Sono numeri preoccupanti quelli della lista d’attesa di anziani non autosufficienti che da tempo chiedono un posto-letto alla casa di riposo visto che o sono soli o la loro famiglia è in difficoltà. La casa di riposo Ester Gigli di Recanati ad oggi non ha un solo posto libero dei 72 autorizzati di cui una trentina sono occupati da anziani malati di Alzheimer o di demenza senile mentre negli altri sono ospitate persone non autosufficienti.  “Purtroppo non sono sufficienti, rimarca con rammarico Giacomo Camilletti, presidente della Fondazione Ircer che gestisce i servizi. A luglio avevamo in lista di attesa circa 40 recanatesi e 200 residenti fuori comune. Bisogna sempre ricordarsi che dietro a queste richieste ci sono disagi e sofferenza e ho l’impressione che il problema sia sottovalutato dalla politica che forse è troppo lontana dalla vita reale. La popolazione invecchia e bisogna affrontare con urgenza il problema e investire più risorse nei servizi”.

Per le famiglie c’è anche il problema della retta per la quale spesso la pensione dell’anziano non basta: nel 2023 l’Ircer è stata costretta ad aumentare la retta di 120 euro all’anno passando così dalle 1.550 del 2022 alle attuali 1.670 ((100 euro di più per i malati Alzheimer dove c’è bisogno di più assistenza) visto che le spese sono aumentate di circa il 9% per le derrate alimentari, il personale, i servizi esterni, l’energia elettrica e il gas oltre all’adeguamento alle norme anti covid. “Per il 2024 – spiega Camilletti – non ne abbiamo ancora parlato: cercheremo di tenere duro perché sappiamo bene le difficoltà in cui si trovano le famiglie”.

Aiuti, purtroppo, non ne arrivano e Camilletti spiega che anche il volontariato è poco presente in struttura senza parlare del servizio civile per il quale nessun giovane ha fatto domanda: “i ragazzi non vogliono venire in casa di riposo. Per noi l’importante è chiudere i conti a pareggio, ma non è facile e anche la nostra Azienda Agraria ormai non ha più gli incassi di una volta La Regione ha stanziato un contributo di circa 40 euro a persona, una cifra che copre appena il 30% del reale costo del servizio e sarebbe necessario molto di più”.

La Fondazione Ircer è riuscitain questi giorni anche a raggiungere un ambito traguardo: quello del nuovo accreditamento previsto dalla legge: “Per avere questo abbiamo fatto diversi investimenti nella struttura oltre ad impegnarci a migliorare la qualità del servizio. È stato redatto un manuale per tutte le procedure adottate e si è formato adeguatamente il personale oltre a creare nuove figure mediche fra cui quella del direttore sanitario (si fa il nome di Gianni Turchetti, ex direttore di distretto della vecchia Asur di Macerata ndr) e una nuova coordinatrice infermieristica, una professionista con tanta esperienza anche nelle case di riposo, Chiara Boscolo. Bravi i dipendenti che si sono molto impegnati in questa importante procedura”.

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8 commenti

    • c’è un referendum per blocccare o almeno limitare questo invio di armi, ma viene opportunamene oscurato da tutti i media…..allineati all greppia.

  1. DOVETE AMPLIA’ QUELLA SPECIE DI STRUTTURA VECCHIA E BRUTTA MAGARI FACENDONE UNA NUOVA, MA NON ANDATE MAI A FARE UN GIRETTO IN ALTRI COMUNI?

    • Così se viene un’altra pandemia i problemi anziani e pensioni si risolvono alla radice. Il modello casa di riposo almeno per gli autosufficienti è superato, pericoloso, alienante, crudele.

  2. Si chiamano silveri cohousing molto diffusi nei paesi del centro nord Europa, spazi Individuali privati, taluni servizi in comune, spazi comuni per socializzare, un po’ di auto mutuo aiuto. Costano meno delle case di riposo, abbinati a strumenti di monitoraggio ed eventuale allarme sullo stato di salute possono costituire una valida ed economica alternativa alla casa di riposo. In Italia manca una regolamentazione ad hoc ma la assessora ai servizi sociali potrebbe forse promuovere un esperimento pilota nella ns città.

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