L’Amministrazione comunale di Recanati vede rosa nello sviluppo della pandemia e già pensa di programmare iniziative formative a favore di giovani e minori per fronteggiare i crescenti fenomeni di vandalismo e di cattiva educazione sociale. Iniziative commoventi alle quali sembrerebbe necessario sollevare un comune plauso.
D’altra parte l’Amministrazione di Recanati non è nuova in questa impostazione di pubblica educazione, avendo già assunto in passato iniziative simili seppur in altre direzioni. È una vecchia tendenza tipica degli statalisti di destra e di sinistra, quella di offrire alle masse incolte elementi educativi.
Il rischio però è proprio questo: qual è l’educazione giusta? Quali contenuti possono essere proposti in forma ufficiale da essere così largamente condivisi ed approvati da tutti? Per questo ci sentiamo di raccomandare dall’Amministrazione, se proprio non può far meno di mettere in piedi questa iniziativa, la più grande pluralità di soluzioni nei contenuti che questa campagna vorrà offrire. Si eviterà così l’accusa di fare proposte e di accedere a sensibilità vicine o figlie dei colori politici di chi organizza.
A questo scopo sarebbe maggiormente opportuno che gli amministratori in carica o a riposo non siano coinvolti come maestri protagonisti dell’attività educativa programmata. Ci sentiamo anche di interrogarci sull’opportunità di agire nei riguardi dei diretti interessati, in questo caso i giovani e gli adolescenti. Molte esperienze messe in campo in questa direzione, per esempio sulle dipendenze patologiche, ci dicono infatti come a volte sia più opportuno agire sugli educatori dei giovani, genitori, insegnanti, sacerdoti, piuttosto che sui giovani stessi. Questo perché problemi profondi legati alla maleducazione non si risolvono con poche conferenze, ma con la feriale attività educativa che solo gli adulti, con il controllo e la prevenzione, a partire proprio dai genitori, possono dare.