Che deve essere assolutamente colmata ed è la distanza che esiste tra le cure primarie, quelle svolte dai medici di medicina generale e pediatri, e gli ospedali per acuti Laddove ci siano delle persone che richiedono dei trattamenti non intensivi in questo momento sono curate negli ospedali per acuti e questo impedisce sostanzialmente l’appropriatezza dei trattamenti e, soprattutto, di curare le persone che in questi due anni abbiamo accumulato con le liste d’attesa. Quindi tra la medicina primaria e gli ospedali per acuti occorre creare delle strutture intermedie che sono, appunto, gli ospedali di comunità e le case di comunità. Che cosa sono gli ospedali di comunità? Sono tutti quegli ospedali che furono convertiti nel 2014-2015, tra cui Ospedale di Recanati che annovera al suo interno prevalentemente letti per cure intermedie. Cosa sono le cure intermedie? Sono quelle strutture dove si trova il personale sanitario, il personale infermieristico e le OSS mentre i medici sono i medici di famiglia. A che cosa servono gli ospedali di comunità? Servono per quei pazienti che dovrebbero essere visitati a casa dei medici di famiglia, ma che, invece, potrebbero essere portati in queste strutture e curati tenendo conto che comunque non parliamo di trattamenti per acuti. Cosa sono invece le case di comunità? Il sistema diventerebbe Cure primarie intermedie, ospedali per acuti e poi post acuzie: L’enorme carenza di medici di medicina generale, di medici di continuità assistenziale, di medici del 118, di medici nei pronti soccorsi fa si che molto spesso le persone, che richiedono un semplice consulto medico, si rivolgano direttamente nei pronti soccorsi specie se non trova il medico di famiglia o quello di continuità assistenziale. Allora si è ritenuto con il PNR di stabilire che ogni 20.000 abitanti debba essere costituita una casa di comunità, e cioè quel luogo fisico in cui dovrebbero operare i medici di famiglia, i pediatri di libera scelta, gli infermieri dei distretti, i sociologi, gli psicologi, dove c’è tutto ciò che riguarda la sanità del territorio. Tutte queste persone dovrebbero essere coordinate a operare tra di loro tramite le COT (Centrali Operative Territoriali) che sono una specie di centralino, una struttura operativa che deve coordinare questi servizi: Quindi casa di comunità, in cui operano all’interno i medici di Medicina Generale e i pediatri di libera scelta, gli ospedali di comunità, in cui all’interno opera gli infermieri e medici di famiglia per le cure intermedie, ospedale per acuti di prima e di secondo livello e poi tutto il sistema della riabilitazione: speriamo così di riuscire con queste strutture a sopperire alle norme carenza di medici. Io sto chiedendo nella Conferenza Stato-Regioni da un anno di eliminare il numero chiuso a medicina.
Cosa succede quindi a Recanati? Recanati ha l’ospedale di comunità con tutta una serie di cure intermedie e di altre prestazioni. A questo si aggiunge una nuova casa di comunità in cui investiamo in una vecchia ala dell’ospedale 5 milioni, facciamo tutta una struttura nuova in cui saranno chiamati a operare i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta.
Alcuni medici di famiglia sono riluttanti ad andare nelle case di comunità: intanto si delineano le strutture e poi con il contratto collettivo nazionale di lavoro (in questo momento si stanno svolgendo le trattative a Roma tra la delegazione di parte pubblica e i sindacati dei medici) si sta delineando un quadro di questa natura: su 38 ore, che i medici Medicina Generale dovrebbero prestare per i loro pazienti a settimana, 20 dovrebbero essere vincolante delle case di comunità Quindi diciamo che se l’accordo verrà concluso, metà del loro tempo i medici di Medicina Generale dovranno passarlo dentro le case di comunità. La seconda questione che si sta trattando è il prevedere una modifica del sistema dei medici di Medicina Generale. Attualmente i medici di Medicina Generale sono liberi professionisti, nel senso che hanno una convenzione e quindi devono adempiere quanto prescritto nel contratto, ma non sono dipendenti. L’idea è quella di assumere i medici di Medicina Generale come dipendenti del servizio sanitario nazionale e regionale e quindi obbligarli a esercitare le loro funzioni dentro le case di comunità e in realtà ci sono degli esperimenti molto positivi. Mettere insieme tutti i medici di famiglia significa che anche quando vanno in ferie possono essere i loro colleghi a sostituirli. Io non credo che sia del tutto negativo, ma è chiaro che questo meccanismo, che si vorrebbe introdurre, non risolve completamente i problemi.
