Ancora adesso mi chiedo a 17 anni da quel lungo incontro, durato due giorni a Fabriano nell’autunno/inverno del 2005, perché Tito avesse scelto me e Rosanna per rivelare quel segreto che ancora lo emozionava. E che riguardava anche e soprattutto un Grande marchigiano, il  portorecanatese, professor Enrico Medi per il quale è in corso il processo di beatificazione.

Tito Stagno era stato invitato insieme con i colleghi Giancarlo Trapanese e l’indimenticabile Tonino Carino che con lui avevano collaborato a ‘La Domenica Sportiva’, per una serata all stars del giornalismo da un pool di illustri associazioni fabrianesi (la ‘fu’ Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana diretta allora dal prof. Vincenzo Tagliaferro, Piergiorgio Alianello presidente) la cui comunicazione dirigevo.

Fu un bellissimo intervento, quello di Tito che con fondatezza si definì ‘senatore’ tra i giornalisti più noti in quiescenza della Rai. Nella sede del Servizio pubblico radiotv, Stagno tornava spesso -disse- accolto come maestro. Insegnare il mestiere era infatti diventato il primo dei suoi obiettivi da quando aveva lasciato il ponte di comando dell’ammiraglia Rai. Chi, quella sera a cena al Janus, s’ aspettava ‘solamente’ il racconto della notte ‘della Luna” per cui era diventato famoso, Stagno ebbe ‘in più per i suoi ospiti impreviste digressioni sui maggiori filosofi contemporanei tedeschi (noti pure per amare benché’ ottuagenari le coste fermane alla corte di Emanuele Severino).

Concluso il banchetto in suo onore e il rito degli autografi, lo presi da parte.

“Tito, si ricorda di Medi, quel docente di Fisica allora sconosciuto al grande pubblico, che stupì aldilà dell’Atlantico il mitico Ruggero Orlando il quale chiese chi fosse colui che con tanta semplicità” spiegava il..leopardiano Arcano Tutto…?”

Gli occhi del giornalista diventarono lucidi e la voce famosa s’incrinò.

“Come potrei dimenticare il Professore? E’ nella mia vita. Un Santo, degno Figlio di Padre Pio!  Non scorderò mai l’ultimo nostro incontro. Brevissimo, inaspettato. Non pensavo che dopo non l’avrei più rivisto quel giorno di aprile del 74, un quinquennio dopo lo storico allunaggio, quando uscendo dal mio ufficio me lo ritrovai difronte lungo il corridoio…”

Che accadde?

“Medi era da 5 anni uno dei personaggi più noti ed amati in Italia e nel mondo. Noi due eravamo rimasti sempre in quei rapporti stretti e camerateschi nati nella notte leggendaria quando l’Uomo conquistò la luna. Lui era diventato nel frattempo il commentare Rai di tutte le imprese spaziali succedutesi nel tempo…”.

E dunque?

“Gli faccio sorridendo: Professo’ tra poco è il momento dell’Apollo 16 (o forse 18, non ricordo più il numero preciso!). E’ pronto? Ma lui, con il più affettuoso dei sorrisi, mi gelò letteralmente…”

Cioè?

“Mi disse: ‘Ecco sono venuto a scusarmi con tutti. Ma io per quella data, pur vicina, non potrò esserci. Non ce la faccio proprio. Ho davanti a me poche settimane di vita. E’ matematico: questa mattina ne ho avuto notizia dal mio medico”.

Tito continuò emozionato al ricordo:

“Trasecolai. Non feci in tempo a chiedergli spiegazioni che Enrico Medi si era già allontanato lungo il corridoio. Pensai ad uno scherzo…ma il Professore non scherzava mai su certe cose. Un altro al suo posto si sarebbe disperato? o al minimo avrebbe cercato di trovare nelle parole di conforto dell’amico, conforto, sollievo.. Lui no, lo capii che per lui, credente (uno dei pochissimi tra i grandi scienziati) la morte apriva la strada alla vera vita, uno step naturale. Una lezione, l’ultima sua, indimenticabile”.

Medi se ne andò il 26 maggio, un mese dopo quell’incontro. Mi disse ancora Tito Stagno che incontrai anche il giorno dopo in in locale della piazza principale di Fabriano: “Di sicuro  ad attendere il Professore sulla soglia del Paradiso c’era Padre Pio, come il Santo aveva promesso ai suoi Figli”.

A cinquant’anni dai primi passi sulla Luna, nella notte tra il 29 e il 20 luglio 2019, Porto Recanati ha ricordato degnamente l’Evento e il suo Grande Figlio che insieme con Belvedere Ostrense (per via materna e per alcuni anni di vita) rivendica sperando di poterlo pregare un giorno sugli Altari.

 

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