Sulla pagina Facebook del gruppo #recanatibellezzainfinita l’assessore alle culture Rita Soccio ha annunciato la conclusione dell’allestimento all’interno del Palazzo Comunale della galleria per l’esposizione delle opere di Lorenzo Gigli. Il corridoio del secondo piano del palazzo, che dà accesso alla sala degli Stemmi, grazie all’impegno di Nikla Cingolani, che ne ha curato l’allestimento, ora ospita le grandi tele del poeta dell’emigrazione.

“L’allestimento della Galleria “Lorenzo Gigli” – si legge nella nota di presentazione a cura della Cingolani – è vincolato dallo spazio delle pareti riguardo alle misure dei quadri, di cui non esiste alcuna datazione. Per superare questo limite suggerisco un percorso in cui le opere “dialogano” in modo speculare, iniziando con quelle che meglio rappresentano il “richiamo all’ordine italiano” proclamato da Ardengo Soffici all’avvicinarsi degli anni trenta, dove si abbandona la sperimentazione e la provocazione per ritornare a un ordine individuato nella tradizione della migliore arte italiana (Masaccio, Raffaello, Michelangelo). La rappresentazione di Gigli narra il paesaggio recanatese, esprime l’operosità della vita rurale e la genuinità dei valori familiari. L’esposizione termina con le opere più piccole e senza cornice”.

Un particolare di rilievo è il legame parentale tra Lorenzo Gigli e il tenore Beniamino Gigli: erano, infatti, cugini di secondo grado.

Biografia: Lorenzo Gigli nasce a Recanati nel 1896, emigra in Argentina nel 1913. Nel 1917 termina gli studi all’accademia di Belle Arti diplomandosi con merito sotto la guida del maestro Pio Collivadino, uno dei primi ad indirizzare l’arte argentina verso quella europea. Nel 1919 espone per la prima volta al Salone Nazionale di Buenos Aires. Nel 1924 riceve il primo premio per il “bianco e nero” e il secondo per la “pittura” nell’esposizione al Salone Nazionale di Buenos Aires. Nel 1924 Lorenzo Gigli è in Europa, un viaggio-studio che lo porterà a visitare i più importanti musei e centri artistici di Portogallo, Spagna, Francia, Olanda, Inghilterra e Italia. Nel 1925, la prima esposizione personale a Buenos Aires; è l’inizio di una lunga e ininterrotta carriera artistica. Nel 1926 sposa la pittrice Maria Teresa Valeiras, dalla quale avrà due figli Maria Adelaida e Lorenzo. Con la moglie progetta un viaggio in Europa, per la durata di alcuni anni. Si ferma a Recanati e rimane fino al 1930 creando opere ispirate al paesaggio recanatese e ritraendo contadini e operai. Di questo periodo è il quadro “I falciatori” donato al Comune di Recanati. Nel tempo del soggiorno recanatese, espone, invitato alla Quadriennale di Roma e alla Galleria Bardi di Milano, lo presenta G.Nicodemi, ha giudizi lusinghieri da Carrà a Soffici. Nel 1928 partecipa alla XVI Biennale di Venezia con il quadro “Maternità rurale”. Nel 1929 in occasione del giugno leopardiano, Gigli espone nel palazzo comunale 91 opere assieme ad altri artisti recanatesi proiettati anche loro in un panorama nazionale importante: Biagetti, Peruzzi, Politi, Baldassarri, Braccialarghe, Ceccaroni, Patrizi, Ramponi; la mostra verrà introdotta dal prof. Mario Rivosecchi, sul tema “Realtà ed ideali dell’Arte Contemporanea”. Nel 1930 è invitato alla XVII Biennale di Venezia dove espone il quadro “La Famiglia”; sempre nello stesso anno a Roma presso la Camerata degli Artisti, esporrà 35 opere, presentato in catalogo da Remigio Strinati a cui si deve la prima biografia. Ritornato in Argentina riceve la nomina di professore di disegno presso l’Accademia Nazionale di Belle Arti “Manuel Belgrano” e la Facoltà di Architettura dell’Università di Buenos Aires, dove fino al 1956 esercita con rigorosa responsabilità di insegnamento. Ha dedicato la sua vita all’insegnamento e all’arte, come pittore, incisore, come disegnatore e scultore. Anche se non è più tornato nella natia Recanati, ha mantenuto uno stretto rapporto con la sua gente e il suo paesaggio che si riflette chiaramente nel suo lavoro. Ha dipinto fino a poco prima della sua morte che avviene a San Fernando (Buenos Aires) il 2 agosto del 1983.

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