Diamo alcuni numeri per meglio comprendere se è stato conveniente per il Comune di Recanati spendere tanti soldi per mantenere in piedi dal 2013 il microchip sui sacchetti blu e gialli della differenziata. Intanto ad oggi è bene dire che il Comune, per vigilare sulla raccolta differenziata, spende all’anno 117.000 euro per i microchips a partire dal 2014 e dal primo gennaio di quest’anno paga altri 26.000, sempre annui, per pagare due ispettori ambientali formati dal Cosmari per un’attività di 40 ore complessive al mese.

Il Comune di Recanati nel 2012, cioè prima che adottasse il microchip, vantava una percentuale di differenziata del 76,28% che lo poneva al 17esimo posto in provincia di Macerata. L’anno successivo, dove si sperimentava per la prima volta l’introduzione del microchip, la percentuale si attestava al 76,59%, ponendo Recanati in Provincia al 16esimo posto. Negli anni successivi la percentuale migliora sino ad arrivare al 2019 dove il comune leopardiano si piazza al 6° posto della graduatoria con il 79,05%, che è la percentuale più alta finora toccata in fatto di differenziata. Di fatto uno scarto positivo di circa tre punti rispetto all’anno precedente all’introduzione dei microchips: non certo un risultato che ripaga la spesa in più affrontata.

La sorpresa viene dopo, perché quest’anno Recanati ritorna all’incirca alla percentuale del 2013, con il 77.03% precipitando in graduatoria al 16esimo posto. Nel frattempo dal 2013 ad oggi ha speso in totale circa 1.200.000 euro di microchip.

L’altro aspetto curioso è che i primi 5 Comuni, che sono al vertice della graduatoria per il 2022, e cioè Appignano, Camporotondo di Fiastrone, Belforte del Chienti, Montecassiano e San Ginesio, non hanno mai introdotto il microchip e prima di Recanati ci sono Comuni come Pollenza e Montelupone che, pure, non hanno questo sistema di identificazione del sacchetto dei rifiuti. Infine fra tutti i Comuni della provincia soltanto 8 nel 2022 avevano in uso il microchip: da sottolineare che Camerino ha rinunciato dal 1° gennaio di quest’anno e Macerata li utilizza solo per il centro storico.

Bocciato il microchip dall’86% dei comuni del maceratese, Recanati si ostina ancora ad adottarlo, intanto paga il cittadino.

Share.

Radio Erre - La Radio che parla e fa parlare | Società Cooperativa Chiostro S. Agostino, 2 62019 Recanati | MC C.F-P.IVA 00351460431 | Tel: 0717574429 | E-mail: radioerre@radioerre.net | PEC: radioerre@pec.it

19 commenti

  1. Funziona eccome, cerco di stare sempre alle regole ma un attenzione in piu’ la metto nel giusto conferimento e ora con gli ispettori anche di piu’ che non ho voglia di rischiare multe e buttare soldi

  2. Quindi gli amministratori di Recanati fanno parte di quella minoranza che non capisce, non decide e non risolve neanche il problemi più semplici. La munnezza.
    Complimenti!

  3. Mi sembra che in conferenza stampa sia stato spiegato molto bene come la realtà sia il contrario di quello che è scritto nell’articolo

  4. Pifferaio odontotecnico on

    Chissà se anche Panzeri ,kaili, Giorgi , zozzolino avevano anche loro i microchipster nei loro trolley? O volevano invitare/consigliare tutta Europa su come adoperare i sacchetti neri condominiali? A volte le genialità e le pensate di questi socialcomunisti stupiscono anche me.

  5. Come è contento il signore del 22 h12,42 gli piace pagare….se il cittadino non è vessato all’infinito, trovasse sconti nella Tari allora si! Farebbe più attenzione al differenziamento dei rifiuti, nel tempo ci sono mai stati degli sconti? Non sembra, la separazione dei materiali quindi la vendita quanto denaro ha portato nelle casse del Cosmari? Ma è tanto semplice; basterebbe copiare gli altri stati che dei rifiuti ne fanno una risorsa, noi? Un problema!!!

  6. Io faccio attenzione a una corretta raccolta differenziata e vorrei che si facessero più multe grazie ai microchip a quelli che se ne fregano

  7. Forse bisognerebbe cominciare dal cercare di produrre meno rifiuti e su questo il Consmari e il Comune nulla dicono, chissà perché. Si dovrebbe incentivare l’acquisto di prodotti sfusi, per i detersivi questo è già possibile presso piccole realtà ma non presso le grandi catene dedicate . Per gli alimentari siamo alla preistoria. Il decreto clima consente addirittura di portare da casa contenitori riutilizzabili e puliti per acquistare prodotti sfusi al banco, es. Formaggi molli, affettati, prodotti di rosticceria evitando vaschette di alluminio usa e getta. Questa è educazione dei cittadini, non certo i costosi e inutili microchip.

  8. Il cittadino deve essere multato pesantemente se fa una raccolta scorretta, perchè danneggia gli altri. I microchip servono per scoprire le personacce che buttano la plastica nell’indifferenziato e viceversa. Purtroppo non consentono di scoprire chi mette qualunque cosa nei bisoni del vetro e dell’umido. Bisogna però che si spieghi e rispieghi come fare bene la raccolta perchè le ultime riunioni informative nei quartieri si sono fatte dieci anni fa.

    • I microchip sono costosi e inefficaci. Meglio un sistema che premi il conferimento puntuale del singolo rifiuto ad esempio in aree dedicate adiacenti ai supermercati come si fa in Germania e l’acquisto di prodotti sfusi. Si possono ricaricare anche i tubetti di dentifricio. L’obiettivo è rifiuti zero grazie alla diminuzione degli imballi e il riuso degli oggetti, dei vestiti, dei mobili. Perché non si lavora a questo obiettivo?

    • Pifferaio odontotecnico on

      Ma quanto te piace essere microchippato come i cani eh? Ce l’ hai già il QR code tatuato da qualche parte ? Scommetto ti sei già prenotato per la 5/6 dose per le future fanta-pandemie.uomini senza spina dorsale siete!

Lascia un Commento

Exit mobile version