È per questo che si vuole aggiungere la telemedicina, cioè un tema su cui noi siamo carenti, e non è solo una carenza del sistema pubblico. Anche il Fascicolo Sanitario Elettronico, cioè tutti i cittadini possono accedere al Servizio Sanitario Elettronico, basta attivarlo e ricevere per via telematica i referti. le prenotazioni analisi. pagare con l’home banking. Soprattutto il Fascicolo Sanitario Elettronico è importante per un’altra motivo: se dovesse intervenire un evento grave non ha senso che il servizio sanitario vada a prelevare un cittadino con l’elicottero a Macerata e poi lo porta a Torrette e poi per fargli l’anamnesi deve aspettare prima di portarlo in sala operatoria; con il Fascicolo Sanitario Elettronico quando il paziente arriva al pronto soccorso i medici sono in grado già di conoscere alla perfezione tutto di lui e, quindi, operarlo immediatamente, cioè sanno le malattie che ha, eventuali allergie o controindicazioni. Io sollecito tutti ad attivare il Fascicolo Sanitario Elettronico che permette anche al paziente di avere un controllo sulla sua salute.
I sindaci sono tutti d’accordo con questo piano che voi avete illustrato
Rispetto al passato basta fare una semplice valutazione: la vecchia amministrazione regionale era per l’accentramento dei servizi, un unico ospedale a Pesaro, un unico ospedale a Macerata e un unico ospedale fra San Benedetto e Ascoli Piceno. Noi nei primi atti che abbiamo approvato abbiamo detto che non può essere così per cui manteniamo l’ospedale, per esempio nell’Area Vasta 3, a Civitanova, Macerata, Camerino e San Severino, non accorpiamo nulla, facciamo un nuovo ospedale a Macerata e per questo stiamo stanziando i soldi e poi potenziamo la sanità del territorio perché è evidente che dentro l’ospedale di comunità di Recanati deve funzionare la Tac, anche la risonanza magnetica e altre strumentazioni proprio per evitare che le persone di Recanati possano poi andare nell’ospedale per acuti che deve occuparsi proprio delle patologie acute. È chiaro che c’è un cambio di rotta. Sulla città di Recanati io ho insistito personalmente per fare l’intervento per la casa di comunità perché ho trovato un ospedale con gravissimi problemi di adeguamento sismico, antincendio e così via. I ritardi, che ci sono stati nella predisposizione del piano, per cui le opposizioni alla nostra Giunta dicevano che non saremmo stati in grado di presentare i progetti, derivano dal fatto che su Recanati non c’era la possibilità di intervenire perché ci sono due ali: un’ala in muratura in mattoni, un’altra, in aggiunta, in cemento armato e noi non avevamo la possibilità di intervenire proprio perché non c’è mai stato uno studio sulla vulnerabilità sismica e quindi non si sapeva se si poteva intervenire o per esempio se bisognava abbatterlo. Io ho insistito perché io sono venuto a manifestare insieme ai cittadini recanatesi per la sanità di Recanati e quando poi sono diventato assessore ho colto quegli impegni che avevo assunto insieme a tutti i cittadini per restituire a Recanati quella dignità sanitaria che aveva perduto in modo inconfutabile perché quando è stato trasformato in ospedale di comunità recanati ha perso i suoi servizi per acuti. Non potendo più recuperare quei servizi per acuti cerchiamo almeno di recuperare con i servizi di prossimità e quindi all’ospedale di comunità aggiungiamo la casa di comunità con tutte le tecnologie necessarie. Certo questo non è che si può fare nel prossimo mese, però noi dopo 16 mesi abbiamo completamente rovesciato il sistema: non un solo ospedale nell’Area Vasta 3, che era un super ospedale per il quale era in previsione di spendere tutte le risorse previste per Civitanova e per tutte le altre grandi città della provincia di Macerata, ma un ospedale di prossimità. Io credo che se noi riusciamo a garantire ai cittadini tutte quelle cose che servono ogni giorno, la TAC, la risonanza, le analisi, poi in caso di patologie gravi non è che uno si deve curare sotto casa ma andiamo a curarci nel miglior posto possibile dove si curano queste patologie. Ecco questa è l’idea che ci ha portato dopo 16 mesi di governo a rovesciare completamente il progetto.
