Proseguono i controlli del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Fermo per contrastare gli illeciti economico-finanziari commessi nel settore della “spesa pubblica” ed in particolare quelli connessi allo stato emergenziale sanitario.

Sono infatti numerose le risorse che il legislatore ha messo in campo per attenuare le difficoltà derivanti dalla crisi pandemica; tra queste, vi sono gli incentivi per sostenere la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale introdotti con il decreto “Cura Italia”, i contributi a fondo perduto (somme di denaro elargite senza obbligo di restituzione) ed i finanziamenti assistiti da garanzia, varati sin dall’inizio dell’emergenza con il decreto “Rilancio”, poi confermati con i decreti “Ristori” e “Sostegni”.

L’attività investigativa delle Fiamme Gialle fermane si è concentrata sulla posizione di alcuni beneficiari di incentivi (in particolare quelli relativi alla produzione ed alla fornitura di dispositivi medici), preliminarmente individuati dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressioni Frodi Comunitarie del Corpo, con sede a Roma, per i loro “alti profili di rischio”, grazie al monitoraggio eseguito sulle attestazioni dei requisiti inoltrate per l’accesso agli stanziamenti, sulle modalità di presentazione delle istanze, sulla mancata realizzazione (totale o parziale) degli investimenti e sulla attestazione dei tempi di entrata in produzione.

In un caso, il Gruppo di Fermo ha accertato l’illegittima percezione di erogazioni, a danno dello Stato, per 186.450 euro da parte di una società dell’entroterra fermano attiva nella produzione e commercializzazione di materiale plastico, il cui rappresentante legale è stato denunciato alla locale Autorità Giudiziaria, ai sensi dell’art. 316 ter del codice penale (“Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato”, che in questo caso prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni), per aver riportato dati non veritieri nella domanda di ammissione all’agevolazione, con conseguente proposta di sequestro per gli importi non spettanti.

Sempre in materia di spesa pubblica, l’attività ispettiva dei militari del Corpo si è concentrata parallelamente sulle richieste presentate dai cittadini per ottenere il reddito di cittadinanza, al fine di tutelare le risorse pubbliche destinate al sostegno del reddito. La concessione del beneficio, come noto, quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, è subordinata ad una serie di particolari requisiti, da possedere cumulativamente all’atto di presentazione della domanda e per tutta la sua durata: di cittadinanza, di residenza, di soggiorno, di reddito e di patrimonio, oltre che di ulteriori presupposti di “compatibilità”, quali l’assenza di misure cautelari personali e di condanne definitive, nei dieci anni precedenti, per una serie di gravi reati.

Con la supervisione dell’Autorità Giudiziaria e la costante collaborazione dell’I.N.P.S., anche grazie all’incrocio dei dati rilevati nelle banche dati in uso al Corpo, i militari del Gruppo di Fermo hanno individuato 13 persone che, pur non avendone il diritto, hanno incassato il sussidio, constatando svariate irregolarità nelle autocertificazioni prodotte, come informazioni non veritiere sulla composizione del nucleo familiare, oppure sul possesso della cittadinanza e della residenza.

È stato accertato un danno alle casse dello Stato ed alla collettività per oltre 27.000 euro ed è stato possibile impedire l’erogazione di ulteriori somme per oltre 40.000 euro. I responsabili, 2 italiani e 11 stranieri, sono stati tutti denunciati per aver ottenuto indebitamente il sussidio, ai sensi dell’articolo 7, primo comma 1, del decreto legge n. 4 del 2019 (“Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”) e dell’articolo 483 del codice penale (“Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”), e segnalati all’INPS per la revoca e la restituzione delle somme. Le indagini nello specifico settore sono tuttora in corso per individuare ulteriori irregolarità.

Infine, grazie ad ulteriori accertamenti, due cittadini italiani sono stati segnalati all’Autorità Giudiziaria per aver dichiarato falsità, aver omesso informazioni sulle proprie disponibilità reddituali nelle istanze prodotte ed aver conseguentemente chiesto ed ottenuto illegittimamente il patrocinio gratuito a spese dello Stato per farsi difendere in tribunale.

Le condotte illecite sono attualmente al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e, sulla base del principio di presunzione di innocenza, l’eventuale colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine sarà definitivamente accertata solo ove interverrà sentenza irrevocabile di condanna.

L’attività di servizio nel comparto della spesa pubblica conferma il ruolo centrale di polizia economico-finanziaria attribuito alla Guardia di Finanza, finalizzato a scoprire e perseguire tutte quelle condotte illegali, di spreco, malversazione e indebito accesso a prestazioni assistenziali che minano la corretta destinazione delle risorse dello Stato.

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