«Il potere logora chi non ce l’ha», amava ripetere Giulio Andreotti. Usando il verbo “logorare”, ovvero deteriorarsi fino ad esaurire. Qui a Porto Recanati siamo pieni testimoni di questa massima andreottiana grazie al nostro ex sindaco e vice sindaco Rosalba Ubaldi: madre, cristiana, autoproclamatasi da sempre persona buona e incapace di ferire gli altri dopo diversi processi di “auto santificazione” che possono illudere solo chi non la conosce a fondo.

In una recente intervista a Radio Erre il nostro ex sindaco, ex vice sindaco, ex consigliere provinciale assieme alla destra e alla sinistra, ex occupante dei palazzi del potere per 25 anni, ha apostrofato l’attuale maggioranza con una frase che descrive pienamente la sua sconfinata classe e il suo maleodorante perbenismo sbandierato a convenienza. Si è infatti rivolta verso Sindaco, Assessori e Consiglieri di maggioranza dicendo che (pur di ottenere quello che si prefiggono) «passerebbero sopra il cadavere della madre ancora caldo».

Con questa intervista e i suoi toni ha dimostrato una volta di più di essere un politico incapace di misurare le parole nei confronti del prossimo e disponibile a dipingere chi non le va a genio come persone che, pur di ottenere quello che vogliono, non solo non rispetterebbero chi le ha messe al mondo, ma addirittura calpesterebbero i loro cadaveri ancora caldi. Perché lei è così. O gestisce il potere, o sconfina nelle squallide disumane volgarità verso i suoi avversari politici che trasforma in atavici nemici demoniaci. Solo perché osano provare a cambiare le cose. Solo perché provano ad impostare politiche e gestione della cosa pubblica in modo diverso da come lei ha sempre fatto.

Questo suo “non accettare” il modo di agire altrui si trasforma dunque in volgare insulto, in offesa verso le persone più care, in conclamata volontà di compiere ogni giorno uno step ulteriore verso la barbaria linguistica. Fatta salva la sua autoproclamata beatitudine, che nessuno deve permettersi mai di poter criticare.

Donna, mamma, cristiana. Con il disgustoso vizio di insultare chi osa contraddirla. Con la pessima abitudine di tirare in ballo le persone più care di chi lei odia.

C’eravamo riproposti di ignorarla, di lasciar passare anche le sue dichiarazioni offensive, abbiamo cercato di comprendere la sua profonda delusione di non essere stata eletta sindaco. Abbiamo provato in tutti i modi a comprendere il suo disagio, il suo stato mentale di politico che non riesce vivere senza la gestione del potere e non ha la capacità di guardare avanti da questo punto di vista. Abbiamo sempre contato fino a dieci, per comprendere le ragioni per cui ormai si esprime solo manifestando odio atavico piuttosto che critica costruttiva.

Ma ora pensiamo che sia giunto il momento di dire basta. Non tollereremo mai più frasi ed epiteti che possano offendere le nostre persone più care e i sentimenti che verso di loro proviamo o abbiamo provato. Con chi si ostina ad alzare l’asticella della sua strabordante insensibilità e perpetrante volgarità, l’unica via che ci rimane da percorrere sarà quella della giustizia penale. Abbiamo un onore e una dignità da difendere. E sì, lo dobbiamo ai nostri cari. E non possiamo consentire ulteriormente alla consigliera Rosalba Ubaldi di offendere in modo così violento il prossimo e le persone a noi più care senza pagarne le conseguenze.

Il Gruppo consiliare Civico Progetto Comune

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4 commenti

  1. Quando si tirano in ballo i familiari o, comunque, le cosidette “persone più care” come puerile giustificazione per una querela, significa che non si hanno argomenti e atteggiamenti seri per controbattere. Peccato.

  2. Goffredo Pagani on

    Indipendentemente dal credo politico, ho ascoltato le dichiarazioni di questa signora e la prima cosa che ho pensato è stata: Delirio.
    Alcune persone non riescono ad accettare la fine dei madati popolari e darebbero fuoco al banco piuttosto che concederlo ad altre figure

  3. Evidentemente la signora in questione, quando è chiamata ad intervenire da Radio Erre, si sente libera di poter sputare tutto il proprio veleno sapendo di non avere alcun contraddittorio anzi, potendo contare sulla complicità dell’intervistatore.

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