Il 13 Settembre scorso Mahsa Amini è stata arrestata dalla “Polizia morale” di Teheran nei pressi di una fermata della metro. La sua “colpa”, quella di non indossare bene l’hijab avendo una ciocca di capelli che fuoriusciva dal velo.

In seguito al nuovo decreto legge approvato dal governo di Raisi sono state introdotte pene più severe e restrizioni su come donne e ragazze devono vestirsi in pubblico. Mahsa è morta dopo che, uscita con l’ambulanza dalla stazione di polizia, ha resistito per tre giorni in coma presso l’ospedale di Teheran. La famiglia insieme alle organizzazioni umanitarie affermano che Mahsa è entrata in coma a causa di un grave trauma cranico causato dalle botte che gli agenti le hanno inferto.

In seguito a questa assurda tragedia in molte piazze iraniane è scoppiata un’ondata di proteste con migliaia di donne che si sono ritrovate unite a chiedere la condanna dei poliziotti accusati di aver ucciso Mahsa. In piazza le donne come forma di protesta hanno dato fuoco all’hijab e si sono tagliate ciocche di capelli. Oltre che nelle piazze si protesta anche nelle Università e nelle scuole superiori di tantissime città iraniane.

Dopo 19 giorni di contestazioni alle quali è seguita una dura repressione del governo, si calcola che hanno perso la vita oltre 133 persone in tutto l’Iran. Ma il coraggio e la tenacia delle donne e delle ragazze iraniane alimentano ancora le proteste che nonostante i soprusi, le violenze e le intimidazioni continuano. Le donne si ritrovano nelle piazze e protestano sui social sfidando le autorità religiose come mai prima era successo.

Noi siamo dalla loro parte, dalla parte dei diritti e della lotta contro ogni sopruso sulle donne! Condividiamo la loro lotta contro il patriarcato teocratico iraniano e contro il codice penale islamico che preclude la libertà di espressione e di associazione delle donne.

 è il loro enorme coraggio che vogliamo sostenere e questo coraggio, seppure ci crea dolore e angoscia per il fatto di dover essere solo testimoni passivi di una grande sofferenza, ci trasmette anche la speranza della possibilità per quelle donne e quel Paese di trovare finalmente la libertà, la vita.

Il pensiero va anche ad altri Paesi che vivono realtà molto simili a quella dell’Iran, non tanto o non solo per le condizioni di vita delle donne, e ci auguriamo e speriamo che la nostra Europa, con la sua Storia, la sua Cultura, i suoi Valori possa essere capace, anziché di chiudersi su sé stessa, di affiancare alla solidarietà dichiarata, una solidarietà reale e concreta fatta di decisioni e azioni coerenti, pacifiche e, anch’esse, coraggiose.

Il 13 Ottobre alle 17:30 saremo di fronte all’ambasciata dell’Iran a Roma per i diritti delle donne iraniane. Per i diritti di tutti e tutte coloro che lottano per la libertà.

PD Porto Recanati

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1 commento

  1. Perchè non diciamo una parola sui migranti che fuggono verso l’Europa e che l’Italia non considera, affrontando la questione con la vecchia mentalità burocratica, che verosimilmente il governo di destra che sta per insediarsi renderà più rigida?
    Forza. Fate uno sforzo di… sinistra! Vi apprezzerebbe anche Papa Francesco.

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