Le ultime elezioni regionali e amministrative nelle Marche hanno sancito un vero e proprio esodo degli elettori dalle liste del PD. Il problema, in realtà, non è soltanto nei numeri, per quanto fondamentali, ma nella frustrazione e nella sfiducia che si respira anche tra coloro che ci hanno votato.

L’assemblea regionale del PD di sabato scorso ha rimosso questa realtà e quel voto a maggioranza non è certo l’espressione del sentimento del popolo del PD ma esclusivamente di una classe dirigente arroccata nel loro fortino a difendere le proprie posizioni, con il terrore che ogni scelta di cambiamento possa metterle in discussione.

In una fase così drammatica e con un partito che nei territori appare in disarmo sarebbe stato opportuno coinvolgere tutte le energie su cui il Partito può ancora contare e chiamarne anzi a raccolta di nuove per avviare una vera rinascita.

Una ripartenza dal basso, fondata su una nuova classe dirigente, un nuovo progetto politico, nuovi linguaggi e comportamenti in chiara discontinuità con il passato, non solo recente.

La nostra proposta di preparare il congresso straordinario con un nuovo organismo condiviso e realmente rappresentativo del Partito è stata respinta in Assemblea ma non certo nell’opinione pubblica degli iscritti.

Solo nel circoscritto organo assembleare regionale si è affermata a maggioranza la pretesa ingiustificabile di affidare al segretario e alla segreteria uscente, organismi usciti travolti dalle elezioni e dimissionari, espressione di una sola parte del partito, una fase costituente, che definirei a questo punto “una farsa costituente”.

È chiaro che la parte ancora sana del partito non parteciperà alle operazioni pasticciate di allargamento della segreteria. Vista l’indisponibilità nel voler ripartire insieme, torniamo con forza a chiedere il commissariamento del PD regionale da parte del nazionale. A questo punto l’unico strumento per garantire quella discontinuità e quella rottura con il passato necessaria a dar vita ad una nuova stagione politica.

Le Marche hanno bisogno di un Partito Democratico più aperto e credibile, coraggioso e protagonista delle scelte, parte viva e integrante della comunità. Per questo noi non rinunceremo a lottare per un partito che si lasci alle spalle una volta per tutte l’autoreferenzialità, quell’impronta di chiusura, di conservazione e di cura per gli equilibri e le carriere interne che ci hanno condannato agli occhi dell’elettorato.

On Mario Morgoni

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2 commenti

  1. Goffredo Natalucci on

    Il PD marchigiano cerca di far passare tutto sotto silenzio, perchè l’autocritica storicamente non appartiene alla sinistra italiana (come a tutta la politica, del resto). Hanno fallito, sbagliando tutti insieme le scelte fondamentali nel governo della Regione, a iniziare dalla sanità. Adesso tentano di restare a galla, cercando qualche capro espiatorio in qualcuno che magari ha da tempo abbandonato la politica (esempio l’ex presidente della Giunta regionale Spacca o D’Ambrosio). In un partito vero, in un partito serio i vertici si sarebbero dimessi il giorno dopo la certificazione di una sconfitta del genere. Invece cercano ancora un modo per non uscire dal “giro”, pur non avendo più nulla da dire ai marchigiani.
    Oggi, ad esempio, che ne pensano del famoso algoritmo con cui sono stati chiusi ben 13 ospedali sparsi nella regione e che oggi sarebbero stati fondamentali per affrontare la pandemia da Covid-19. Oppure che ne dicono dell’odissea della ex JP Industries di Fabriano, ora fallita e con centinaia di dipendenti (e famiglie) che nel futuro hanno solo la disoccupazione o ancora delle grandi incertezze per la Whirpool?

  2. Dopo una sconfitta di questo genere, la richiesta dell’on. Morgoni avrebbe un senso se a livello centrale ci fosse una classe dirigente degna di questo nome. A me, che non capisco di politica e li ho votati spesso pensando che anche in Italia ci fosse finalmente un partito progressista democratico sul modello americano o sul modello lib lab anglosassone, sembra che tutto il progetto di creare un polo di centro sinistra, da contrapporre a un centro destra altrettanto democratico, sia miseramente fallito. Non solo Forza Italia era un partito di plastica, anche il PD mi sembra esserlo.

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