Si concretizza sempre più il progetto del calzaturificio Pigini di Squartabue di Recanati che ha la necessità di allargare i suoi capannoni industriali con la previsione di assumere ulteriori 400 dipendenti entro tre anni.

La Giunta comunale ha approvato in questi giorni una variante al piano regolatore per realizzare sul terreno agricolo, antistante il complesso calzaturiero, di 43.529 mq, acquistato recentemente dall’azienda circa 10.000 mq di nuova superficie produttiva che, per questioni legate ad esigenze funzionali e logistiche, non potrebbe essere collocata a maggior distanza dagli stabilimenti già presenti.

In cambio di ciò la Pigini realizzerà a proprie spese la nuova rotatoria all’incrocio tra Via P. Guzzini e Via P. Soprani per un valore di circa 320 mila euro. La rotatoria proposta è un’opera di alto interesse pubblico, già prevista nell’ambito del potenziamento della rete infrastrutturale della zona Ind.le Squartabue, che va a completare le infrastrutture stradali esistenti e quella di prossima realizzazione quale la Bretella di collegamento tra la zona Industriale Squartabue e la S.P. Jesina in zona Acquaviva di Castelfidardo.

Una scelta che ha suscitato qualche perplessità fra gli ambientalisti più convinti perché si va a sacrificare ancora una volta terreno agricolo in nome dell’industria e per di più a due passi dal fiume Musone: perplessità, però, fatte tacere dalla prospettiva occupazionale, che il nuovo insediamento produttivo garantisce, e dalla nuova infrastruttura che sarà realizzata che permetterà il miglioramento del traffico pesante in entrata ed uscita dal comparto industriale nella zona Squartabue.

La Pigini, industria leader a livello internazionale per la produzione di calzature di lusso, si è insediata circa 30 anni fa nella Zona Industriale Squartabue con un laboratorio di modeste dimensioni che, nel corso degli anni, grazie alla conquista di un mercato sempre più ampio e all’ingresso nel Gruppo Kering – Gucci, ha raggiunto una superficie produttiva complessiva di circa 20.000 mq.

Chiuse tutto l’iter burocratico e ottenuto il via libera dalla Provincia e dal Consiglio Comunale, i lavori prenderanno il via con il nuovo anno per chiudersi entro il 2024: subito dopo l’avvio della produzione e l’assunzione, nel giro di tre anni, di almeno 400 persone, specializzate prevalentemente nelle aree della giunteria e del taglio. Qui s’inserisce anche il percorso formativo dei nuovi addetti che fa parte del progetto “Gucci École de l’Amour”: si tratta di una “Scuola di Fabbrica” di due anni per formare adeguatamente le figure necessarie alla produzione.

 

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10 commenti

  1. Complimenti a questi amministratori visionari.
    Altro cemento, altra speculazione, altri rischi geologici.
    In una zona dove sono presenti molti edifici industriali chiusi ed inutilizzati da anni approvano la variante per edificare una nuova fabbrica, su terreno agricolo alluvionabile, a due passi dal fiume.
    Non stupitevi, sono gli stessi della famosa Ciclovia Turistica del Potenza.

  2. solo i potentati economici possono ottenere varianti al p.r.g. rapide ed immediate in zone alluvionabili, realizzando addirittura locali interati, chissà se un privato potrà ottenere la stessa procedura

  3. “In cambio di ciò” farei bonificare loro un lotto industriale in disuso, per l’agricoltura o come parco naturale, anche questa è occupazione, etica.

  4. Scrivono e affermano: “La Giunta comunale ha approvato in questi giorni una variante al piano regolatore per realizzare sul terreno agricolo, antistante il complesso calzaturiero, di 43.529 mq, acquistato recentemente dall’azienda circa 10.000 mq di nuova superficie produttiva che, per questioni legate ad esigenze funzionali e logistiche, NON POTREBBE ESSERE COLLOCATA A MAGGIOR DISTANZA dagli stabilimenti già presenti.”
    BUGIONI ! BU-GI-OOOO-NIIIIII !!!!!
    Quindi le migliaia di aziende che hanno delocalizzato in Oriente, Romania, Moldavia, Bangladesh non ci hanno capito niente!
    Oppure Gucci ha trovato la sua Cina a Villa musone? Dove sta’ il trucco?

  5. Il consumo di suolo ha raggiunto livelli insostenibili, l’impermeabilizzazione dei terreni causa inondazioni come quelle che ci hanno visti protagonisti e vittime solo un mese fa e invece che trovare soluzioni alternative all’ulteriore cementificazione si procede sulla stessa strada suicida? Complimentoni alle amministrazioni e agli imprenditori “illuminati”. Ci sono ettari di capannoni abbandonati, non possiamo più permetterci di costruirne altri!!!

  6. Non si può fare passare la costruzione di una strada come riscatto del terreno agricolo sottratto. Spero sia una “licenza” narrativa dello scrittore.

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