Abbiamo atteso qualche giorno: adesso è giunto il momento per noi del Centro Culturale Fonti San Lorenzo di fare chiarezza, aiutare i cittadini e le cittadine comprendere il nostro punto di vista nel dibattito sulla “videosorveglianza”, rispondere con precisione alle insinuazioni.

1. Come Centro Culturale sosteniamo un modello di sicurezza vicino alle persone, basato sulla partecipazione, la responsabilità diffusa, il sostegno alla circolazione delle persone e alla socialità, la cura dei beni comuni. Abbiamo scritto tantissime cose a riguardo (le trovate qui: www.centrofontisanlorenzo.it) e altre ne scriveremo. I bambini devono essere tranquilli nel girare la città, le famiglie devono vivere luoghi ricchi e pieni di persone, i giovani devono potersi incontrare e i commercianti aprire nuove attività, le vie devono essere illuminate, i quartieri devono ricevere costante manutenzione. Questa sarebbe una città che si cura. Non ci piace sentir dire che che l’unica via per fare sicurezza è quella di tappezzare il mondo di telecamere.

2. L’amministrazione di Recanati ha deciso che non sarà installata nuova videosorveglianza all’interno del quartiere di Fonti San Lorenzo. Del quartiere, non solo del parco da noi gestito: sembra infatti ci sia stato un errore dell’ufficio stampa nella divulgazione del pezzo uscito sui giornali alcuni giorni fa. L’articolo finale, condiviso con l’amministrazione, è pubblicato sul nostro sito e condiviso da decine di persone sui social.

3. Partire dal quartiere non è il risultato auspicato, però è un buon punto di partenza. Ribadiamo: noi non vogliamo le telecamere in tutta la città. È un modello che non risolve i problemi, ma li sposta. È un modello che utilizza risorse senza generare qualità della vita, socialità, relazione, responsabilità nei cittadini. Sosteniamo che un modello basato sulla fiducia, il rispetto, la
responsabilità e la vera sicurezza sia più sano di quello della videosorveglianza. Però, intanto riconosciamo che il quartiere è una dimensione perfetta per coinvolgere i cittadini, per co-progettare dal basso interventi capaci di migliorare gli spazi pubblici. Per lanciare una sperimentazione che, ci auguriamo, potrà essere replicata su tutta la città.

4. Quando parliamo di “quartiere sociale ed educante” ci riferiamo a un quartiere che evolve e cresce, che si basa sulla relazione tra le persone e la qualità della vita, non sulla militarizzazione del territorio e la somministrazione della paura. Per farlo, servono molti fattori: realtà che hanno il coraggio di costruire relazione; cittadini che abbiano voglia di impegnarsi; residenti disposti al confronto e alla tolleranza; bambini e bambine finalmente ascoltati; spazi per vivere e incontrarsi. Riteniamo, nello specifico, che a Fonti San Lorenzo stia avvenendo da anni qualcosa di unico nel panorama regionale e finanche nazionale: si stanno recuperando spazi per i giovani; centinaia di persone e famiglie si spostano per viverci, giocarci, incontrarsi; riaprono attività commerciali; decine di cittadini si prendono cura di beni comuni; bambini e bambine si muovono in autonomia; gli abitanti partecipano delle scelte. Questa unicità dovrebbe diventare un fiore all’occhiello per la città, non un superficiale terreno di scontro.

5. 31 anni di lavoro volontario: Fonti è da sempre uno spazio aperto, democratico e di tutti. Non serve nessuna tessera per prendere parte alle attività: nemmeno quella del Centro Culturale. Tantomeno quella di un partito o un’idea politica. Trentuno anni. Siamo molto molto più della piccola contesa politica. Giorno dopo giorno, senza sosta, “dal letame abbiamo fatto crescere fiori”,
uno spazio abbandonato è diventato centro d’aggregazione 0-99 della città di Recanati, luogo di educazione civica, partecipazione, cultura e tanto altro. Trentuno anni di attività. Non serve altro per dire che non siamo al servizio di nessun colore e partito, e non lo siamo mai stati. È vero, riconosciamo il valore di essere al servizio, ma solo delle persone, delle relazioni, della comunità.

6. Sulle telecamere abbiamo preso posizione, è vero. Ma non solo quella. Da mesi abbiamo iniziato a recuperare un parco abbandonato, incolto e pieno di immondizia: lo abbiamo fatto con i bambini e le bambine, con i nostri volontari, con i residenti di via Bettini. Abbiamo dato vita a un’area della scuola media Patrizi, aprendola 20 ore alla settimana con laboratori, doposcuola, socialità in sicurezza nel tempo del Covid. Proprio la scorsa settimana abbiamo incontrato i tecnici del Comune e, con loro, programmato interventi urgenti per migliorare l’illuminazione di alcune zone del quartiere. Presto, prestissimo, intendiamo lanciare un’assemblea pubblica per chi vive il quartiere e capire insieme come migliorare la qualità della vita, favorire la mobilità. E trasformare così la chiacchiera sulla sicurezza in un quartiere che si-cura.

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2 commenti

  1. Giovanni Bonfili on

    Trovo molto giuste queste considerazioni di carattere altamente politico,ma per essere veramente tali difettano di realismo.Purtroppo la nostra società,molto aperta,ha fatto della libertà un cattivo uso ed è una conseguenza naturale una riduzione della stessa.
    Chi è per una società libera deve,prima di tutto,impegnarsi a fondo per far comprendere ad ogni cittadino un corretto concetto di libertà che per esser garantita a tutti,altrimenti diventa cosa del tutto diversa,è una LIMITAZIONE individuale.Chiaro che il mio è un discorso di carattere generale che va oltre il quartiere in parola.

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