del Museo degli Innocenti è in corso fino al 7 aprile 2024 la mostra dedicata ad Alphonse Mucha. Qui esposte per la prima volta le oltre 200 opere dell’artista ceco rappresentano una particolare occasione per ammirare il suo percorso artistico, personale e simbolista, che ha influenzato il design e la cultura a livello internazionale, divulgando una nuova estetica nell’arte decorativa. La mostra “Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau“, A cura di Tomoko Sato con la collaborazione di Francesca Villanti, prodotta da Arthemisia, è un tuffo nella Belle Époque in un percorso di cinque sezioni tematiche che vanno dal rapporto con la Divina Sarah Bernhardt alla passione per l’arte e la cultura tradizionale bretone e la profonda amicizia con Paul Gauguin; dai poster con le angeliche figure femminili incorniciate da geometrie fluide e sensuali, all’Epopea slava, la serie di 20 dipinti di grandi dimensioni che ripercorrono momenti chiave della storia del popolo ceco e degli altri popoli slavi in cui Mucha unisce la tradizione del dipinto storico a nuove atmosfere onirico-simboliche. In un manifesto la figlia è ritratta come uno spirito guida del popolo. Jaroslava Mucha non solo posò per i dipinti, ma fu assistente tecnico di suo padre mentre stava lavorando all’Epopea; dall’inconfondibile moda “stile Mucha”, che influenzerà tutta l’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900, ai manifesti pubblicitari testimoni della collaborazione dell’artista con molte aziende importanti, fino alla sezione dedicata a Galileo Chini, uno dei più importanti protagonisti italiani dell’epoca Liberty. Il legame tra i due artisti avviene tramite l’attraversamento di un tunnel dove è possibile vivere un’esperienza immersiva circondati da fiori e tappeti erbosi con il brano La Moldava del compositore Smetana come sottofondo musicale, un inno alla Vita nella sua forma più incontaminata e pura.
In mostra anche l’intrigante video di Loie Fuller la ballerina di skirt dance inventrice di una nuova danza che riproduceva forme serpentine e floreali.  Pioniera della danza moderna la Fuller fu anticipatrice di importanti idee e influenzò il mondo dell’arte. Infatti, con le prime ondulazioni delle sue sete, sembrava avesse portato l’Art Nouveau in scena e il suo arrivo a Parigi coincise proprio con la nascita di questo stile. La sua immagine iconica servì d’ispirazione per la realizzazione di oggetti d’uso quotidiano.  Un vaso in porcellana lavorato a mano,  realizzato dalla ditta Richard Ginori,  sembra ispirato alla sua figura.
Mucha è riuscito a trovare la giusta ispirazione dalla natura e l’ha saputa tradurre in forma ondulata, con una netta linea e dinamica. Nella gioielleria Fouquet’s le figure, gli oggetti, i mobili e l’arredamento prendono vita e si evolvono facilmente in forme simili a piante e fiori. È un esempio di opera d’arte totale, dove ogni cosa si amalgama creando un ambiente unico e originale.
Durante il percorso espositivo emerge non solo il lato artistico-decorativo, ma anche l’impegno politico e la sua idea di un’arte liberatoria capace di comunicare speranza nel vedere un’intera umanità camminare all’unanimità e con comprensione reciproca per migliorare il mondo e favorire il progresso. In un momento storico come quello attuale dove si avverte il pericolo di una probabile deumanizzazione  questa mostra è un compendio puntuale che conferma l’importanza di tale messaggio.

-Nikla Cingolani

Alphonse Mucha nasce a Ivancice, nella Repubblica Ceca, nel 1860.
Fervente patriota e sostenitore della libertà politica dei popoli slavi, si dedica all’arte e nel 1887 si trasferisce a Parigi dove affina le sue arti e incontra la donna che cambierà per sempre la sua vita, Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, che affida a Mucha la sua immagine rendendolo popolarissimo.
Nasce il mito delle “donne di Mucha”, e le aziende se lo contendono per reclamizzare i propri prodotti, dando vita alle intramontabili campagne pubblicitarie come quella del cioccolato Nestlé, dello champagne Moët & Chandon, e ancora delle sigarette, della birra, dei biscotti e dei profumi.
Mucha però non dimentica l’impegno patriottico e sociale. Nel 1910 torna a Praga e si dedica per quasi venti anni a quello che è considerato il suo più grande capolavoro, l’Epopea slava, opera colossale composta da venti enormi tele in cui racconta i principali avvenimenti della storia slava.
Mucha morirà a Praga nel 1939.

Foto ©Farina Paolo

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