Ammontano a 22,1 miliardi di euro i redditi complessivamente dichiarati nel 2021 da 1,1 milioni di contribuenti marchigiani, con un valore medio di 20.365 euro. Rispetto all’anno precedente il reddito medio complessivo per contribuente diminuisce di 130 euro, corrispondente a una riduzione dello 0,6%.

E’ quanto risulta dai dati resi noti dal MEF relativi alle dichiarazioni dei redditi delle persone fisiche per l’anno d’imposta 2020, ed elaborati dall’IRES CGIL Marche.

I redditi dichiarati dai marchigiani sono inferiori sia alla media nazionale (21.546 euro) sia alla media delle regioni del Centro (22.323 euro). Nella graduatoria delle regioni italiane, le Marche si collocano al 12° posto dopo Toscana e Umbria, ultima delle regioni del Centro. Significative le differenze di reddito tra le diverse realtà territoriali e in particolare tra le realtà costiere e le aree interne della regione.

Il 42,5% dei contribuenti marchigiani dichiara un reddito inferiore a 15.000 euro mentre coloro che dichiarano redditi superiori a 120.000 euro rappresentano lo 0,6%.

Nella fascia fino a 26.000 euro di reddito dichiarato si colloca il 76,6% dei contribuenti marchigiani  cui corrisponde il 49,3% del reddito complessivamente dichiarato della regione.

L’1,9% dei contribuenti si trova nella fascia di reddito superiore a 75.000 e dichiara l’11,9% del reddito complessivo.

“E’ evidente che nelle Marche, da anni, c’è un enorme problema salariale – dichiara Giuseppe Santarelli, Segretario Generale della CGIL Marche.- che rischia di diventare preoccupante rispetto all’aumento del costo della vita. Per questi motivi, occorre rilanciare nella regione il tema della contrattazione aziendale  e sostenere le iniziative, anche nei confronti del Governo, per attuare i necessari interventi sul fisco e sui salari senza dimenticare le pensioni. Più avanza il lavoro povero, più i redditi vanno a diminuire con pesanti conseguenza sociali. E’ una questione che riguarda tutti e non solo il sindacato”.

Osservando le diverse tipologie di reddito emerge che il reddito medio da lavoro dipendente ammonta a 19.195 euro e anche in questo caso si attesta al di sotto della media nazionale (20.716 euro) e delle altre regioni del Centro (21.019 euro). Rispetto all’anno precedente, la flessione a livello regionale è stata di 224 euro (-1,2%), il che rappresenta un ulteriore segnale dell’avanzata del lavoro povero nelle Marche, considerato che l’ammontare dei redditi da lavoro dipendente è di 11,3 miliardi di euro, pari al 51,2% del totale complessivo.

Il reddito medio da lavoro autonomo ammonta a 49.326 euro, tipologia che fa registrare un significativo decremento rispetto all’anno precedente (-4.240 euro, cioè -7,9%).

Il reddito medio da pensione risulta essere di 17.452 euro, l’unica tra le tipologie ad aver subito una variazione positiva rispetto al 2019 (+415 euro, cioè + 2,4%).

 

                                                                         Redditi medi 2020 per tipologia (valori in €)    
  reddito medio complessivo reddito medio imponibile reddito medio da lavoro dipendente reddito medio da lavoro autonomo reddito medio da pensione spettanze medie imprenditori reddito medio da partecipazioni reddito medio da fabbricati
Marche 20.365 19.628 19.195 49.326 17.452 18.542 14.420 1.054
Italia 21.546 20.851 20.716 53.052 18.655 17.959 16.454 1.315
Centro 22.323 21.566 21.019 52.240 19.785 17.474 15.057 1.545

 

 

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2 commenti

  1. Stiamo sprofondando nel novero delle regioni povere e depresse. Ci siamo cullati sul sogno del “piccolo è bello” invece piccolo è debole e alla prima tempesta crolla. E la politica dovrebbe avere lo sviluppo economico come priorità. E poi ci stupiamo del gelo demografico?

  2. Analisi dettagliata. Adesso, fra le strategie da adottare, mettiamo in primo piano quella dell’istituzione di una zona economica speciale, ZES. C’erano sessant’anni fa le diverse zone (o gabbie) salariali, poi spazzate via da una forte mobilitazione dei sindacati confederali ai cui scioperi noi studenti sfaticati aderivamo con entusiasmo soprattutto se si svolgevano in giornate tiepide e soleggiate d’autunno. Adesso se ne riparla. C’erano una volta i voucher comodi da usare per studenti e pensionati e invece di combatterne gli abusi (che c’erano) si è proposto un referendum. Adesso sono più macchinosi di una regolare assunzione. Conseguenza? Lavoro nero tout court.

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