“Io e gli altri amministratori siamo tranquilli, abbiamo cautelato tutta la nostra attività e certamente ribadiamo che non c’è stato nessun dolo”. A parlare è Adolfo Guzzini dopo aver letto le milionarie richieste avanzate dalla curatela fallimentare dell’azienda Teuco (l’avvocato Paola Milici e il commercialista Luca Mira) nei loro confronti: ben 15.556.548 euro, oltre interessi legali, per lo scorporo, avvenuto nel 2013, di alcune attività manufatturiere non specifiche dalla Teuco alla Bridge del gruppo Fimag, la finanziaria dei Guzzini, e 3.930.095 euro, oltre interessi legali, per la vendita della Gitronica spa a un socio della stessa finanziaria.

Guzzini sottolinea come “sento naturalmente la responsabilità sociale di quello che è successo e non avrei mai pensato che fosse stata quella del fallimento la fine di Teuco ma certamente io e gli amministratori non abbiamo sottratto nulla all’azienda di quello che non fosse di stretta nostra competenza”. Per Guzzini la crisi della Teuco inizia nel 2009 con quella del mercato dell’edilizia e della moda degli arredi bagno, in particolare delle vasche di idromassaggio, e comporta per l’azienda una perdita di 50 milioni circa, somma interamente pagata dal gruppo Fimag che, nel frattempo, per rilanciare il gruppo, assume il nuovo amministratore delegato, Andrea Sasso “a cui, racconta Guzzioni, sono stati conferiti pieni poteri essendo un eccellente manager. Sasso ha sottoposto subito dopo ai soci della Fimag la strategia da applicare e cioè tagliare tutto il settore immobiliare, che non era di nostra competenza, e concentrarsi sul business delle attività industriali cercando una soluzione per la Teuco visto che perdurava la crisi.

Attraverso Medio Banca, una delle banche d’affari italiane più prestigiose e importanti, abbiamo iniziato a cercare un possibile acquirente. È stata scelta la società Certina, fra le tre offerte pervenute, perché sembrava quella più attrezzata sul mercato europeo. Si è, quindi, proceduto alla cessione di Teuco lasciando in cassa alla Certina 5 milioni e mezzo di liquidità proprio per trainare l’azienda versa la nuova soluzione e garantire la continuità, una scelta particolarmente apprezzata anche dalle organizzazioni sindacali.”

Le banche, però, hanno iniziato a tagliare gli affidamenti e “purtroppo, sottolinea ancora Adolfo Guzzini, la proprietà Certina non ha messo altra liquidità per continuare a sostenere il progetto industriale. E così si è arrivati al fallimento della Teuco”.

Sarà, ora, la magistratura a cercare di sbrogliare la matassa e a stabilire eventuali responsabilità degli amministratori di un tempo della Teuco che, comunque, hanno tutti stipulato delle polizze assicurative e se si stabilirà che ci sono stati dei danni si farà fronte con queste.

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6 commenti

    • Penso che finchè gli imprenditori, soprattutto i piccoli e medi, vengono criminalizzati dall’opinione pubblica e vessati da uno stato che fa norme contradditorie, improvvisate, cialtrone, possiamo avere altri rovesci e soprattutto molte fughe all’estero, non nei paradisi fiscali ma anche in paesi europei in cui i “ristori” arrivano il giorno dopo, le casse integrazioni non siano di fatto a carico degli imprenditori, il fisco sia chiaro e non rapace. Ormai solo i poveracci o gli imprenditori in via di smobilitazione tengono le sedi legali delle loro imprese in Italia.

  1. Non entro nel merito della questione non avendo alcuna conoscenza in merito, ma dal 2013 si deve arrivare a fine 2020 per avere i primi atti della curatela fallimentare?

  2. Questo succede quando le aziende di successo come la Teuco negli anni 2000, non ha voluto continuare ad innovare non prevedendo, da tanti parametri indicatori, un cambiamento globale del mercato del benessere e igiene fisica. Contemporaneamente, come suggerito da alcuni consulenti, diversificare una parte della produzione con nuove tipologie di prodotti come mezzi elettici per mobilità urbana ecc. fruendo delle proprie tecnologie e delle conoscenze e preparazione tecnica dei suoi ingegneri e designer.

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