– Sono numeri che lasciano senza fiato quelli raccolti dal pronto soccorso del Bambino Gesù di Roma: 387
tentativi di suicidio tra i giovani, il 90% sono ragazze e l’età media è di 15 anni. Queste cifre, raccapriccianti e apparentemente
incomprensibili, svelano una verità che non possiamo più permetterci di ignorare. “Ascoltate bene, perché questo è più che un
allarme, è un grido di disperazione che non possiamo più ignorare,” avverte il Prof. Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta, docente
universitario e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo.

Cosa sta accadendo ai nostri giovani? Dove stiamo sbagliando come società, come genitori, come educatori? “Siamo davanti a un
fallimento collettivo,” afferma con fermezza il Prof. Lavenia.

Lo stereotipo che vuole i giovani ossessionati dai “like” e dalle visualizzazioni online è diventato un facile capro espiatorio, ma la
realtà è ben più complessa e angosciante. “E basta con questo mantra che il bisogno disperato di ‘like’ e di visualizzazioni sia il
problema. No, cari miei, quello è solo un sintomo. Il vero virus qui è la nostra indifferenza e abbandono,” avverte il professore.

Non è il momento di nascondersi dietro ai propri smartphone o di immergersi in una realtà virtuale, sperando che il problema
scompaia da solo. “Stiamo attenti, perché la rabbia che questi giovani provano è la faccia nascosta della depressione. E loro non
sono solo arrabbiati, sono invisibili!” continua il Prof. Lavenia.

La responsabilità ricade su tutti noi: genitori, educatori e la società nel suo insieme. “Invece di dare like a qualche foto finta su
Instagram, forse è ora di fare click su quella cosa chiamata responsabilità genitoriale!” esorta il Prof. Lavenia. “E allora agiamo,
per l’amor del cielo, prima che questa ‘emergenza silente’ diventi il necrologio di una generazione,” afferma lo psicoterapeuta.
Non possiamo più permetterci il lusso dell’indifferenza o dell’ignoranza. È tempo di rompere questo silenzio mortale e affrontare
la realtà con gli occhi spalancati. Questo non è un teatro, non è un film drammatico; è la vita reale, e la posta in gioco non
potrebbe essere più alta. “Dimentichiamo i like virtuali; è tempo di mostrare un ‘mi piace’ alla vita, un ‘mi piace’ ai nostri giovani,”
dice il Prof. Lavenia.

Questo è un appello alla coscienza di ogni singolo individuo. Il costo dell’inazione sarà incalcolabile, e la responsabilità sarà
collettiva.

Rispondiamo a questo grido di disperazione non con parole vuote, ma con azioni concrete. Perché se falliamo in questo, falliamo
non solo come individui, ma come società. “E questo fallimento sarà la nostra eredità, un macabro monumento alla nostra
collettiva negligenza,” ricorda il professore Lavenia.

Il tempo per agire è ora. Il nostro silenzio, altrimenti, può diventare una sentenza di morte che non possiamo permetterci di
firmare

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