Io devo esprimere anche la gratitudine per il sindaco di Recanati il quale ha collaborato con noi e ha messo a disposizione i suoi tecnici. Inizialmente avevamo chiesto al Comune di metterci a disposizione un’area per allocarvi la casa di comunità poi abbiamo trovato la soluzione dentro l’ospedale di Recanati ed è una soluzione ottimale perché aggiunge ai servizi dell’ospedale di comunità quelli della casa di comunità. Nel momento in cui abbiamo capito che non c’era la possibilità di intervenire sull’Ospedale di Recanati il progetto per la casa di comunità, per la quale non spendiamo 5 milioni, significa abbattere completamente quell’ala staccata dell’ospedale perché non è idonea alle normative antisismiche e antincendio, quindi verrà abbattuta e ricostruita completamente una struttura nuova con tecnologie avanzate con delle fondazioni con ammortizzatori in grado di sopportare qualunque tipo di rischio sismico. Fra tutti gli ospedali delle Marche non ce n’è uno solo che abbia l’idoneità sismica e quella antincendio. Non voglio polemizzare, ma in 25 anni pensavo che qualche cosa potesse essere stato fatto, almeno stabilire quali sono i livelli di vulnerabilità perché se si deve intervenire bisogna sapere se ci conviene aggiustare quello esistente o farne uno nuovo. È chiaro che se non c’è neppure lo studio sulla vulnerabilità sismica degli ospedali è chiaro che ricominciamo dall’anno zero.
un’altra preoccupazione: il punto di primo intervento rimarrà a Recanati?
Il Punto di Primo Intervento di Recanati è un po’ anomalo nel senso che l’ospedale di comunità di regola non ha un Punto di Primo Intervento che non è un Pronto Soccorso. Noi non vogliamo togliere nulla rispetto all’esistente, ma occorrerebbe aggiungere qualche cosa. Se uno si presenta al Punto di Primo Intervento, però non ci sono le strumentazioni necessarie di fatto non dico che è uno spreco di risorse, ma quasi perché se il medico non è in grado di fare tutta una serie di accertamenti non deve far altro che, per la sicurezza del paziente, farlo trasportare in un Dea di primo livello dove c’è un Pronto Soccorso con tutti gli accertamenti necessari, Quindi il Punto di Primo Intervento, laddove esiste, tende a verificare quello che può fare con le risorse che ha a disposizione che, però, non sono risorse in grado di valutare tutte le condizioni patologiche della persona che si presenta. Certo nessuno ha intenzione di levare nulla a Recanati, neanche l’attuale Punto di Primo Intervento, ma bisognerà verificare successivamente se, invece, potrà essere rafforzato magari riuscendo a fare le analisi in tempo reale, una TAC, la risonanza magnetica, una radiologia in tempo reale. Allora quel Punto di Primo Intervento ha un senso di esistere perché diventerebbe un Pronto Soccorso in realtà; tenere, invece, dei Punti di Primo Intervento come ci sono in alcuni ospedali dove il medico di servizio non è in grado di fare nessuno di questi accertamenti significa che si si chiama Punto di Primo Intervento ma non lo è assolutamente.
Saltamartini. Cosa faremo per l’ospedale di Recanati
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