Buongiorno a tutti.
Saluto e ringrazio tutti i presenti a questa Commemorazione, in particolar modo la mia Giunta, i Carabinieri del nostro Comando di Montefano, Don Ignazio che è sempre con noi, la Protezione Civile e tutti i cittadini che danno sempre un segno di vicinanza e supporto a questa Amministrazione Comunale.
Saluto e ringrazio l’ANPI Montefano per il loro impegno e per le molte e importanti iniziative che hanno organizzato.
Oggi vorrei leggervi un passo tratto dal libro di Sami Modiano “Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz – Birkenau e altri esili” perché l’umanità tutta non abbia mai a dimenticare gli orrori che la cattiveria umana può procurare fra simili. “Il treno si fermò che era mattino e gli uomini si precipitarono a guardare fuori dai finestrini per capire dove fossimo…Tutti pensavano che dopo un po’ saremmo ripartiti, che quel posto in mezzo al nulla non fosse la nostra destinazione. Era assurdo pensare che avevamo fatto un viaggio così disumano per poi fermarci in un buco sperduto. Non ne vedevamo il senso o non volevamo accettarlo. Eravamo arrivati sulla Rampa di Birkenau.…E poi cominciò la selezione. La faceva un medico, ma non era solo, al suo fianco c’era un gruppetto di ufficiali e di sottoufficiali ai quali ogni tanto dava ordini. Se l’arrivo era stato un momento frenetico, di confusione, di pianti e strilli, quello della selezione fu invece un momento di silenzio, assoluto. Noi eravamo in fila, e uno per uno passavamo davanti a questa persona, questo medico di cui non pronuncio il nome, perché non merita che lo faccia. Lo vedevamo fare un semplice gesto con un dito, lanciare un solo sguardo: questi di qua, questi di là, questi di qua, questi di là. Da una parte i giovani, quelli più forti, dall’altra gli anziani, gli ammalati, i deboli, ed erano tanti, molti più dei primi. Con quel semplice gesto, con quel solo sguardo lui decideva chi doveva ancora vivere, per poco, e chi doveva subito morire. Ma in quel momento noi non capivamo. Si può definire una persona questo medico? Neanche un animale fa cose simili. Si può pronunciare il suo nome? Io non lo faccio. Aveva l’autorità di mandare a morte migliaia di persone innocenti in un solo giorno… le ha tutte sulla coscienza. Come poteva andare a dormire la sera? E come avrà potuto dormire dopo la guerra tutti gli anni che ha vissuto?” Ecco, la crudeltà personificata e, peggio, impersonata in chi – come abbiamo visto fare in questi due anni con il sacrificio personale, le piaghe in faccia e la stanchezza nelle ossa dal nostro Personale Sanitario – ha giurato di curare le persone ammalate e, al minimo, di non nuocere, mai, a nessuno.
“Una spaventosa fabbrica di morte. Il non luogo, l’inaudito, il mai visto, l’inimmaginabile”. Sono questi i termini ricorrenti con cui i sopravvissuti hanno descritto il loro tremendo passaggio in quei luoghi di violenza e di abiezione. Ricordare e far ricordare a tutti il sacrificio di milioni di vittime innocenti – ebrei in maggior parte, ma anche rom e sinti, omosessuali, oppositori politici, disabili – è un doveroso gesto di umanità e di civiltà, che facciamo nostro ogni volta con dolorosa partecipazione, per riequilibrare quelle sofferenze e riportare l’attenzione, sempre, a quei giorni. Soprattutto ora che i Grandi Testimoni di quel tempo ci stanno lasciando.
L’Europa – Culla della Civiltà – e la nostra Repubblica – che si basa sui principi di Uguaglianza, Libertà, Dignità Umana con il riconoscimento, pieno e inalienabile, dei diritti universali dell’uomo – non potrà mai smettere di lottare contro la barbarie dell’arbitrio, della violenza, della sopraffazione.
Dobbiamo restare vigili, le Istituzioni debbono guidare la società e gli avvenimenti e tutti noi, in ricordo delle vittime dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, abbiamo il fermo dovere di trasmettere alle future generazioni i valori della Civiltà Umana. Usando attentamente le parole le quali – specialmente se istigano all’intolleranza, al disprezzo del diverso, all’odio – non restano a lungo senza conseguenze. Grazie a tutti.
Il Sindaco
Angela Barbieri