Nei giorni scorsi i militari del Gruppo di Fermo hanno eseguito perquisizioni delegate dalla locale Procura della Repubblica, che hanno riguardato i locali aziendali e le abitazioni degli indagati in un procedimento penale acceso per l’accertamento del reato di “caporalato”; il blitz dei finanzieri è scattato alle prime luci del mattino al fine di raccogliere elementi di prova dell’effettiva situazione di sfruttamento lavorativo dei dipendenti di una società della Provincia attiva nel settore agro-alimentare.

L’attività scaturisce dalla denuncia di un ex dipendente extracomunitario licenziato dall’azienda per essersi recato al Pronto Soccorso a causa di un grave infortunio verificatosi durante le ore lavorative. I militari del Nucleo Mobile del Gruppo di Fermo, dopo aver approfondito la situazione del lavoratore nonché di altri dipendenti ed ex dipendenti dell’azienda, si sono accorti che dalle dichiarazioni rese dagli stessi emergeva una situazione di grave sfruttamento dell’attività lavorativa prestata e che le ingiuste condizioni di assunzione erano imposte dal datore di lavoro e dal presunto “caporale” approfittandosi dello stato di bisogno in cui versavano i lavoratori, quasi tutti stranieri ed entrati in Italia quali richiedenti asilo politico.

Di fatto, dall’esame della documentazione esibita dai lavoratori, emergeva una situazione in linea con quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro; di contro, le dichiarazioni rese dai dipendenti e le successive indagini tecniche effettuate hanno dipinto una realtà ben diversa: a fronte di contratti di assunzione per 4 o 5 ore di lavoro giornaliero, la maggior parte dei lavoratori, alcuni dei quali dimoravano abitualmente all’interno dell’azienda, era costretta a lavorare per circa 12 ore al giorno, con una pausa pranzo di mezz’ora e senza la possibilità di assentarsi per ferie o esigenze personali. In questo modo l’azienda avrebbe ottenuto un forte risparmio sui costi del lavoro, a danno chiaramente dei suoi dipendenti, ma anche delle imprese operanti nello stesso settore.

Le attività di perquisizione, anche sui dispositivi informatici, hanno consentito di raccogliere file e documenti utili alla ricostruzione della sproporzione tra le ore di lavoro effettivamente prestate e quanto invece emerge dai contratti di assunzione. Contestualmente, in stretta collaborazione con l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ascoli Piceno, sono stati sentiti tutti i dipendenti trovati intenti a svolgere l’attività lavorativa. Inoltre, con l’ausilio del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Fermo e la locale ASUR, sono stati raccolti elementi utili ad accertare il rispetto della normativa sulla sicurezza e sulle condizioni igienico sanitarie dei luoghi di lavoro.

Le indagini, costantemente coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fermo, sono tuttora in corso e proseguiranno analizzando quanto sequestrato, al fine di ricostruire ancora meglio la realtà dei fatti e individuare tutti gli eventuali responsabili dell’attività criminosa.

Le condotte illecite sono attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e, sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.

 

La costante attività di servizio svolta dal Comando Provinciale di Fermo è espressione della specifica attenzione del Corpo volta non solo a garantire i diritti dei lavoratori dipendenti, ma anche alla repressione di condotte che danneggiano il mercato concorrenziale.

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