Non c’è pace per gli operatori della RSA di Recanati alle prese da sempre con un datore di lavoro (oggi la cooperativa “Il Corso”) non puntuale nel pagamento degli stipendi che per contratto dovrebbero essere pagati entro il 20 del mese successivo.
Dopo il forte impegno dei sindacati sembra che entro pochi giorni dovrebbe essere finalmente pagata la mensilità di settembre (la scadenza contrattuale era il 20 ottobre) mentre non c’è traccia di quella di ottobre (scadenza 20 novembre). Lo stipendio di ottobre non è stato ancora pagato neanche agli operatori della SRR (Struttura Residenziale Riabilitativa), gestita dalla cooperativa “Trasimeno Abilita” facente parte anche lei, come “Il Corso”, del gruppo Reses di Arezzo.
“Non esiste un motivo – sottolinea Laura Raccosta, rappresentante sindacale della Cisl – per cui i lavoratori debbano convivere con inadempienze così gravi nonostante gli accordi presi e il nostro impegno per agevolare il passaggio del personale dopo tutta la tempesta che si era riversata sui precedenti datori di lavoro. Per questo abbiamo richiesto all’Asur di farsi parte attiva nel garantire il regolare pagamento degli stipendi con un’operazione di surroga, a cui farà seguito da parte della stessa Azienda Sanitaria un’azione di rivalsa sulla cooperativa inadempiente contrattualmente”.
Il problema è che l’Asur tarda a pagare le fatture della cooperativa perché questa non risulta in regola con il versamento dei contributi del personale (il cosiddetto DURC). “L’assenza dei rispettivi F24 (e cioè il pagamento regolare dei contributi) – affermava John Palmieri della Cgil – impedisce, infatti, nel rispetto delle normative vigente, la liquidazione delle fatture verso la cooperativa e, a cascata, i lavoratori non percepiscono gli stipendi nei termini sanciti dal Ccnl coop sociali”.
Un contenzioso che, però, non può ricadere sulle spalle dei lavoratori che per una prestazione hanno diritto ad essere comunque pagati.
2 commenti
Bel risultato essere riusciti a screditare un istituto conquistato con tanto impegno dal sindacalismo democratico dei tempi passati, e che,al contrario,sarebbe necessario riattivare per arginare un capitalismo sempre più chiuso.
Ma è possibile che non si riesca a trovare un gruppo un po’ più serio? Come possono lavorare dei dipendenti sempre in agitazione? Quanto alla cooperazione, purtroppo e non sempre, nelle nostre zone da un pezzo ha molti punti oscuri. Basti ricordare la cooperazione agricola negli anni 70/80, sgabello elettorale di celebrati politici locali, che è andata avanti con lauti e incondizionati finanziamenti regionali a fondo perduto e di cui ora resta ben poco.