Il 27 gennaio la memoria di tutti noi va alle vittime dell’Olocausto e ci si interroga sul perché della Shoah e della discriminazione dell’uomo contro altri uomini.
A Venezia, nel Campo del Ghetto Nuovo, si trova il “Monumento all’Olocausto” dell’artista lituano di origini ebraiche Arbit Blatas (Kaunas, Lituania, 1908 – New York 1999). Durante la sua residenza a Venezia nel 1979 , in soli quaranta giorni scolpì una rappresentazione scultorea composta da sette bassorilievi bronzei che danno forma ai disegni fatti dall’artista per Holocaust, una fortunata serie televisiva americana degli anni Settanta, con una giovanissima Meryl Streep. L’opera, collocata per  volontà dell’artista su un vecchio muro di mattoni sovrastato dal filo spinato, simbolo di reclusione estrema, testimonia il travaglio e l’elaborazione del lutto dell’artista che ha perso la madre a Bergen Belsen e il cui padre torna, stravolto, da Dachau.

Nelle sculture i personaggi sono privi di volto, nel rispetto del divieto ebraico di raffigurare la persona umana. Ciascun bassorilievo reca un nome particolarmente significativo:
“La deportazione” raffigura una moltitudine di uomini, donne e bambini tenuti a bada da soldati armati, mentre sullo sfondo si intravede un treno.
“La notte dei cristalli” ricorda il bestiale accanimento con cui, tra il 9 e il 10 novembre del 1938, i nazisti devastarono le vetrine e case degli ebrei.
“La cava” mostra un soldato tedesco in atteggiamento minaccioso, che comanda tre uomini che spingono e trascinano a fatica un pesante carro di pietre.
“La punizione” propone l’immagine angosciante di due uomini, appesi per le braccia a due pilastri, a lugubre monito di chi osava disobbedire agli ordini.
“Esecuzione nel ghetto” rappresenta in primo piano i soldati di un plotone di esecuzione visti di schiena, mentre sullo sfondo, contro un muro, un prigioniero sta per essere fucilato; sulla destra due civili assistono disperati.
“La rivolta nel ghetto di Varsavia” ricorda, con un sovrapporsi caotico e sconvolgente di figure umane che si ribellano, implorano, minacciano, muoiono e uccidono, l’insurrezione della popolazione ebraica rinchiusa nel ghetto di Varsavia, avvenuta tra il 19 aprile e il 16 maggio 1943.
“La soluzione finale” mostra, a sinistra, di spalle, un comandante nazista che ordina a due soldati di mitragliare un gruppo di cinque uomini; alla sinistra di costoro, altri due, abbracciati, attendono la morte; sulla destra, in primo piano: un cumulo di morti. (https://www.diocesitv.it/irc/wp-content/uploads/sites/13/2019/11/Arbit-Blatas.-pdf.pdf)

 

Arbit Blatas, Monumento all’Olocausto, 70×100 cm, bronzo, Venezia, 1980

Nel ghetto veneziano si trova la sua versione originale, inaugurata nel 1980, mentre le copie della composizione sono presenti in diversi luoghi legati alla memoria dell’artista: a Parigi, a New York e a Kaunas nel Nono Forte, luogo-simbolo dello sterminio degli ebrei lituani.

Nel settembre 1993 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro inaugura, collocato poco distante, un ottavo pannello realizzato nel 1989 intitolato “L’ultimo treno” a commemorare il cinquantenario della deportazione degli ebrei veneziani.
La sistemazione architettonica e spaziale, felice connubio di arte e architettura, è stata progettata dall’architetta veneziana Franca Semi allieva di Carlo Scarpa. Si tratta di uno squarcio costruito sull’apertura irregolare e asimmetrica aperta nel muro, dove una griglia metallica sostiene il bassorilievo. Dietro si possono leggere i nomi dei 246 ebrei catturati e deportati tra il 1943 e il 1944, incisi su tavole in legno (Foto di copertina ©PaoloFarina).

Un’opera che resta a memoria perenne per il futuro, a indicare ciò che non deve mai più succedere.

-Nikla Cingolani

Share.

Radio Erre - La Radio che parla e fa parlare | Società Cooperativa Chiostro S. Agostino, 2 62019 Recanati | MC C.F-P.IVA 00351460431 | Tel: 0717574429 | E-mail: radioerre@radioerre.net | PEC: radioerre@pec.it

Lascia un Commento

Exit mobile version